Intervista: Emian

Le interviste sono ghiotte occasioni che i musicisti dovrebbero utilizzare per far conoscere meglio il proprio lavoro, raccontando storie, aneddoti e vicende che possono interessare il fan e il lettore che è un potenziale ascoltatore. Purtroppo spesso l’intervista viene vista come una scocciatura da sbrigare con poche frasi di circostanza, ma fortunatamente ci sono ancora musicisti che hanno voglia di raccontarsi e far conoscere la propria arte anche attraverso le parole. E così, dopo il buon Dan Capp del progetto acustico Wolcensmen, tocca ad Anna degli Emian prendere parola e guidarci “all’ascolto guidato” di Egeria, terzo disco della formazione campana.

Ciao Anna e benvenuta su Mister Folk! Prima di iniziare a parlare del nuovo Egeria ti chiedo di fare un piccolo riassunto della carriera degli Emian in modo da dare ai lettori qualche informazione sulla vostra storia.

Ciao Mister Folk, grazie per averci voluto ospiti nel tuo spazio! La storia degli Emian inizia probabilmente a nostra insaputa quando, in un soleggiato giorno di febbraio (precisamente il 24) il Destino fa incrociare per la prima volta i nostri sguardi a Casa Cuma, una comune di artisti nell’hinterland napoletano dove io all’epoca vivevo. Dopo qualche mese sarebbe iniziata la nostra storia d’amore. Scoprendo di avere in comune l’interesse verso le sonorità del Nord Europa e le antiche culture pagane, avremmo iniziato anche a suonare insieme tant’è che il 21 Dicembre 2011 decidiamo di creare il progetto Emian. Nel 2013 decidiamo di realizzare il nostro primo album indipendente AcquaTerra, dedicato interamente alla musica delle aree celtiche, pubblicando inoltre due video ufficiali: Mother’s Breath e The Last Kings March (presenti sul nostro canale YouTube). A registrazioni quasi ultimate dell’album, entra a far parte del progetto Danilo, conosciuto durante un live al quale era venuto per ascoltarci. Nel 2014 la formazione si amplia ulteriormente con l’ingresso di Martino, amico di vecchia data di Danilo. Con questo nuovo assetto, nel 2016 realizziamo il secondo album Khymeia, coprodotto e registrato dall’etichetta indipendente I Make Records di Francesco Tedesco e distribuito da Family Affair. Nel 2019 pubblichiamo il terzo album Egeria, coprodotto e registrato dall’etichetta indipendente LABEL XXXV presso Studio XXXV di Nicola Pellegrino e Giovanni Paglioli, ed il terzo videoclip ufficiale La Casa Dell’Orco, con regia dei fratelli Pisapia (Roberto e Giulian).In questi lunghi anni di intensa attività musicale su territorio nazionale ed internazionale, abbiamo collezionato una gran mole di concerti ottenendo anche due importanti riconoscimenti: nel 2013 il premio “Miglior Artista Accreditato” della XXVI edizione del Ferrara Buskers Festival, nel 2015 vincendo la prima edizione dell’European Celtic Contest, tenutosi durante il Montelago Celtic Festival. Abbiamo preso parte ad alcuni importanti festival europei: Festival Mediaval (Selb, Germania), Castlefest e Castlefest Winter Edition (Lisse, Olanda), Celtic Night Geluwe (Geluwe, Belgio), Labadoux (Ingelmunster, Belgio), Celt’n’Folk (Almere, Olanda) e Midwinter Fair Yule Fest (Alphen aan den Rijn, Olanda). A Madrid abbiamo condiviso il palco con le band Cuélebre e An Dannza, in Francia con la band Scurra e in Italia abbiamo suonato in apertura dei concerti di Omnia, Irfan e Ataraxia, importanti band del panorama folk/new wave internazionale. Il pubblico italiano ci conosce per aver preso parte ad alcuni dei più importanti festival celtici e fantasy: Montelago Celtic Festival, Festa dell’Unicorno, Triskell, Druidia, Yggdrasil, Strigarium, Mutina Boica, Fjallstein e partecipando a tre edizioni del Ferrara Buskers Festival (due delle quali come “artisti invitati”). Nel 2015, io ed Emilio abbiamo firmano la colonna sonora per il primo episodio della serie web Francesco Esempio Di Vita del regista RAI Giuseppe Falagario. A settembre 2016, con la formazione al completo, abbiamo debuttato in teatro con l’Antigonedi Sofocle, adattamento del regista e attore campano Andrea Adinolfi, come autori ed esecutori della colonna sonora.

La band è passata da essere un quartetto a un duo con te ed Emilio, riprendendo così l’idea originale del nome, Emilio + Anna, Emian. Vi ho visto diverse volte in concerto come quartetto e sono sempre stati grandi spettacoli, ti chiedo quindi quali sono i motivi che vi hanno spinto in questa direzione e cosa è cambiato nei vostri show ora con la formazione a due.

La decisione di ridurre la band non è dipesa da noi. Semplicemente Danilo e Martino avevano altre esigenze (musicali e professionali) che esulavano dal progetto, dunque ne è conseguita la loro decisione di abbandonarlo. In realtà ci aspettavamo un cambiamento per l’antica legge del 7, secondo la quale ogni 7 anni si chiude un ciclo e se ne apre un altro, ma non sapevamo ancora quale. Per me ed Emilio è stata dura emotivamente, ma professionalmente parlando eravamo già abituati a suonare da soli. Dal 2011 ad oggi non abbiamo mai smesso di far camminare di pari passo la formazione originaria del duo con quella della band al completo. Probabilmente il cambiamento è visto più dall’esterno che dal nostro punto di vista.

La copertina del disco è molto sobria, mentre l’artwork – molto curato – presenta i testi e le illustrazioni di alcune canzoni e non di tutte. Perché questa scelta e in che modo avete deciso quale inserire e quale no?

Grazie. Ovviamente i complimenti vanno a Martino che vanta una lunga esperienza come disegnatore ed illustratore, anche se abbiamo lavorato insieme alla scelta dei soggetti da illustrare e su come farlo. In realtà la decisione è stata molto semplice. Abbiamo illustrato solo i brani che avessero un testo, mentre quelli strumentali li abbiamo lasciati liberi di volare nella mente delle persone, ognuno può immaginare ciò che desidera. Ci piaceva dare l’idea del libro di favole che leggevamo da bambini, dove l’immagine talvolta ti aiutava ad entrare al 100% in quella dimensione e a viverla totalmente. La scelta della copertina sobria in realtà racchiude un significato ben preciso. In quasi tutte le culture, la libellula è spesso correlata alla morte per far sì che qualcosa di nuovo nasca o rinasca. Mentre il titolo ha un doppio significato: Egeria è stata una viaggiatrice del 300 D.C., una delle poche donne viaggiatrici di cui è arrivata testimonianza. Per noi che siamo sempre stati abituati a credere che quella fosse un’epoca in cui le donne fossero relegate in casa senza avere altre possibilità, questa testimonianza è stata illuminante. L’album racchiude storie diverse di donne: la calabrese Rosabella, la protagonista di Fronni d’alia, Matulpa ne La Casa Dell’Orco, la Terra nella canzone Spirit Trail… Ci siamo resi conto che era un album al femminile e che parlava in qualche modo di viaggi, dentro e fuori di sé, per cui scegliere lei come icona principale ci sembrava un bell’omaggio. L’altra Egeria, invece, è una ninfa del pantheon pagano dell’antica Roma, una camena (ninfe che profetizzavano attraverso il canto) alla quale venivano dedicate fonti e sorgenti perché legata alla femminilità, alla fertilità e al parto.

Musicalmente siete interessati alla musica folk/popolare a 360 gradi: influenze nord europee e medio orientali si alternano con grande naturalezza, senza dimenticare, chiaramente, il folklore italiano. Come riuscite a unire questi suoni apparentemente così lontani e farli suonare sempre famigliari e “vicini” a noi?

Perché per noi non sono lontani! Ci piace pensare che, in qualche modo, portiamo dentro di noi una memoria antica, legata ai popoli antenati che hanno abitato l’Italia o il territorio in cui noi siamo cresciuti (io sono Campana ed Emilio è Salentino). Da sempre la musica è considerata un veicolo di comunicazione con altre dimensioni, se così si può dire, per cui non facciamo altro che agire attraverso di lei e con l’aiuto dei nostri strumenti risvegliare in noi questi ricordi e portarli ai giorni nostri. Prendi ad esempio la nyckelharpa: è considerato uno strumento svedese, ma se si va indietro nel tempo si scopre che nel 1300 veniva largamente utilizzato nel centro Europa come in Italia. Inoltre il nostro retaggio culturale (storico, filosofico, musicale…) è il risultato della mescolanza di tutte le popolazioni che da qui sono passate. Ovviamente c’è anche una buona parte di gusto personale che probabilmente va a braccetto con la memoria di cui sopra. Per quanto riguarda la musica folk, invece, ti vogliamo lasciare con una domanda: come agisce secondo te sulle persone e cosa muove al loro interno?

Nel vostro disco troviamo un po’ d’Italia (del sud), ma anche d’Albania, di Medio Oriente e Nord Europa. Mi immagino te ed Emilio a scandagliare cd e playlist alla ricerca di canzoni e melodie da ogni dove. C’è una particolare “ricerca del brano”? Come iniziate a lavorare sulle composizioni? E infine, ci sarà posto in un prossimo disco per una storia/leggenda del centro nord Italia?

Sì, in realtà molto del nostro tempo lo investiamo nella ricerca che spesso (aggiungerei anche purtroppo) dobbiamo fare attraverso il web perché non riusciamo a viaggiare come vorremmo. Si basa principalmente su aspetti storici ed antropologici, dato che entrambi abbiamo alle spalle studi simili anche se non abbiamo conseguito la laurea con queste materie. Talvolta invece la ricerca si basa sulla scoperta di un nuovo strumento ed è lì che inizia una sorta di “caccia al tesoro”: dallo strumento all’etnia, dall’etnia alla tipologia di musica, dalla tipologia di musiva alle canzoni e dunque alla lingua e così via… Elementi importanti della ricerca sono anche gli studi realizzati da personaggi come James Frazer o Alan Lomax, le letture che affrontiamo insieme sulle fiabe e le leggende italiane, i racconti orali di amici che come noi sono appassionati della storia del proprio paese, le storie raccolte durante i nostri viaggi all’estero e attraverso l’Italia. Molte volte ci piace anche riprendere brani ascoltati da artisti che apprezziamo e che vorremmo rielaborare nel nostro modo personale. Ovviamente tutto ciò influisce sul nostro modo di comporre. Alcuni esempi pratici possono essere: Hyria (ispirata all’Irpinia, terra in cui viviamo, e nata dopo aver ascoltato un gruppo mongolo al Ferrara Buskers Festival); Danse Boiteuse (ispirata alle sonorità della Galizia che Emilio ha visitato); Tramontana (ispirato alle sonorità nordiche, ma anche ad un vento che batte le nostre terre, e nato da un’improvvisazione su uno jouhikko costruito da Emilio); La Casa Dell’Orco (leggenda del nostro territorio raccontataci da un nostro caro amico e fotografo – Pellegrino Tarantino – che, come noi, ama le leggende); Le Navi Di Istanbul (retaggio culturale/musicale lasciatoci dai Turchi) ecc. Probabilmente se continuiamo così, quasi sicuramente riusciremo a musicare anche qualche leggenda del Nord Italia, perché no?! Già in passato stavamo provando a farlo, ma abbiamo lasciato perdere perché volevamo dedicarci alle nostre zone.

In Egeria c’è una sola canzone cantata in lingua inglese, Spirit Trail. La prima volta che l’ho ascoltata ammetto di esser rimasto sorpreso e che l’ho trovata forzata, mentre con l’aumentare degli ascolti l’effetto è cambiato e penso che stia bene insieme alle altre canzoni. Sono comunque curioso di saperne di più…

Non sei andato lontano dalla verità. È un brano scritto da Martino, molto bello e vicino agli ideali del PaganFolk, tra l’altro l’unico contenuto nell’album che strizza l’occhio al genere pop per cui apparentemente fuori linea con gli altri brani. Non te lo neghiamo, le perplessità si erano insinuate anche tra di noi. Ciò che ci ha motivati a lasciarlo, è stato il significato che esso racchiude. Essendo Egeria un album al femminile, la canzone parla della Madre Terra e del poco rispetto che il genere umano ha di lei. È stata scritta nel periodo in cui diverse tribù indiane stavano protestando contro il passaggio di un grande oleodotto attraverso i loro territori. Una canzone dedicata alla loro lotta.

Nella recensione descrivo Vesuvius come la risposta italiana e calda al folk sciamanico scandinavo. Quanto c’è di vero?

In questa tua affermazione c’è tanta verità. Accade sempre più spesso che la cultura pagana e sciamanica viene associata soltanto al Nord Europa o all’America. Probabilmente c’è di contro che non abbiamo mai visto il nostro paganesimo abbastanza “cool”, quando poi da molte piccole zone rurali ci arrivano testimonianze archeologiche/storiche di rituali e formule che non hanno nulla da invidiare alla cultura nordica. Potremmo parlare delle vecchiette che ancora sanno come togliere il malocchio, delle fattucchiere, delle beneventane janare (seguaci della dea Diana), del tarantismo, dei sacrifici che avvenivano nei templi dedicati alla Mefite… ci sarebbe tanto di cui parlare. Con Vesuvius, nello specifico, abbiamo voluto omaggiare il paganesimo campano. La versione originale del brano, creata da me ed Emilio qualche anno fa, contiene la lettura di un testo di Marziale “Dinanzi alle rovine di Ercolano”. Èun testo breve, ma struggente, che ben spiega l’importanza della nostra “montagna sacra” in passato. Parla delle vigne che vi crescevano abbondantemente, del fatto che Bacco amasse quei luoghi più dei colli di Nisa, le sue pendici luogo prediletto di ninfe e satiri…

Il video che avete girato per La Casa Dell’Orco è davvero ben fatto e guardandolo facendo attenzione alle parole non ci si può non commuovere. Ti chiedo però se ci sono delle storie da raccontare a proposito delle riprese: cose divertenti, imprevisti…

Grazie! I complimenti ovviamente vanno ai giovani e talentuosi fratelli Pisapia, Roberto e Giulian, rispettivamente regista e fotografo. In generale abbiamo avuto tempi molto stretti per girare, per cui ci si è molto concentrati sull’organizzazione e sul da farsi una volta sul set. È stato importante girare in luoghi a noi molto cari come il Monte Terminio, la località casa dell’orco a San Michele di Pratola, l’Acqua Fidia a Mercogliano, tutti posti che spesso frequento con Emilio. Come si evince dal testo della canzone, il protagonista della storia è il pastore Silpa e si pensava continuamente a come sarebbe stato bello avere la possibilità di girare qualche scena con delle pecore. Fortuna volle che la zona in cui abbiamo girato la prima parte del video fosse frequentata assiduamente da pastori, per cui speravamo di trovarne qualcuno disposto a “prestarci” gli animali. Com’è andata lo si vede dal videoclip! Nella seconda giornata di riprese sul Monte Terminio, invece, ci hanno tenuto compagnia le mucche che non perdevano occasione per andare a curiosare nelle buste del pranzo a sacco lasciate sotto un albero. Abbiamo trovato i cavalli selvatici a pascolare liberamente, qualche comparsa ha rischiato di farsi male durante la scena dell’uccisione dell’orco… Non può non andare un riconoscimento, come star incontrastata del video, al nostro fedele compagno a quattro zampe Sisco. Il miglior attore cane o cane attore di sempre che, per ovvie ragioni, è stato il più felice di tutti dato che poteva scorrazzare liberamente. Sembrava l’attore più partecipe di tutti, recitando alla perfezione in tutte le scene in cui la sua presenza era prevista.

Quando ero giovane e acquistavo le riviste musicali, leggevo spesso che il terzo disco di una band è quello della maturità. Per te cos’è Egeria?

È il disco della maturità, dei cambiamenti e del rinnovamento. Da qui si mette un punto e si va avanti.

Siete irpini e grazie alla vostra musica la gente ha modo di avvicinarsi alla vostra terra. Facciamo un po’ da tour operator: un turista che vuole visitare la vostra zona, cosa dovrebbe vedere/fare assolutamente?

Innanzitutto specifichiamo che nessuno di noi due è Irpino. Io sono nata a Napoli, ma adottata irpina da moltissimi anni; Emilio è salentino e viviamo insieme in provincia di Avellino da nove anni. Èun territorio che amiamo molto, sia per il paesaggio che per le tradizioni culturali, storiche e culinarie. Ma c’è da dire che io amo molto anche il Salento e appena ce n’è occasione scappiamo lì, anche perché c’è tutta la famiglia di Emilio che ancora vi risiede, quindi non ci andiamo come turisti. Abbiamo scoperto con gli anni che entrambi non amiamo il caos, ma i posti rurali, dove ancora c’è da imparare qualcosa che potrebbe andare perso. Se fossi un tour operator, senz’altro inizierei dai percorsi naturalistici: le cascate di Montella; la grotta del caprone detta anche del brigante; l’oasi di Senerchia; i posti menzionati per le riprese del video de La casa dell’Orco; la Mefite; il fiume Calore; il lago di Conza; le bocche del Dragone e tanti altri posti, difficile menzionarli tutti. Per quanto riguarda il luoghi storici o di interesse archeologico: l’abbazia del Goleto; i borghi di Castelvetere, Rocca San Felice, Cassano Irpino, Monteforte Irpino (dove viviamo noi) e quasi tutti i piccoli comuni dell’alta Irpinia; i castelli sparsi su tutto il territorio; gli scavi archeologici della vecchia Aeclanum (Mirabella Eclano), Abellinum (Atripalda), l’anfiteatro romano di Avella; Compsa della Campania… È un territorio davvero ricco, non si riesce a menzionare tutto. Poi ci sono i percorsi che interessano alla maggior parte delle persone e sono quelli enogastronomici e lì ci sbizzarriamo tra formaggio Carmasciano, caciocavallo podolico, funghi, tartufi, insaccati di maiale, cinghiale e qualsiasi altra povera bestia (io sono vegetariana), vini (Aglianico, Taurasi, Greco di Tufo, Coda di volpe…), erbe spontanee…. Mi è venuta fame!

Gli Emian del futuro: cosa farete nel corso dell’anno, virus permettendo?

Saremo sinceri, in questo periodo la nostra vita non è cambiata rispetto a come si svolge solitamente, eccetto per l’assenza di live e delle passeggiate in natura. Anzi, stiamo approfittando di questo momento per lavorare su nuovi suoni e nuove idee musicali. Non sappiamo se entro quest’anno riusciremo a realizzare tutto quello che desideriamo, ma non abbiamo fretta. Abbiamo delle date all’estero ed anche qui in Italia, ma i piani cambiano da un giorno all’altro, noi semplicemente ci adattiamo e non possiamo programmare molto. Vedremo cosa accadrà…

Grazie per la disponibilità e ancora complimenti per il disco, davvero emozionante. Puoi aggiungere tutto quello che vuoi, a presto!

Grazie ancora a te, Mister Folk! Un saluto ai tuoi lettori, ricordando che se vorranno seguirci basterà mettere un Like alla nostra pagina Facebook Emian PaganFolk Music, seguirci su Instagram ed iscriversi al nostro canale YouTube non dimenticando di attivare la campanella se si vuole rimanere aggiornati sui prossimi video in uscita. Stay Folk, Stay Pagan… Stay at home. A presto!

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