Ivar Bjørnson & Einar Selvik – Hugsjá
2018 – full-length – ByNorse
VOTO: CAPOLAVORO – Recensore: Mr. Folk
Formazione: Einar Selvik: voce, taglharpa, corno, flauto, percussioni – Ivar Bjørnsons: chitarra, effetti digitali
Tracklist: 1. Hugsjá – 2. WulthuR – 3. Ni Døtre Av Hav – 4. Ni Mødre Av Sol – 5. Fornjot – 6. Nattseglar – 7. Nytt Land – 8. Nordvegen – 9. Utsyn – 10. Oska – 11. Um Heilage Fjell
Quello tra Ivar Bjørnson (Enslaved) ed Einar Selvik (Wardruna) è un sodalizio che funziona alla perfezione. Era stato dimostrato con il primo capitolo della collaborazione, quel Skuggsjá a dir poco mostruoso considerando che si tratta di un debutto, e viene ribadito con il nuovo lavoro Hugsjá, anche questo licenziato dalla ByNorse.
La storia è piena di “all star band” che non hanno portato nulla al panorama musicale se non una manciata di dischi gradevoli o poco più, qui, invece, si parla di album straordinari, innovatori in una scena che rischia di rimanere impantanata nella sua ripetitività. Non era facile immaginarlo un paio di anni fa: due musicisti di spessore e di successo, abituati a dirigere i lavori nelle rispettive band, rinchiusi sotto un unico tetto: sembra più l’inizio di un giallo che il prologo di un progetto trionfale. E invece i due leader si sono fusi in un’unica mente in grado di partorire canzoni originali e prive di paletti stilistici, dove il sax si fa spazio tra le note folk/ambient e la chitarra di Bjornson s’incupisce minacciosa quando è il momento di rendere il quadro scuro e pesante, così come crea trame avvolgenti che si fondono alla perfezione con le linee vocali di Selvik.
La musica di Hugsjá incanta. Ascoltare musica di questa profondità è cosa rarissima, e quando si ha la fortuna d’imbattercisi non si può far altro che lasciarsi trasportare dalle note come una barca a remi in un mare tempestoso. Naturalmente le influenze di Wardruna ed Enslaved sono palesi, ma mai invadenti, Hugsjá suona personale e unico pur strizzando l’occhio in più di un’occasione alla band madre di Selvik. La musica è norrena nello spirito, suonata con sincerità e con il cuore, chi ascolta le varie Ni Døtre Av Hav, WulthuR e Nytt Land non può fare a meno di accorgersene.
La parte musicale di Hugsjá va vista come un blocco unico, da assimilare e digerire tutto insieme. Prendere le tracce singole, anche solo per “raccontarle”, è in questo caso più che mai inutile. Si può parlare, in un certo senso, di una canzone dalla durata di sessantadue minuti. Quel che potrebbe sembrare un “mattone” è in realtà un viaggio – parola che ritroveremo anche più avanti – che il duo norvegese ci vuole spingere a fare. Le undici tracce, pur molto diverse tra di loro per musicalità e struttura, suonano incredibilmente unite e compatte: è questa la grande bravura di Bjornson e Selvik.
L’aspetto grafico è molto importante e curato. Tutte le uscite marchiate ByNorse hanno in comune, oltre all’elevata qualità musicale, anche l’attenzione per il booklet e per la confezione del disco. Una tenue tonalità del celeste domina il digipak e il libretto composto da ben ventiquattro pagine. I testi sono tutti in norvegese, ma sono presenti le preziose traduzioni in inglese e la spiegazione delle parole “Hugsjá” e “Norway”. Infine, non mancano immagini del mare, leggermente mosso e di un blu inquietante, ma che può anche essere estremamente rilassante e amichevole se visto con il giusto sguardo. Ed è proprio qui che Ivar Bjørnson & Einar Selvik ci vogliono portare: viaggiare con la mente e con il corpo, trovare una propria via e percorrerla, come i due musicisti raccontano nel booklet: “speriamo che la nostra musica possa ispirarti per il viaggio”.
Hugsjá non è il solito disco folk/metal/ambient, ma un’opera d’arte contemporanea che per esprimersi al meglio ha bisogno di fare propria la storia passata e inglobarla con il linguaggio odierno per meglio farsi comprendere. Bjørnson e Selvik sono due musicisti ben oltre la media e il risultato finale non può che essere superlativo.
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