Svartalfar – Nifheliar Til

Svartalfar – Nifheliar Til

2020 – full-length – autoprodotto

VOTO: 8 – recensore: Mr. Folk

Formazione: Björn Fornaldarson: voce, tutti gli strumenti

Tracklist: 1. Intro: Ásgarðr – 2. The Last Bulwark Of Wotan – 3. Tonight Sun Rises In Svartalfaheimr – 4. Hrafnagaldr I: Runar – 5. Interlude: Sleipnir – 6. Hrafnagaldr II: Niflheljar Tir – 7. Elven Beauty Manalihs – 8. Il Sonno Di Silibrand

La scena underground italiana è piena di talenti – un concetto che ho spesso ribadito su queste pagine , basta avere la volontà (e la pazienza) di setacciare le uscite e non farsi abbindolare da etichette, proclami e “amici di” che invece di fan sembrano essere ultras delle curve calcistiche. Ed è così che un progetto realmente valido ma completamente di nicchia come Svartálfar corra il rischio di passare inosservato: sarebbe un vero peccato! Il polistrumentista Björn Fornaldarson nel 2015 inizia a lavorare su delle canzoni ispirate alla musica scaldica norrena (veste nella quale si esibisce dal vivo, utilizzando la lira di Trossingen e la taglharpa) e dopo due singoli nel 2019 giunge al debutto autoprodotto nella primavera 2020 con l’ottimo Nifheliar Til. Sono certo che la provenienza geografica (Genova) penalizzi non poco l’intero progetto che se fosse stato originario della Scandinavia avrebbe se non altro attirato l’attenzione di una di quelle etichette piccole ma serie che puntualmente regalano piccole chicche agli appassionati di viking/folk metal. La musica di Svartálfar non è di semplice catalogazione in quanto nei trentacinque minuti del disco è possibile riconoscere una gran quantità di sfumature e influenze che sono state ben elaborate e personalizzate da Björn Fornaldarson al punto da non suonare mai come “copia di”, il che non è poco per un progetto giovane.

Già dalle prime note di Intro: Ásgarðr è possibile capire che non si è dinanzi al classico disco viking metal proveniente da una zona geografica al di fuori della Scandinavia: gli arpeggi e le melodie sono semplicemente perfetti e viene da pensare che sia quasi uno spreco utilizzare questa musica come semplice intro. In realtà con The Last Bulwark Of Wotan si capisce il legame con quanto ascoltato poco prima, anche se le chitarre si fanno più robuste, il cantato vira verso uno scream e tutto procede bene fino allo stacco a 3:18 dove l’ispirazione di Vratyas Vakyas s’impossessa della chitarra di Fornaldarson e viene fuori un riff talmente debitore a Falkenbach che il rischio di commuoversi è più che forte. La terza traccia Tonight Sun Rises In Svartalfaheimr è acustica e sognante, con il testo in inglese cantato pulito e gli strumenti a fiato a guidare l’ascoltatore verso un volo leggero al di sopra degli alberi e il vento che soffia a fine canzone sembra voler spazzare via la quiete a favore del caos, mentre invece Hrafnagaldr I: Runar ha una prima parte quasi folk ambient: inaspettata e spiazzante per quanto è bella e ben fatta. Dopo due giri di lancetta arrivano chitarre e growl, proseguendo successivamente con la sovrapposizione delle due anime della canzone. Nuovo break acustico con Interlude: Sleipnir, durante il quale l’arte e l’esperienza scaldica di Björn viene a galla, e si riparte con la canzone più aggressiva del cd, con stacchi black metal che ben si amalgamano con melodie folk e strumenti acustici: Hrafnagaldr II: Niflheljar Tir è forse il brano che racchiude al suo interno tutte le sfaccettature, compresa un’incredibile parte in italiano che suona delicata quanto un canto delle fate che con grazia si avvicinano a un fresco torrente montano. Il finale di Nifheliar Til è affidato a due brani acustici, ma diversi tra loro: Elven Beauty Manalihs è ricco di melodie e orchestrazioni e trasmette un certo tipo di epicità, mentre in Il Sonno Di Silibrand è presente solo la lira di Trossingen e la voce di Björn che canta in italiano. Le lingue utilizzate nei testi sono inglese, antico norreno, italiano e latino: se da una parte si può apprezzare la ricerca e il lavoro alla base di tutto, dall’altra si crea un po’ di confusione. Chissà se nel prossimo lavoro si continuerà in questo modo o una lingua avrà la meglio sulle altre?

Per essere un debutto è un gran bel debutto. L’unica pecca riscontrabile è nei suoni e nella produzione (la batteria in Hrafnagaldr I: Runar!) per quel che riguarda la “parte metal”, nella media per i prodotti underground, ma che con una cura maggiore avrebbe dato una spinta ancora maggiore alla bontà della musica. Al momento disponibile solo in formato digitale, Nifheliar Til è un disco che cresce con gli ascolti e che non dovrebbe mancare nella collezione degli amanti di queste sonorità.

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