Dusius – Memory Of A Man
2017 – full-length – Extreme Metal Music
VOTO: 7 – recensore: Mr. Folk
Formazione: Manuel Greco: voce – Rocco Tridici: chitarra – Manuele Quintiero: chitarra – Erik Pasini: basso – Fabien Squarza: batteria – Alessandro Vecchio: tastiera – Davide Migliari: cornamusa, flauto, ghironda
Tracklist: 1. Funeral March – 2. Slainte – 3. Desecrate – 4. The Rage Of Gods – 5. Worried – 6. One More Pain – 7. Dear Elle – 8. Dead-End Cave – 9. Hope – 10. The Betrayal – 11. Coldsong – 12. Funeral March II – 13. Hierogamy
Attivi dal 2010, gli emiliani Dusius arrivano al debutto su lunga distanza a quattro anni dal demo di tre pezzi Slainte. La musica del combo di Parma è un folk/pagan metal dalle tinte estreme che non disdegna qualche breve schitarrata thrash, con gli strumenti folk a ricoprire spesso un ruolo di primo piano. Il cantato è prevalentemente in growl e il frontman Manuel Greco se la cava più che bene; qualche incertezza, invece, nel pulito e nella pronuncia inglese non sempre perfetta.
Memory Of A Man è un concept album suddiviso in dodici canzoni più una hidden track per un totale di cinquantuno minuti. Dopo l’intro parte Slainte, brano che racchiude tutte le sfaccettature musicali dei Dusius: riff accattivanti e a tratti amonamorthiani si alternano con altri più melodici e al ritornello semplice e facilmente memorizzabile. Desecrate e The Rage Of Gods (quest’ultima particolarmente violenta) sono brani più tipicamente extreme folk metal, con chitarre vicine al melodic death metal e ricche incursioni di strumenti folk a rafforzare i momenti più intensi. La breve Worried (2.33 di durata) suona quasi sovietica ed è una piacevole scheggia impazzita, mentre la successiva One More Pain, invece, dura troppo per l’attitudine dei musicisti e finisce per essere dispersiva. Un massiccio muro di chitarre e sezione ritmica viene eretto con Dear Elle, canzone che stupisce (in positivo) per i richiami ai Powerwolf verso fine brano in occasione del cantato in clean. Dopo Dead-End Cave, lungo intermezzo narrato, Hope riporta a sonorità più pesanti e a tratti melodiche: belli gli stop n’go e l’assolo di chitarra. Le robuste The Betrayal e Coldsong – macigni di potenza abbelliti da inserti folk – portano l’ascoltatore verso la fine del disco, chiuso prima da Funeral March II e dalla stravagante hidden track Hierogamy, necessaria per concludere la storia narrata nei testi.
La produzione di qualità, potente e leggermente cupa, si addice alla musica dei Dusius. Inoltre tutti gli strumenti sono ben udibili e con un buon sound, cosa che non accade in tutti i full-length di debutto. La tedesca Extreme Metal Music, etichetta anche lei all’esordio, ha avuto coraggio e intuito nel mettere sotto contratto una band italiana dal sound personale e al massimo riconducibile a realtà di qualità che però non hanno avuto la fortuna di raggiungere il grande pubblico come i primi Northland e i francesi Heol Telwen.
Memory Of A Man è un discreto lavoro extreme folk metal in grado di soddisfare gli amanti del genere e far pogare e divertire gli spettatori ai concerti dei Dusius. Ci sono degli aspetti che andrebbero migliorati e sicuramente con l’esperienza e il lavoro in sala prove i ragazzi sapranno smussare gli spigoli che di tanto in tanto “rallentano” l’ascolto del disco. Il sound c’è, la capacità di creare riff validi anche: i Dusius hanno tutte le carte in regola per fare il salto di qualità.
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