Heather Wasteland – Under The Red Wolfish Moon
2016 – EP – autoprodotto
VOTO: 7 – Recensore: Mr. Folk
Formazione: Sergey AR Pavlov: basso a 4 corde – Andrey “SLN” Anikushin: basso a 5 corde – Alexander Vetrogon: basso a 6 corde – Anatoliy Polovnikov: batteria
Tracklist: 1. Tre Sverd – 2. Under The Red Wolfish Moon – 3. Venice (Barocco Veneziano) – 4. Beltane (Intro) / Wicker Man – 5. Under The Red Wolfish Moon (single edit)
Ci sono tre bassisti, un batterista e… no, non è una barzelletta, ma la line-up dei russi Heather Wasteland. La band, difatti, si distingue da tutte le altre in circolazione per via degli strumenti coinvolti nella creazione di questo EP di debutto dal titolo Under The Red Wolfish Moon: niente voce, chitarre o strumenti folk, solo i massicci bassi a creare tutta la musica, con l’aggiunta della batteria suonata da Polovnikov. Sicuramente un progetto originale e ambizioso, dall’alto rischio fallimento e noia, soprattutto perché ventiquattro minuti di musica strumentale non particolarmente d’impatto sono un biglietto da visita che potrebbe scoraggiare molte persone. Invece, come vedremo, l’EP si rivela essere un prodotto ben fatto, piacevole d’ascoltare e che non stufa con il passare del tempo.
La traccia d’apertura Tre Sverd porta immediatamente l’ascoltatore nel mondo degli Heather Wasteland: sonorità sognanti e vagamente medioevaleggianti incontrano riff heavy e melodie sempre piacevoli e coinvolgenti. Under The Red Wolfish Moon è la canzone di punta dell’EP, molto trascinante sia per l’aspetto melodico che per quello più strettamente metal e strumentale. Venice (Barocco Veneziano) è inizialmente “romantica” per poi proseguire con un inedito gusto molto raffinato. La traccia successiva è Beltane (Intro) / Wicker Man, canzone dal forte accento progressive dettato dalle trame dei bassi e dai ritmi mai stabili del batterista. Chiude l’EP la versione radio edit (in pratica più breve di trenta secondi) della title-track.
Un po’ di folk, un po’ di metal, ma anche avanguardia, ricerca sonora e nessuna paura di lanciarsi in un progetto unico e chiaramente non per tutti i palati. Gli Heather Wasteland riescono a convincere al primo colpo, forse aiutati anche dall’effetto novità e dal breve minutaggio complessivo. Le difficoltà potrebbero arrivare con la scrittura di un album, ma al momento abbiamo sul piatto un EP diverso da tutto il resto in grado di far discutere critica e pubblico, portando un po’ di notorietà alla band. Coraggiosi e bravi.
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