Live report: Rotting Christ a Roma

ROTTING CHRIST + FORGOTTEN TOMB + SYMBOLYC

26 maggio 2013, Traffic Club, Roma

RottingChristFlyer

Il Traffic Club è il locale romano che preferisco: piccolo e dal sapore underground, con la possibilità di sedersi direttamente sul palco, ottimi suoni e un’atmosfera retrò che mi porta indietro negli anni, quando ero giovane e macinavo centinaia di chilometri, a volte migliaia, per un concerto.

Persephone: …un brivido lungo la schiena: l’ultima volta che ho calpestato il pavimento del Traffic è stato per la data romana dei Taake…poi, una lunga pausa…rotta, infine, da questa serata…una grande aspettativa che, sono certa, non mancherà di essere ripagata…

L’occasione per tornare al Traffic è il concerto dei Rotting Christ, supportati dai Forgotten Tomb e da un paio di gruppi emergenti. Arriviamo giusto in tempo per l’inizio dei Symbolyc, quindi ci scusiamo con il gruppo di apertura, i Synodik, per non aver fatto in tempo a sentirli. La death metal band partenopea spara senza pietà le cartucce più brutali provenienti dal disco di debutto Engraved Flesh (2009, My Kingdom Music), senza riuscire a scaldare più di tanto il pubblico presente – poche decine – che segue l’esibizione a metri di distanza dal palco: il cantante Diego Laino cerca più volte di coinvolgere il pubblico con pochi risultati.

Persephone: …se non quello di farmi risalire in gola i peperoni che avevo da poco consumato per cena…

Unica canzone a creare una parvenza di pogo è la scolastica cover di Raining Blood.

Persephone: …una quindicina di sbadigli dopo…

SymbolycLa serata va avanti con i Forgotten Tomb, reduci da un tour europeo come headliner (con Isole ed Ereb Altor di supporto) durato due settimane. La band è affiatata e suona a memoria i grandi brani del proprio repertorio, spaziando da pezzi black ‘n roll ad altrii più psichedelici in modalità ossessivo/aggressiva. La sala è piena per metà, le teste ruotano a ritmo di musica e più volte parte il pogo nei momenti adatti al contatto fisico. Ascoltando le note degli autori di Negative Megalomania e …And Don’t Believer Us From Evil mi è venuta una gran voglia di vedere dal vivo per l’ennesima volta i Novembre, peccato sia quasi impossibile. La band capitanata da Herr Morbid ha fatto un concerto praticamente perfetto, ricevendo i meritati applausi del pubblico (ho visto diverse persone con in mano i vinili dei Forgotten Tomb). Ragazzi, la prossima volta che passate a Roma, se lavoro, mi compro almeno una maglietta!

Persephone: ecco la differenza tra attitudine e suonatori di pentole…non riuscire a sostenere lo sguardo di un inquietantante Algol al basso e restare impietriti dall’estatico immobilismo di A. alla chitarra…su tutti un Herr Morbid, tra il mistico e lo spiritato…il vortice non è mai stato così visionario…questa sì che è fottuta classe!

Parte l’intro e i Rotting Christ, tra le urla del pubblico, salgono sul palco. La prima cosa che voglio dire è che a me stanno simpatici, ma proprio tanto. Forse perché sono abituato a vedere/parlare con musicisti scandinavi, solitamente freddi e per i cazzi propri (tranne i Trollfest, ma loro sono una cosa a parte…), quindi chiome brune e un po’ di calore mediterraneo non possono che mettermi  di buon umore. La seconda cosa la lancio con una frase per molti di voi shock – cercate di seguirmi -, ma cercherò di spiegarla: i Rotting Christ “sono” folk. Mettete da parte violini e humppa, melodie di fisarmoniche e coraggiosi guerrieri con gli elmi cornuti, cosa rimane del folk? Sicuramente la cosa più importante, forse la sola cosa importante, ovvero il legame con la propria terra. Cosa hanno in comune Otyg e Rotting Christ? Apparentemente nulla, eppure sono legati dallo stesso desiderio di portare avanti attraverso la propria musica il folklore e la storia della terra dalla quale provengono. Bene, ora ascoltiamo in particolare gli ultimi lavori di Sakis e Themis, cosa troviamo oltre a chitarre ritmate, drumming al fulmicotone e testi in un inglese che non renderebbe orgoglioso il buon Shakespeare? Cori su cori, partiture di batteria tribali (no, niente Igor Cavalera), un’epicità e una drammaticità che sembrano provenire direttamente dai più arcani impeti dell’antica tragedia greca…

Persephone: …laddove era proprio il coro ad evindenziare la profondità di un’azione alla quale, inesorabilmente, il destino soleva condurre i propri sventurati personaggi. Rotting Christ tra mito e rito, dunque, alla riscoperta di un’ancestrale ellenicità, la stessa che accomuna la poderosa elegia di Tirteo e le infuocate urla di Sakis: è lo spasmo gutturale che conduce il guerriero alla battaglia, quell’incitamento che  è, al tempo stesso, paura e tragico ardore…

Se ancora siete qui a leggere vuol dire che non vi siete fermati al grim del ’92 e non mi prendete per un pazzo incompetente, bene. La formazione è cambiata dall’ultima calata italica dei fratelli Tolis: alla chitarra troviamo il giovane (21 anni) George Emmanuel al posto dell’axeman Giorgios Bokos e Vagelis Karzis al quattro corde in sostituzione dello storico Andreas Lagios, con la band dal lontano 1996. I quattro extreme metaller partono alla grande, e stranamente non con un brano del recente Kata Ton Daimona Eaytoy, bensì con Forest Of N’Gai, dal grezzissimo Passage To Arcturo del ’91. Dopo Athanati Este è il turno della title track fresca di stampa: la veloce canzone, ipnotica e a tratti feroce, fa partire il primo vero pogo della serata, con tanto di stage diving da parte dei più agitati spettatori. Il concerto prosegue con tanti brani pescati dai lavori anni ’90 ( The Sign Of Evil Existence e Transform All Suffering Into Plagues da Thy Mighty Contract del 1993, oltre alla classica King Of A Stellar War e alla conclusica Archon, entrambre da Triarchy Of The Lost Lovers, 1996), la distruttiva cover di Societas Satanas e la massiccia Χαος Γενετο (The Sign Of Prime Creation), opener di Theogonia. Non Serviam è forse il momento più atteso della serata, con il pubblico indiavolato che urla e poga, mentre dallo spettacolare AEALO viene ripresa solamente Noctis Era, ultima canzone prima del bis Archon.

Persephone: è elegia guerresca questa, sangue e ragione di vita. Le mammolette se ne restino pure a casa, l’ora è quella della falange…

I musicisti hanno coinvolto il pubblico, suonando in maniera precisa per tutto il concerto tolto il cedimento di Themis al termine dalla lunga parte velocissima di In Yumen-Xibalba, dove l’imponente drummer non ha retto ed è stato costretto a dimezzare le parti nelle ultime battute. Le luci sono state quasi sempre, stranamente, fisse e verdi, mentre l’audio è stato perfetto con tutti i gruppi, pulito e comprensibile ogni strumento.

A fine serata si scambiano due chiacchiere con un po’ di amici e ci si avvia verso lo scooter: incontriamo Sakis e gli raccontiamo che io e Persephone ci siamo conosciuti esattamente due anni prima proprio al loro concerto all’Init (altro locale di Roma), che è quindi il nostro anniversario e poi altre cose. Lui un po’ stupito ci chiede se tutto ciò è per “colpa” sua, facendoci gli auguri e battendo il pugno sul cuore. Brave persone che fanno i musicisti con alle spalle una carriera invidiabile e sono sempre disponibili con i fan, per fortuna, esistono ancora: Sakis è uno di loro.

Non ci resta che congratularci con gli organizzatori No Sun Music, Altamira Events, Jorge e Gabbo per l’ottimo evento: tutto è filato liscio e la gente, tanto più con un costo assolutamente popolare di 15 euro, si è divertita non poco.

Persephone: …che dire? Ho trascorso quest’ultimo anno completamente fuori dal giro…confermo che non sarebbe potuto esserci miglior ritorno se non questo…

Scaletta Rotting Christ:

1. Forest Of N’Gai
2. Athanati Este
3. Kata Ton Demona Eautou
4. Nemecic
5. King Of A Stellar War
6. The Sign Of Evil Existence
7. Transform All Suffering Into Plagues
8. Societas Satanas (Thou Art Lord cover)
9. In Yumen-Xibalba
10. Welcome To Hell
11. Χαος Γενετο (The Sign Of Prime Creation)
12. Non Serviam
13. Noctis Era
– – –
14. Archon
Foto a cura di Persephone.

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