Finntroll – Nifelvind
2010 – full-length – Century Media Records
VOTO: 8 – recensore: Mr.Folk
Formazione: Vreth: voce – Routa: chitarra – Skrymer: chitarra – Tundra: basso – Beast Dominator: batteria – Trollhorn: tastiera, voce – Virta: tastiera
Tracklist: 1. Blodmarsch (intro) – 2. Solsagan – 3. Den Frusna Munnen – 4. Ett Norrskensdåd – 5. I Trädens Sång – 6. Tiden Utan Tid – 7. Galgasång – 8. Mot Skuggornas Värld – 9. Under Bergets Rot – 10. Fornfamnad – 11. Dråp
Al tempo dell’annuncio della pubblicazione di Nifelvind i fan dei Finntroll si divisero in due: da una parte chi sperava in un proseguimento sonoro di quanto fatto con il precedente Ur Jordens Djup, ovvero un sound oscuro e vicino a un certo tipo di black metal, e chi invece sognava un ritorno a sonorità danzerecce e ironiche di Nattfodd. La copertina, con quella cornice che ricorda il disco del 2004, e il disegno centrale, più un mostro che un troll, non faceva altro che mettere punti interrogativi sulle sonorità di Nifelvind. L’ascolto delle dodici tracce rivela il semplice arcano: il disco è esattamente a metà tra la ferocia tetra di quanto pubblicato tre anni prima e il cazzeggio trollesco che li ha resi immortali con il singolo Trollhammaren.
Dopo il classico intro a base di rumori oscuri della natura parte la bellissima Solsagan, perfetta nel mettere subito le cose in chiaro e dare un’indicazione stilistica per il proseguo dell’album, ricca di influenze black metal e con il vigoroso drumming ad opera di Beast Dominator, parti furioseche si alternano a cori e ritmi decisamente divertenti in grado di far saltare saltare anche i metallari più seriosi in sede live. La seguente Den Frusna Munnen è meno aggressiva e forse meno ispirata dell’opener, pur avendo una strofa che rimane impressa fin dal primo ascolto. Molto meglio la terza canzone in scaletta Ett Norrskensdåd con i suoi simpatici strumenti a fiato che donano al brano un non so che di gitano, ricordando la spensieratezza tipica dei Trollfest. I Trdens Sång ci riporta al sound quasi primitivo del debutto Midnattens Widunder: veloce, cupa e dannatamente efficace, dove l’aspetto trollesco della loro musica viene meglio a galla. Tiden Utan Tid alterna ritmi tribali a sfuriate di doppia cassa e urla furiose del bravo Vreth, in quello che forse è il brano più completo a livello compositivo, nel quale i Finntroll mostrano – se mai ce ne fosse ancora bisogno – che come loro sanno unire folk metal, orchestrazioni e influenze di musica estrema non è capace nessun altro. Quella che segue è una bellissima ballata folk dal titolo Galgasång: l’immagine che viene spontanea è quella dei sei musicisti intorno ad un falò nel bel mezzo di una foresta tra fiumi di alcool e chitarre strimpellanti. Si torna a spingere sul pedale dell’acceleratore con Mot Skuggornas Värld e i suoi ritmi humppa dopo un inizio orchestrale. Ma il meglio deve ancora arrivare e ha come nome titolo Under Bergets Rot: brano perfetto per ballare di notte ululando alla luna tra ritmi animaleschi travolgenti e sonorità gitane, una canzone perfetta per i concerti e che su disco rende bene l’idea della potenza dei Finntroll. Peccato che dopo un brano così ispirato ci sia subito dopo quello più debole del lotto, in quanto Fonfamnad è una composizione priva di mordente. Chiude l’album Dråp, che con i suoi sette minuti risulta essere la canzone più lunga dell’album, canzone che alterna umori differenti portando a conclusione un disco vario e intrigante. C’è spazio anche per una bonus track, la già citata Under Bergets Rot per l’occasione rinominata Under Dvrgens Fot e arrangiata in maniera diversa, perdendo però parte della sua forza, ovvero il ritmo incalzante.
Quello che rimane alla fine dell’ascolto è la sensazione che i finnici abbiamo tirato fuori un album sicuramente valido e ben fatto, forse un pelino troppo lungo e con un paio di canzoni non esaltanti, ma in grado di soddisfare sia chi intende il folk metal come occasione di festa sia chi vive la musica come una cosa più “seria” e vicino ad uno stile di vita. Nifelvind si trova a metà strada tra ritorno all’humppa e le recenti bordate feroci, rendendo alla fine soddisfatti tutti quanti: in fondo basta avere questo cd nel lettore stereo per vivere l’emozione di essere avvolti dalle fredde foreste nordiche abitate da creature oscure ma in fondo buffe come i troll.
L’ironia e il mix preciso tra folk e black metal di Finntroll è una cosa unica nella galassia del metal. Non conoscevo questo album, grazie!
Grazie a te per aver lasciato il tuo pensiero. Mi piaceva l’idea di tirar fuori qualcosa di loro in attesa del nuovo disco, speriamo sia bello 🙂