Intervista: AitA

I è il primo disco degli AitA, uscito dopo diverse disavventure che la band ci racconta in questa intervista. Black metal atmosferico, etruschi, natura e un pizzico di Dyrnwyn sono alcuni dei punti toccati in questa chiacchierata: buona lettura!

Come è nato il progetto AitA? Perché avete scelto questo nome?

Gli AitA nascono come side-project dei Dyrnwyn da una idea di Ivan Cenerini e Michelangelo Iacovella, rispettivamente attuale bassista del gruppo pagan folk ed ex tastierista. È stato scelto questo nome perché AitA, nell’antica lingua etrusca (una delle maggiori ispirazioni della band), significa “Ade” ossia la divinità dell’oltretomba.

In pratica siete musicisti attuali ed ex dei Dyrnwyn. Si può dire quindi che gli AitA siano nati per non “imbastardire” la linea stilistica dei Dyrnwyn?

In poche parole, possiamo dire di sì. Non ci sono mai piaciuti i minestroni, quindi invece di inserire a forza idee, riff e testi piuttosto estranei alla matrice musicale dei Dyrnwyn, si è optato per dar vita a un progetto completamente nuovo dove poter riversare a briglia sciolta la nostra passione per il black metal atmosferico.

Il disco è stato pubblicato a fine 2024, ma la sua storia inizia molto prima…

Sì, moltissimo tempo prima. Per farla breve, il primo embrione degli AitA nasce già nel 2014, e la prima canzone (Oltre Le Nevi, qui in versione reissue) a fine 2015.

So che I non è stato particolarmente fortunato, in particolare con le sessioni di batteria. Come sono andate le cose?

Non è stato molto fortunato, già. Inizialmente la batteria doveva essere ricreata in studio, poi invece si è optato per farla suonare a Francesco Incantalupo (drummer dei pugliesi Vinterblot, ndMF) che si è amichevolmente prestato per una sessione di registrazione. Purtroppo, per motivi tecnici davvero sfortunati, quella registrazione è andata persa e siamo tornati all’idea iniziale, ossia inserirla tramite il computer.

A oggi, fine 2024, qual è la formazione degli Aita?

Ad oggi, la formazione stabile degli AitA è composta da Ivan Cenerini, Alessandro Mancini, Mauro Ricotta e Michelangelo Iacovella. Non ci sono batteristi al momento ma sicuramente, se decideremo di proporre i nostri pezzi in sede live, non faremo suonare la batteria al pc.

Quattro canzoni per un totale di oltre quaranta minuti di musica, nel tipico stile del black metal atmosferico. Quali sono i vostri gruppi di riferimento e c’è qualcosa che pensate vi possa distinguere dal resto della scena?

Le band che ci ispirano sono quelle classiche del genere, ossia Saor, Negură Bunget, Caladan Brood, Summoning, e altri. Non siamo nati per reinventare o rivoluzionare il genere che suoniamo, però sicuramente ciò che ci distingue risiede soprattutto nell’uso di più tecniche canore (growl, pulito femminile, whispering, cori, etc…) e nella grande attenzione che riponiamo nei testi. La mitologia etrusca, davvero affascinante, riteniamo possa essere una fonte ricchissima di spunti per narrare storie e “dipingere” quadri musicali.

Parliamo dei testi, perché a differenza della maggior parte delle altre band, voi parlate anche di storia e mitologia, in particolare quella etrusca. Cosa vi ha portato a questa scelta?

Come accennato prima, per l’appunto, la mitologia etrusca ci ha da sempre affascinati poiché è un mosaico incredibile che mescola elementi indigeni, propri e per certi versi “oscuri”, con forti influenze della mitologia greca. La scelta è stata per noi piuttosto naturale perché, subito dopo la mitologia romana (già ampiamente esplorata con i Dyrnwyn), l’insieme di credenze e storie più vicine a noi culturalmente e geograficamente erano proprio quelle etrusche. I nostri testi, come dicevamo, hanno una importanza fondamentale, ancor più della musica se vogliamo. Questo perché, a differenza di ciò che accede soventemente, i nostri pezzi non sono nati da riff sparsi e idee cui poi si è dato forma di canzone aggiungendoci sopra dei testi. Il processo è stato l’opposto, prima sono nati i testi e poi sopra abbiamo cucito le musiche. Gli etruschi avevano un profondo rispetto per gli dei e credevano che questi influenzassero ogni aspetto della vita umana, quindi le nostre canzoni (specialmente Tages Artume) narrano e riflettono queste sensazioni. Tages narra le vicende del profeta bambino della mitologia etrusca, che possiede la saggezza innata e la capacità di predire il futuro, mentre la seconda della affascinante figura di Artume, dea strettamente legata alla natura, alla luna e alla morte. Con gli altri due pezzi, Il Nome Del Vento e Oltre Le Nevi, il nostro scopo era invece quello di esplorare i lati più intimi, intrapersonali, del black metal. Nello specifico, le tematiche presenti sono prettamente spirituali, naturalistiche e romantiche. Ovviamente per romanticismo non intendiamo il sentimentalismo spicciolo, bensì il tentativo di rendere il cosiddetto sensucht, ovvero quella sensazione al tempo stesso di smarrimento e di eccitazione che l’uomo prova di fronte a qualcosa di incommensurabile, di infinito.

Copertina e artwork sono stati affidati a Elisa Urbinati. Cosa ci potete dire a riguardo e cosa vi ha spinto a collaborare con l’artista laziale?

Elisa Urbinati è una nostra cara amica da molti anni, ed è stata la scelta più naturale sia per la sua attitudine verso il genere sia per la sua bravura. Ha fatto un ottimo lavoro e le siamo grati.

Gli AitA sono una band studio o c’è la volontà e possibilità di vederli sul palco?

La band non nasce con l’obiettivo di fare concerti, però non escludiamo a priori la cosa.

Considerando che I è un album già con un passato, avete pronto del materiale o in questo periodo è stata data la precedenza ai Dyrnwyn?

Abbiamo già del materiale in lavorazione, ma non sappiamo dire quando e se riusciremo dargli forma disco. Ad ogni modo, essendo i membri degli AitA per metà ormai non più coinvolti nel processo produttivo artistico dei Dyrnwyn, possiamo dire con buona certezza che sarà possibile portare avanti i due progetti senza accantonarne uno in favore dell’altro.

Grazie per questa chiacchierata! Concludete l’intervista come preferite.

Grazie Fabrizio per il continuo supporto alla scena, per il tuo continuo lavoro e per lo spazio dedicatoci!

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