Helsótt – Fólkvangr
2012 – EP – autoprodotto
VOTO: 4,5 – Recensore: Mr. Folk
Formazione: Eric Dow: voce – Mark Dow: chitarra, voce – Mikey “Mjölnir” Muller: basso – Cooper Dustman: batteria – Steph Robinson: tastiera, voce
Tracklist: 1. A Coward’s Curse – 2. The Taverns Tale – 3. Her Will Be Done – 4. Epic Battle – 5. Honour Thy Valkyrie – 6. Legends Untold
Gli Helsótt sono un gruppo che in poco tempo è riuscito a farsi strada negli USA, la loro patria, a suon di concerti e festival. Nati nel febbraio 2010 e senza un disco all’attivo sono riusciti ad aprire gli show di alcuni dei gruppi più importanti della scena folk/viking e non solo: Finntroll, Korpiklaani, Eluveitie e Turisas, ma anche Nevermore, Destruction, Rotting Christ e Fear Factory tra gli altri, oltre all’intero Paganfest USA/Canada in compagnia di Ensiferum, Trollfest, Heidevolk e Týr. Davvero niente male per un gruppo praticamente sconosciuto. Detto questo, però, è il momento di analizzare la proposta musicale della band californiana, autrice dell’EP Fólkvangr, pubblicato nel giugno 2012. Quella presa in esame è la versione digitale presente nella pagina Soundcloud del gruppo, un lavoro composto da sei brani, mentre in versione fisica hanno rilasciato un EP dallo stesso titolo con tre canzoni, una sola presente nella versione digitale: strategie di mercato piuttosto bizzarre.
La musica è semplicemente scadente. Nelle intenzioni vorrebbero fondere il pagan metal con il thrash/death, ma quel che ne esce fuori non è altro che uno strano insieme di influenze e sonorità senza capo né coda. Ascoltando Fólkvangr viene in mente la visione americana della pasta asciutta, ovvero il classico piatto di spaghetti con le polpette: pensano di saper cucinare una ricetta italiana, ma la realtà è ben diversa. Stessa cosa con questo EP, assai distante dal pagan e dal folk metal. La dolce voce di Steph Robinson sarebbe l’ideale per un gruppo gothic, le melodie ruffiane e malinconiche non stonerebbero in alcuni brani degli Evanescence, ma si continua a parlare di pagan metal.
L’opener A Coward’s Curse è l’emblema di un gruppo che non ha ancora deciso quale strada prendere: melodica e sdolcinata, con la voce di Robinson unica nota positiva in un brano che mi ha fatto tornare alla memoria il (bel) demo del 2000 degli italiani Tystnaden, anni prima che si rammollissero. Seconda traccia in scaletta è The Taverns Tale, movimentata e maggiormente in tema con il genere che professano di suonare: brano scolastico che ricorda vagamente qualcosa dell’album di debutto degli Ensiferum, senza, ovviamente, raggiungere quelle vette compositive. Her Will Be Done (poco più di due minuti e mezzo di durata) è sullo stile del precedente pezzo con l’aggiunta della voce della tastierista/cantante Robinson. Epic Battle parte con sonorità epiche e dilatate aggiungendo, poi, aggressività e (finalmente!) dei riff di chitarra degni di nota che rendono la canzone piacevole da ascoltare. Up-tempo e solito alternarsi di voci growl maschile/clean femminile per Honour Thy Valkyrie, un risultato stilisticamente vicino ai nostri Vallorch senza strumenti tradizionali e senza ispirazione. Ultimo brano di Fólkvangr è Legends Untold, composizione dal sapore retrò, tra accordi lunghi e atmosfere grigie create dalla tastiera: il risultato non è particolarmente brutto considerando il resto del cd.
Gli Helsótt hanno la bravura (conoscenze?) per suonare sui palchi di mezzo Nord America, ma la musica presente nell’EP mostra dei ragazzi con le idee davvero poco chiare: il desiderio di inserire spunti diversi tra loro e creare qualcosa di nuovo (“folk metal american style”?!?) non avendo le capacità, l’ispirazione e l’esperienza per farlo.
Bocciati e sconsigliati, la strada che porta al Folk Metal è per la band ancora lunga, molto lunga.
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