Da Madrid, i Sechem provano a dire la loro in campo folk metal con musica e testi ispirati all’Antico Egitto. Tra mitologia, antiche melodie e oriental metal, il tastierista della band, Paolo, ci illustra il mondo della sua band, fresca autrice dell’EP Ren.

Siete una band da poco in circolazione e praticamente sconosciuta in Italia: presentatevi ai lettori.
Un caloroso saluto ai lettori di Mister Folk! Innanzitutto spero che il mio scriba non si perda in futili errori e mi scuso in anticipo. Noi siamo Sechem, un gruppo di sei studenti universitari che vivono a Madrid ed hanno in comune la passione per la storia e la musica e cercano umilmente di far scoprire alla gente qualcosa di nuovo, innovativo e originale.
Cosa vuol dire Sechem?
In senso stretto Sechem è il nome del fiore di loto, anche se la simbologia lo indica come simbolo della risurrezione, del rinnovamento.
Una band spagnola che propone melodie orientali, da dove viene l’idea e perché?
Beh diciamo che il fatto di essere una band spagnola non è altro che una coincidenza geografica. L’idea è nata dalla fondatrice, Marta Sacri, grande ammiratrice e studiosa della cultura egizia (sta infatti frequentando archeologia all’università). L’idea era di creare un gruppo diverso da quelli presenti nella scena folk più tradizionale, che portasse un’atmosfera non legata ai vichinghi o ai celti e allo stesso tempo fosse storicamente fedele alla realtà. In Spagna ci sono già molte band che evocano questi concetti come Incursed, Pedernal y Acero, Survael, Pimea Metsa, Ocelon… noi rappresentiamo una curiosa alternativa.
Vi autodefinite “oriental folk metal”: spiegate il concetto che è dietro questa definizione.
La scelta di definire la nostra musica in questo modo è nata dalla necessità di spiegare in breve alla gente “cosa siamo”. Siamo folk metal? Come detto prima non rispettiamo lo stereotipo folk. Siamo oriental metal? Se si pensa alle principali band che definiscono il genere come Orphaned Land o Myrath si notano notevoli differenze dal punto di vista musicale. La definizione, quindi, indica da un lato la tematica orientale e le melodie arabeggianti e dall’altro, l’inciso Folk, indica l’utilizzo di strumenti tradizionali e i testi legati alla cultura, al folklore appunto, dell’Antico Egitto.
Cosa volete trasmettere attraverso la vostra musica?
Noi pensiamo che la musica sia cultura e come tale sia un ottimo veicolo per trasmettere informazioni. Alcuni gruppi che utilizzano la cultura egizia, Nile su tutti, commettono errori madornali ed imprecisioni storiche raccapriccianti nei loro testi, dando un’idea totalmente errata e storpiata dell’epoca. Noi d’altro canto cerchiamo di rispettare la verità storica nel modo più accurato possibile nei nostri testi e anche quando “creiamo” scenari fittizi, facciamo in modo che siano storicamente possibili.
Di cosa parlano i testi di Ren?
Son Of The Sun parla di Akenaton, il denominato “Faraone eretico”. Uno dei primi monoteisti della storia, sfidò la tradizionale religione egizia (vecchia di millenni) instaurando il culto di un unico dio, Aton, il disco solare. Questi presupposti furono fondamentali per lo sviluppo del giudaismo prima e del cristianesimo poi. Dopo la sua morte subì una damnatio memoriae e molti dei suoi templi, statue e opere furono distrutte.
Queen Of Nubia è una canzone d’amore ambientata in Nubia appunto (attuale Sudan), che appartenne durante diverse epoche all’impero egizio. Le “Nubie” erano donne famose per la loro bellezza e bravura ed erano molto gettonate presso i monarchi.
Infine Osiriac Triad parla di uno dei miti più importanti nella religione egizia. Set, dio della tempesta, odiava profondamente suo fratello Asir (una delle divinità più importanti del pantheon). Set organizzò una congiura dove ingannò Asir, lo squartò e distribuì i suoi resti nella valle del Nilo. Isis, sorella e sposa di Asir, riuscì a riunire tutti i suoi resti meno il membro virile e, con l’aiuto magico di suo figlio Horus, resuscitò il suo sposo come dio dei morti e della resurrezione. Quest’ultimo espulse Set dal trono d’Egitto e, vendicandosi, lo mandò in esilio.

Quali sono i vostri gruppi di riferimento? Oltre alla musica cosa altro vi ispira per la composizione?
Come già ampiamente spiegato, l’ispirazione principale per i testi è la cultura e la religione dell’Antico Egitto. La musica tradizionale ha una grossa influenza, anche se è estremamente difficile da reperire. Se si parla di metal mi vengono da citare Aeternam e Orphaned Land per quanto riguardo l’oriental e più in generale Epica e Mark Morton fanno sentire la loro influenza. In generale abbiamo tutti gusti abbastanza diversi tra di noi quindi non c’è, diciamo, una guida precisa. La contaminazione però aumenta la varietà!
Avete optato per una registrazione a costo zero, decisione che ha dei lati positivi ed altri negativi. A registrazione conclusa, rifareste la scelta?
Diciamo che è stata una scelta obbligata. C’era la necessità di avere del materiale digitale per attrarre gente fuori dalla nostra cerchia personale e soprattutto da mandare alle organizzazioni dei festival e ai promoter in un lasso di tempo stretto e le nostre finanze coprivano appena la sala prove. La poca esperienza e i materiali utilizzati hanno portato ad un risultato non perfetto ma l’altra faccia della medaglia è alquanto brillante. Grazie a Ren abbiamo suonato nel festival di Folk Metal più importante di Spagna (Keltoi Fest), abbiamo fatto da spalla per i russi FängörN, parteciperemo il primo novembre al She Metal Fest di Murcia. Abbiamo anche avuto diversi passaggi in radio sia in Spagna che all’estero e… beh sto rispondendo a questa intervista!
Siete in contatto con altri gruppi spagnoli? Cosa pensate della scena del vostro paese?
Come in tutto il Sud Europa la scena metal è… difficile! Personalmente trovo la Spagna più aperta e più attiva rispetto all’Italia, la maggior affluenza di band internazionali (sia come cadenza che come quantità di città toccate) è infatti più alta. Anche l’underground ha meno difficoltà per arrivare a toccare livelli medio-alti. D’altro canto il grande blocco di heavy metal nazionale degli anni 80-90 ha fatto da muro per il lancio di band a livello internazionale. L’Italia in questo è avanti, qui infatti non abbiamo un corrispettivo dei Rhapsody, dei Lacuna Coil, dei Fleshgod Apocalypse, degli Elvenking, giusto per citare i più famosi oltralpe. Solo poche band con determinate caratteristiche (Dark Moor, Diabulus in Musica) sono riuscite a oltrepassare la frontiera con successo. Ho visto con piacere un vostro articolo su Around The Oak dei nostri colleghi Drakum, con cui abbiamo suonato al Keltoi Fest; siamo anche in ottimi rapporti con altri esponenti della scena come Incursed, Celtibeerian, Angel Dusk. Tutte band che consiglio vivamente di scoprire.
I primi due brani di Ren sono piuttosto simili tra di loro, mentre Osiriac Triad suona diverso e più dinamico. Cosa dobbiamo aspettarci dai Sechem in futuro?
Una registrazione di alta qualità appena possibile! Un EP che rispecchi certi standard di qualità e produzione, questo è di sicuro il nostro prossimo obiettivo. Musicalmente le cose si stanno facendo più “dure e veloci”. Senza spaventare nessuno mi sento di dire che Osiriac Triad, dal punto di vista musicale, rispecchia meglio le nuove composizioni.
Siamo ai saluti, grazie per l’intervista.
Grazie a te Mister Folk, in bocca al lupo per il libro e che Ra accompagni il tuo cammino.

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