Nemuer – Gardens Of Babylon

Nemuer – Gardens Of Babylon

2018 – full-length – autoprodotto

VOTO: 8 – recensore: Mr. Folk

Formazione: Michael Zann: voce, chitarra acustica, jaw harp, percussioni, djembe africano – Katarina Pomorska: voce, duclar, djembe africano, percussioni

Tracklist: 1. The Ishtar’s Gate – 2. Out Of Body Experience – 3. The Book Of Time – 4. Astral Romance – 5. The Gardens Of Babylon – 6. Revealed Face Of Chaos – 7. Descent To The Realm Of The Dead – 8. Lost In The Desert Of Wrath And Sorrow

Il progetto Nemuer arriva con questo Gardens Of Babylon al terzo disco, probabilmente il migliore finora realizzato. La prima cosa che balza all’occhio è la durata complessiva del lavoro: 42 minuti suddivisi in otto canzoni sono ben altra cosa per impatto e difficoltà d’ascolto rispetto al precedente (e assolutamente valido) Labyrinth Of Druids, un’opera da 74 minuti e quindici tracce. Oltre al minutaggio è cambiato, almeno parzialmente, anche l’approccio musicale: da oscure sonorità horrorifiche fortemente influenzate dagli scritti di H.P. Lovecraft del cd pubblicato nel 2015 si è passati a un dark folk meno plumbeo e malevolo, a volte addirittura “romantico”. Colori caldi e un disegno rassicurante fanno capolino sulla copertina, altro sintomo di mutamento. D’altra parte sono cambiate le tematiche e padrona di Gardens Of Babylon è, com’è facile intuire, una delle sette meraviglie del mondo antico, il palazzo/giardino donato dal re babilonese Nabucodonosor II alla regina Amythis.

L’opener The Ishtar’s Gate è un’elegante canzone dalle tinte scure ma che grazie a percussioni e melodie sognanti riesce a trasformarsi in una sorta di sogno mediorientale pieno di grazia nel momento di maggior dinamicità. I sette minuti di Out Of Body Experience sono un folk ambient avvolgente e ipnotico che per qualche motivo ricorda i Wardruna. Il sound diventa più ritmato e coinvolgente in The Book Of Time, ma con Astral Romance tornano le soffuse sonorità mediorientali che grazie a corde pizzicate e angeliche voci femminili rendono il brano quasi ipnotico. La voce maschile domina The Gardens Of Babylon, lento e penetrante brano ammaliante che nel finale si anima grazie all’accelerazione della chitarra acustica. I cinquanta secondi di Revealed Face Of Chaos sono un intermezzo di sola chitarra che portano alla criptica Descent To The Realm Of The Dead. Le percussioni e l’approccio vocale (solista e cori) sono quasi disturbanti per quanto ipnotiche, molto diverse da quelle presenti nella conclusiva Lost In The Desert Of Wrath And Sorrow. In questa ultima composizione, infatti, i Nemuer hanno un parziale ritorno al dark folk più plumbeo, superbamente interpretato dai due musicisti.

Il lavoro dei Nemuer va quindi avanti senza intoppi e cali d’intensità, il dark neofolk proposto dal duo è personale e intrigante, scarno (in senso positivo) e diretto anche quando le composizioni superano abbondantemente i cinque minuti di durata. Il suono del disco è pulito e caldo, si sente che il lavoro è genuino e in un certo senso “all’antica”, esattamente quello che serve a musica evocativa di questo tipo. Il terzo disco del duo ceco è assolutamente convincente sotto ogni punto di vista: prendetevi del tempo, accendete delle candele, mettete il disco nel lettore cd e lasciatevi cullare da Gardens Of Babylon.

Potete ascoltare e acquistare i dischi dei Nemuer qui: https://nemuer.bandcamp.com

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