Fin dai primi passi nel 2013 Mister Folk ha sempre avuto un occhio di riguardo per le band underground, quelle che in sala prove sudano e ci mettono il cuore, ma che le testate (e le poche riviste ancora in circolazione) non degnano d’attenzione. Le realtà folk-pagan-viking metal avranno sempre su Mister Folk il giusto spazio per far sentire la propria voce. Oggi ho il piacere di presentarvi – dopo averli conosciuti di persona al Mister Folk Festival IV lo scorso maggio – i marchigiani Kypra, giovane realtà che con un EP sul folklore della propria terra e i primi live sta cercando di guadagnare visibilità. Buona lettura!

Siete una band in attività da poco, iniziamo quindi con la vostra storia e il significato del nome.
Il gruppo nasce alla fine del 2018 da Federico (fiati) e Andrea (batteria), amici da molto tempo che decidono di mettere in piedi il progetto quando Andrea scopre che Federico e Alessio (fiati) avevano appena comprato due pive emiliane, una scelta folle e azzardata, come è stato tutto un azzardo costruirci una band sopra. Inizialmente l’idea era quella di rielaborare brani tradizionali e costruirne un repertorio. C’è sempre stata però la voglia di creare una propria identità musicale lavorando su pezzi inediti, scelta che portò all’inserimento di chitarra, basso, violino e voce nell’organico della band, in tempi diversi. È all’inizio del 2020 che si unisce al gruppo Roberto (chitarra). Un’altra decisione importante fu quella di parlare anche di un popolo che ci rappresentasse a livello territoriale. Da qui la scelta, ad opera di Alessio, di Kypra (si legge CHIPRA) come nome della band, che non è altro che il nome della dea madre del popolo piceno. Per noi il concetto di unione e devozione dei componenti verso la band non è dissimile dal concetto che poteva avere il popolo piceno per questa divinità ctonia. A questo punto l’idea del gruppo e di ciò che volevamo trasmettere al pubblico era ormai chiara, e abbiamo sfruttato questo triennio 2020/2023 per concentrarci sulla creazione di brani inediti, nonostante le avversità causate da una line-up non sempre al completo.
Descrivete la vostra musica a chi non ha avuto opportunità di ascoltarvi.
La nostra musica trae ispirazione dal profondo rispetto per il folklore marchigiano e la storia picena, arricchendoli con influenze rock e metal, risultato delle differenti esperienze musicali dei componenti il cui unico denominatore è il legame con le proprie radici. Il repertorio Kypra comprende per la maggior parte brani originali composti interamente dai componenti della band, ma non mancano rivisitazioni di brani tradizionali del folklore di tutta Europa. La musica dei Kypra è quindi un insieme di tradizione e innovazione. Un viaggio tra storia e leggenda, nel ricordo, o nella scoperta, di tempi e luoghi ormai lontani dall’uomo contemporaneo.
Parliamo del vostro EP di debutto dal titolo I. Ci sono state delle difficoltà prima di entrare in studio e so che dopo la pubblicazione avete completato la formazione con nuovi musicisti.
Sì, le difficoltà sono state molteplici ma possiamo dirti che ogni scelta fatta, sia di chi è rimasto e di chi no, è servita alla band per crescere, trovando la giusta linea, senza più alcun tipo di compromesso. Questo ha ripagato in termini di qualità e ricercatezza del suono, come ad esempio per l’arrivo di Rocco che, in poche settimane dall’ingresso nel gruppo, si è fatto trovare pronto per le registrazioni del basso. Il mixing e il mastering sono opera di due amici di lunghissima data, Francesco e Carlo, presso uno studio nella nostra città, Fermo. Anche la richiesta di un aiuto sincero e disperato per trovare una voce ancora vacante è stata accolta da una nostra amica, Irene Laslo (Zuth!) che ha dato voce ai nostri testi. Nelle avversità questo EP è stato davvero la chiave di volta di molte cose. Anche dopo la pubblicazione le difficoltà non sono mancate, la nostra prima violinista Claudia ha preso un’altra strada che non poteva coesistere con i futuri impegni della band. Ma proprio ora, pubblicata la demo, non potevamo fermarci, la voglia di trovare chi condividesse questo progetto era troppa e abbiamo trovato subito Ilaria che in pochissimo tempo si è allineata al resto del gruppo. E infine Nicole, che come cantante ha messo il punto sulla formazione completa, e siamo stati in grado, in pochissimo tempo, di soddisfare le richieste per i live.
La particolarità dei vostri testi è che riprendono le antiche storie dei Piceni e del folklore marchigiano. Vi chiedo quindi di approfondire i vostri testi canzone per canzone.
Insonne Poetica prende spunto da una leggenda molto conosciuta che ha vari nomi nelle Marche ma anche in altre parti d’Italia: la Pantafa, il demone della paralisi del sonno. Una creatura che fa la sua comparsa in piena notte, e mentre il malcapitato è nella fase di sonno più profondo, lei si poggia sul petto della vittima, svegliandola di soprassalto ma allo stesso tempo impedendole di respirare e di scappare. L’unica cosa che può fare è restare inerme a guardare questo spaventoso demone cibarsi delle sue paure.
Mare Alto è tratta da una leggenda di San Benedetto del Tronto tramandata dai marinai più anziani. Loro credevano che andar per mare il giorno dei morti li avrebbe portati inesorabilmente verso Lu Sció, un vortice marino non fatto di acqua ma bensì dalle anime di chi sfidò il mare prima di loro. E questa è la storia di un gruppo di giovani marinai che tentò comunque di prendere il largo in un giorno così maligno e che dovettero combattere Lu Sció insieme, con tutte le loro forze, per non finire in questo passaggio per gli inferi.
Di Hiberna non c’è molto da dire. In effetti è l’unica che non ha un significato folk quanto più un valore emotivo per noi come gruppo. Infatti è nata da una melodia creata da Andrea quando aveva quattordici anni, e c’è stata questa decisione condivisa di svilupparla tutti insieme.
Tiora Matiena parla del ricordo dei Piceni della città da cui ebbe inizio la loro primavera sacra, un inno alla gratitudine nei confronti del luogo che ispirò il ver sacrum e che li consacrò per quello che erano: una delle civiltà più potenti della penisola italica. In tutto il testo sono presenti riferimenti a divinità come Ares e al suo animale totemico, il picchio, e anche alle armi del dio della guerra. Tiora Matiena è sì un ricordo ma anche un peana che imprime forza nello spirito dei Piceni.
Da Questa Tempesta parla di una storia molto recente, una storia dei primi del Novecento svoltasi a Torre di Palme, un paesino vicino la nostra città, in cui un ragazzo tornato in licenza militare rincontra la sua amata, e invece che tornare in mare decide insieme a lei di fuggire disertando, atto che conduce alla pena capitale, tant’è che poco dopo la loro fuga i militari iniziano a cercarli. I due giovani amanti cercano di rifugiarsi in una grotta (successivamente chiamata “Grotta degli amanti” in loro onore) ma anche lì vengono scoperti e infine, senza più via di fuga, decidono di gettarsi volontariamente da un dirupo insieme, pur di non restare divisi. Nella caduta morirà solo la ragazza, mentre il ragazzo soffrirà per le ferite ancora qualche giorno, sognando gli ultimi ricordi con la sua amata, prima di spirare anch’esso.

Dal titolo di Ver Sacrum, pt. I: Tiora Matiena è facile immaginare che ci sarà anche il seguito, un pt. II o anche III. Potete anticipare qualcosa?
Sì, la serie del Ver Sacrum vuole essere un racconto diviso in più parti (tre per ora) degli eventi che hanno portato alla formazione del popolo piceno. Il nome Ver Sacrum (letteralmente “Primavera Sacra”) indica generalmente la migrazione di un popolo verso terre inesplorate per questioni di sopravvivenza. Fu così che nacque il popolo dei Piceni, proprio in seguito al Ver Sacrum di una parte del popolo dei Sabini che, partiti dalle zone di Rieti, si stanziarono nelle nostre Marche, nei pressi di Ascoli. La serie tratterà quindi gli eventi più importanti per la storia picena. Sono già complete e non vediamo l’ora di eseguirle tutte live. Altro non anticipiamo! 🙂
Quali sono i vostri sogni come band e quali i prossimi obiettivi?
Sicuramente il progetto nasce per divertirsi e suonare in giro. Non ci poniamo limiti e speriamo sempre per il meglio. Abbiamo avuto qualche opportunità di esibirci nelle nostre zone e di questo siamo molto contenti. La speranza però è quella di poter ambire a suonare in posti sempre più blasonati e magari, perché no, riuscire a portare avanti una discografia, dato che le idee ci sono e dopo l’incisione dell’EP sarebbe altrettanto bello poter entrare in studio per un full-length.
A quali band e musicisti vi ispirate? In alcuni frangenti sento l’influenza dei Folkstone, soprattutto per quel che riguarda alcuni strumenti folk.
I Folkstone è impossibile non citarli perché sono i pionieri del genere in Italia ed è anche grazie a loro se abbiamo intrapreso questa strada. Dall’inserimento di alcuni strumenti alle influenze stilistiche, sicuramente c’è anche “del loro”. Per quanto riguarda chi ci ispira beh, non è una domanda semplice! Come prima accennato, siamo sette componenti provenienti da “background” musmicali anche molto diversi e, come abbiamo detto in passato, ciò che ci unisce e allo stesso tempo divide, è la diversità dei nostri ascolti. In ognuno dei nostri stereo suona qualcosa di diverso, e questo poi speriamo si ripercuota su ciò che suoniamo e componiamo. Folkstone, Metallica, Opeth, Skalmold, Korpiklaani, Iron Maiden, Ne Obliviscaris, Arkona, Tool, Agalloch, Thy Catafalque, Summoning e Rivers of Nihil, impossibile non citarli.
Ci sono degli ospiti nel vostro lavoro I?
Sì, Michael Rossi (Scala Mercalli), nostro caro amico, per l’assolo di Hiberna, e Irene Laslo (Zuth!) per il canto e, anche se non lo ammetterà mai, ha partecipato nei cori di Tiora Matiena anche Carlo, in maniera ‘casuale’ e un po’ goliardica.
Con chi vi piacerebbe suonare in concerto?
Ci sono molti gruppi emergenti o comunque sia nell’underground della nostra zona. Ci siamo trovati molto bene ad aprire ai Brutti di Fosco al debutto nella nostra città, a Fermo, e non ci dispiacerebbe suonare di nuovo con loro. Speriamo di poter suonare anche con gli amici Haegen che conosciamo personalmente e abbiamo seguito recentemente al Mister Folk Festival, o anche gli stessi Scala Mercalli con cui c’è già stata collaborazione. O, perché no, con i Mortimer Mc Grave che sono i pilastri del folk nelle Marche. Ce n’è del materiale in giro! Sarebbe molto bello avere la possibilità di lavorare tutti insieme! Ma spostandoci dalle Marche sarebbe davvero un sogno poter condividere il palco con i tanti gruppi folk metal sparsi per l’Italia, come i Folkstone (sperando che quello a settembre non sia l’unico concerto), i Furor Gallico, i Kanseil, i Vallorch o la Corte di Lunas, per citarne alcuni. Ma se ci è concesso sognare in grande sarebbe davvero bello suonare live con i grandi gruppi folk metal della scena internazionale.
Siete delle Marche, una regione non particolarmente ricca per quel che riguarda band metal e locali attrezzati per questa musica. Pensate che sia difficile emergere risiedendo in una regione “minore” per quel che riguarda il metal?
Sì, è un fattore di cui abbiamo tenuto conto agli inizi, ma non abbiamo voluto diventasse un limite alla nostra creatività e le nostre peculiarità. Il progetto è cresciuto spontaneamente senza mai essere condizionato da fattori esterni, non siamo mai scesi a compromessi per poterci adattare per ottenere risultati maggiori. Nonostante tutto siamo comunque fiduciosi, le Marche hanno molti festival legati al folklore, anche se non propriamente metal (basti pensare al Montelago Celtic Festival), e siamo convinti che lavorando in sinergia con gli altri gruppi sopra citati della scena underground della zona si potranno ottenere grandi risultati. Non escludiamo però l’eventualità di doverci spostare in altre zone d’Italia per trovare più date o, perché no, anche all’estero. Anzi, l’idea ci entusiasma molto!
Siamo giunti alla conclusione della chiacchierata. Volete aggiungere qualcosa?
Ne approfittiamo innanzitutto per ringraziare te Fabrizio per l’intervista e l’opportunità che ci hai dato. Siamo davvero felici di averti incontrato dal vivo all’ultimo Mister Folk Festival! Ringraziamo anche tutti coloro che ci hanno sostenuto finora e tutti i curiosi che ci scopriranno tramite questa intervista e vi invitiamo a seguirci su Spotify e YouTube per ascoltare il nostro demo EP di debutto uscito da poco e sui nostri social Facebook e Instagram per non perdervi nessuna novità su concerti e nuove uscite!


Lascia un commento