Helheim – Åsgards Fall
2010 – EP – Dark Essence Records
VOTO: 7,5 – recensore: Mr. Folk
Formazione: H’grimnir: voce, chitarra – Noralf “Reichborn” Venås: chitarra – Ørjan “V’gandr” Nordvik: basso, voce – Frode “Hrymr” Rødsjø: batteria
Tracklist: 1. Åsgards Fall, Pt. I – 2. Åsgards Fall (interlude) – 3. Åsgards Fall, Pt. II – 4. Helheim, Pt. VII – 5. Dualitet Og Ulver – 6. Jernskogen (2010 version)
Un panzer. Un panzer che avanza, lento, rumoroso, all’occhio esterno quasi insicuro. Eppure passa sopra a tutto, non c’è modo di fermarlo. Cigola, sembra sempre sul punto di non farcela più ad andare avanti, invece continua la sua lenta corsa, inattaccabile. A guidarlo ci sono quattro soldati scelti provenienti dalla Norvegia, e per l’occasione ad aiutare i nostri nell’offensiva c’è pure il pluridecorato Hoest, voce dei blacksters Taake.
Il paragone panzer/Helheim piace, è giusto. Così come il panzer, con la sua “tranquillità” avanza senza timore, a differenza dei tanti non blindati che provano a inoltrarsi tra le linee nemiche saltando in aria poco dopo, i musicisti di Bergen avanzano lentamente, senza sosta, dal lontano 1992, anno di fondazione della band. Non hanno mai azzardato, non hanno mai rischiato di perdere tutto solo per arrivare prima degli altri. No, loro sono sempre andati dritti per la loro strada, consci del percorso da fare per arrivare all’obbiettivo. E puntualmente ci sono arrivati, centrando il bersaglio a ogni cannonata. E così, sul finire del 2010, danno alle stampe il l’EP Åsgards Fall, interessante antipasto del successivo full-length uscito a distanza di pochi mesi. Il dischetto si compone di tre nuove canzoni, una delle quali sarà poi inserito nel seguente Heiðenðomr ok Motgangr, due intro e la ri-registrazione di un vecchio brano.
Appena si preme il tasto play del nostro lettore di fiducia un sound epico, malinconico e maledettamente nordico inonda i nostri padiglioni auricolari di atmosfere che sono allo stesso tempo minacciose e ammalianti, peculiarità questa che caratterizzerà l’intera durata del mini-cd. La produzione è al passo coi tempi senza però rinunciare a quell’alone oscuro tipicamente norvegese che le bands viking proprio – e per fortuna! – non riescono a non avere.
Le nuove canzoni che non sono state successivamente inserite in Heiðenðomr ok Motgangr sono Åsgards Fall, Pt. I e Åsgards Fall, Pt. II, due lunghe e affascinanti composizioni da oltre ventuno minuti complessivi, ricche di sfaccettature e umori diversi spesso contrastanti tra di loro. L’opener inizia con cupo arpeggio di chitarra prima di esplodere in un mid-tempo marziale, accattivante e coinvolgente tanto è semplice e schietto. Tempo un paio di minuti che uno stacco inaspettato quanto gradito ci porta ad atmosfere più ariose seppur minacciate da tuoni in sottofondo: in queste parti gli Helheim si dimostrano dei veri e propri maestri, abilissimi nel saper creare un forte contrasto in gradi di far salire la tensione fino al momento della liberatoria brusca ripartenza. Ma in nove minuti di canzone di carne al fuoco ne mettono parecchia, prima del melodico finale, tra assoli di chitarra e voci pulite su una base che non si discosta mai dai riff principali, cambiando solo d’intensità a seconda del momento. Åsgards Fall (interlude) serve a spezzare il ritmo prima della ripartenza massiccia di Åsgards Fall, Pt. II, canzone bathoriana se ce n’è una: dai giri di chitarra ai cori maschili, tutto sembra ricondurre alla geniale opera di Quorthon, sapientemente amalgamato con la forte personalità musicale dei quattro vichinghi di Bergen. Gli ultimi minuti sono poi da brividi: gli Helheim mettono – a sorpresa – da parte gli strumenti bellici per creare una dilatata atmosfera che tanto ricorda i My Dying Bride di The Angel and the Dark River, capolavoro della band inglese risalente al 1995. Segue un brevissimo strumentale atmosferico, che tra scacciapensieri, percussioni e voci cavernose in sottofondo introduce a Dualitet Og Ulver, up-tempo feroce quando semplice nella struttura in seguito inserito nel full-length Heiðenðomr ok Motgangr: le urla strazianti di H’gimnir e le gelide atmosfere create dai veloci riff di chitarra sono gli ingredienti vincenti del brano. A chiudere questo interessante EP troviamo la versione 2010 di un vecchio cavallo di battaglia degli Helheim, quella Jernskogen presente nel 2000 in Blod & Ild. Forse non se ne sentiva il bisogno della ri-registrazione, ma è innegabile che ogni volta che parte la batteria a inizio canzone è praticamente non possibile non immergersi in uno stato di felicità incosciente, consapevoli di dove e come si andrà a finire, ovvero a fare headbanging con tanto di corna all’aria.
L’impressione che rimane a fine ascolto è che gli Helheim sono sempre Helheim, e che questi trentatré minuti di Åsgards Fall non sono altro che un appetitoso antipasto in attesa della portata principale, ovvero il successivo Heiðenðomr ok Motgangr.
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