Il recente Valkyrja segna il ritorno dei Týr a livelli degni di nota dopo il poco convincente The Lay Of Thrym. Alle domande ha risposto in maniera sincera Heri Joensen, cantante/chitarrista della band.

Dopo Ragnarok siete tornati a scrivere un concept album: cosa vi ha spinto a farlo? Il motivo è che avevate una grande storia da raccontare?
Sentivo sicuramente che avevo qualcosa da dire, e quel qualcosa che avevo bisogno di dire era su questo argomento. Così ho scelto di farlo. Intendiamoci, i dischi tra Ragnarok e questo erano tutti concept album, ma l’argomento e il filo conduttore non sono visibili e consistenti come questo
Il disco, come detto in recensione, è bello, ma sembra diviso in due parti: la prima con canzoni più dirette e in un certo senso semplici, la seconda con brani più progressivi o comunque maggiormente elaborati. Cosa ne pensi?
Sì, potrebbe essere. Tendiamo a mettere le canzoni dirette, orecchiabili e accessibili all’inizio dell’album per catturare l’attenzione della gente, una volta che l’abbiamo li portiamo in canzoni più lunghe ed elaborate. Ma, come tu dici, non era il nostro piano dividere in due l’album.
Grindavísan è una grande canzone, per i miei gusti la migliore di Valkyrja. Mi ha ricordato le sonorità dei vecchi capolavori come Eric The Red e Ragnarok…
Grazie, mi fa piacere che lo pensi. Sono piuttosto soddisfatto del lavoro che ho fatto. Non sono andato intenzionalmente nella direzione di Erik The Red o verso il sound di Ragnarok, ho semplicemente scritto e messo insieme le parti nella maniera che mi sembrava maggiormente efficace.
Lady Of The Slain è particolarmente aggressiva, forse come mai sentito prima in un vostro disco. Il risultato è buono… com’è nata la canzone?
L’ha scritta Terji (Skibenæs, l’altro chitarrista, nda). Crea musica più aggressiva rispetto a quella che scrivo io, e spero che contribuisca maggiormente al songwriting del prossimi album.
Per le registrazioni delle parti di batteria avete collaborato con George Kollias dei Nile, mentre ora in tour suona Amon Djurhuus. Non poteva registrare direttamente lui la batteria per dare continuità al lavoro?
George era il session drummer per noi in studio e Amon è, al momento, il session drummer per il tour. La casella non è ancora stata riempita, comunque George ci è sembrata la miglior opzione per lo studio, inoltre il suo nome associato al nostro è un bonus e un valore aggiunto per il marketing.

Come è nata la collaborazione con Liv Kristine? The Lay Of Our Love è un brano che non ti aspetti in un album dei Týr, ma il risultato è veramente buono!
Grazie. Al Wacken Open Air Festival 2012 ho partecipato come cantante ospite dei Leaves’ Eyes. Liv molto gentilmente si è offerta di cantare un brano nel nostro prossimo disco, e così ha fatto. Siamo molto soddisfatti del risultato.
Una delle vostre caratteristiche principali è la tua voce unica nel genere. In questo album hai composto delle linee vocali veramente buone, tra le migliori di sempre. Immagino svolgi un gran lavoro per renderle così avvincenti, sbaglio?
Grazie. Penso di essere migliorato nel creare linee vocali adatte alla mia voce. Nei vecchi dischi ho scritto linee che mi costringevano a cantare in maniera non naturale per motivi tecnici e fisici. Ora che ho acquisito una notevole esperienza posso scrivere linee vocali perfette per me e molto migliori come risultato sonoro.
La scelta delle due prime anteprime è ricaduta su brani tutto sommato semplici e lineari, una decisione della Metal Blade o vostra? Penso che con quelle canzoni avete dato un’impressione diversa di quel che realmente siete…
Sono state decise dalla Metal Blade, ma è stata una decisione che abbiamo capito e supportiamo. È sempre meglio iniziare mettendo canzoni catchy per ottenere l’attenzione della gente, in modo da proporre loro, successivamente, quelle meno accessibili. In questo periodo bisogna trovare tutti i trucchetti per attirare l’attenzione.
Ti capita di riascoltare How Far To Asgaard? Chi erano i Týr dell’epoca, avete mai pensato di arrivare a pubblicare il settimo disco con una grande label come la Metal Blade e con tanti fans per il mondo?
Non ho ascoltato How Far To Asgaard per anni. A inizio carriera eravamo estremamente ottimisti e ingenui. Non molto differenti da ora, ma abbiamo più album, suoniamo per più persone e qualche volta entriamo nelle classifiche di vendita. Volevo diventare un musicista di successo internazionale fin da quando avevo 27 anni e ora non posso proprio dire che non me lo aspettavo. Ma guardando indietro, anche se ho mirato a questo, sembrava difficile che un giorno sarai riuscito a raggiungere l’obiettivo. Oh, le strane contraddizioni di sogni improbabili che si sono avverati. 🙂
Per concludere, tre parole per descrivere il nuovo disco. Grazie per l’intervista!
Tette, idromele e metal!

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