Intervista: Vallorch

Nel giro di un anno i Vallorch sono passati dallo status di gruppo sconosciuto a stella nascente del folk metal, pubblicando in pochi mesi un EP, il disco di debutto Neverfade e suonando in molti festival, compresi Fosch Fest e Metaldays.  Una bella chiacchierata con il bassista/cantante Leonardo Dalla Via ci permette di conoscere meglio il combo nord italiano.

Vallorch
La band (line-up che ha registrato Neverfade)

Prima domanda – d’obbligo – sul Metaldays dove avete da poco suonato.

Che dire? Esperienza esplosiva e grande soddisfazione! Metaldays è l’ultima incarnazione del Metalcamp, a cui già alcuni di noi partecipavano da diversi anni, e si è trattato di un piccolo sogno realizzato. L’atmosfera che si respira è incredibile, rilassata e quasi eterea, come si fosse venuta a formare una pacifica nazione di solo metal, ma chi ci è stato saprà meglio di noi cosa intendiamo. Stare su un palco di fama internazionale con un pubblico così ghermito e partecipe ci ha lasciati piacevolmente di stucco: non ci aspettavamo certo stage diving con tanto di gommone e coccodrillo gonfiabile! Partecipare al festival dalla parte del musicista dopo averlo fatto da fan è quasi surreale.

Ci siamo conosciuti lo scorso anno in occasione del Fosch Fest 2012, dove avete suonato ottenendo un buon riscontro da parte del pubblico. Da quell’intervista è passato appena un anno ma di cose ne sono successe… vi va di raccontarle?

Appena scesi dal palco di Bagnatica siamo subito stati investiti dal calore del pubblico folk metal italiano, che fortunatamente ci ha accolti entusiasta. Da lì abbiamo cominciato a girare locali in compagnia di altre stelle nascenti e band ben conosciute e amate, come Ulvedharr, Artaius, Diabula Rasa, Furor Gallico. Subito in autunno siamo entrati in studio per registrare il nostro album di debutto, e nel frattempo abbiamo anche avuto il piacere ed onore di aprire per gli Arkona. Abbiamo suonato in locali e festival per tutto il Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte, per poi avere in primavera la conferma della partecipazione all’ambito festival di Tolmin.

Come siete giunti alla firma con la Moonlight Records?

È stata Moonlight Records stessa a contattarci prima della nostra partecipazione al Fosch Fest: non avendone sentito parlare abbiamo optato per un colloquio. Una volta sentita dal vivo la loro proposta di promozione e distribuzione abbiamo deciso di firmare il contratto, e di intensificare la composizione di pezzi nuovi per Neverfade.

Passiamo al debutto Neverfade: a distanza di mesi dall’uscita siete completamente soddisfatti o qualcosa si poteva fare meglio o diversamente?

Non ti nascondo che le sessioni di registrazione ci hanno visti un po’ in difficoltà: precedentemente non avevamo limiti di tempo. Abbiamo dovuto in sede far fronte alla nostra inesperienza, e alcuni risultati finali non hanno coinciso con ciò che avevamo in mente. Ti parlo in ogni caso di piccolezze o di problemi risolti in corso d’ opera: siamo soddisfatti del nostro lavoro!

Come sapete ho apprezzato l’EP Stories Of North e ascolto con piacere il debutto targato fine 2012 ma, produzione a parte, trovo poche differenze tra i due lavori. Che idea vi siete fatti su questo punto – letto anche in recensioni e forum – e come vedete ora il vostro debutto, a quasi un anno dalla sua realizzazione?

Crediamo che sia naturale vederla così: per noi l’album è stato come un capitolo conclusivo di ciò che avevamo iniziato con l’EP. Non abbiamo volutamente modificato in modo eccessivo i brani già presenti in Stories Of North, e in un senso più ampio Neverfade altro non è che un ampliamento della corrente compositiva in atto già dal lavoro precedente.

Le tracce presenti in Neverfade sono 13 considerando la bonus track: non tanto per la qualità quanto per la quantità, non era forse il caso di togliere uno-due brani in modo da rendere l’ascolto più scorrevole e immediato?

Non ci siamo mai davvero posti il problema dell’eccessiva durata. I brani sono nati istintivamente, e ci è sembrato naturale includere tutto ciò che avevamo creato. Il lavoro è composto da solo otto canzoni vere e proprie: ci sono intro e outro più due intermezzi che difficilmente possono essere considerati canzoni a sé stanti (Join The Dance e Störiele). Escludendo Il Fuggevol Sogno, che abbiamo deciso di inserire come chicca aggiuntiva, il lavoro dura 50 minuti: leggermente di più della durata media di un album, ma non esageratamente.

Canotto
Il famoso canotto del Metaldays

Sul web si è parlato molto de Il Fuggevol Sogno, unica canzone cantata in italiano. Considerando il fatto che ha ricevuto buoni consensi, pensate alla possibilità di dare più spazio alla lingua italiana prossimamente?

Non lo escludiamo, ma non è nelle nostre priorità. Siamo comunque interessati a mantenere un legame con la nostra cultura, e piuttosto vorremmo utilizzare (almeno in parte) la lingua cimbra. Questo non significa che non utilizzeremo più l’ italiano: la nostra intenzione è quella di includere una ghost track a tema favolistico in lingua italiana in ogni album, e proseguire quindi l’iter iniziato da Il Fuggevol Sogno di Demetrio.

Una critica che vi è stata mossa è quella relativa al poco lasso di tempo trascorso tra l’EP e il debutto: in questo modo non c’è stato modo per consentire al sound di maturare, di fatto suonando come Stories Of North ma con una minutaggio maggiore. Quale opinione avete a riguardo?

Siamo d’ accordo: Moonlight Records ci ha proposto il contratto a patto che fossimo stati in grado di entrare in studio dopo l’ estate, e questo ha fatto sì che Neverfade diventasse una sorta di quadro ampliato di Stories Of North. Ci stiamo prendendo tutto il tempo necessario per la realizzazione del nuovo album, in maniera da non ripeterci.

Un’altra possibile lettura è che eravate pronti al debutto già all’epoca di Stories Of North. Cosa ne pensate?

È un’interpretazione lusinghiera e ovviamente ci rende felici sapere che qualcuno la pensa a questo modo. Delle molte recensioni, quelle che valutano Neverfade con un voto più alto più spesso sono straniere, o vengono da persone che non hanno ascoltato prima l’EP, considerando tutte le canzoni un unicum. Ci siamo posti nei confronti di Neverfade come un lavoro che andava a completare le canzoni già composte con Stories Of North: l’EP è autoprodotto, e non volevamo che le nostre prime creazioni fossero di difficile reperibilità!

Quanto sono importanti i testi per voi? Come nascono le liriche delle canzoni, quali sono le fonti d’ispirazione?

I testi stanno via via diventando sempre più importanti nella nostra visione d’ insieme. Per il nostro primo lavoro abbiamo optato per tematiche mitiche, leggendarie o fantastiche, traendo ispirazione da tradizione, storia e letteratura, con dei picchi di introspezione e di critica sociale. Pensiamo che i nostri prossimi lavori avranno molto più impegno dal punto di vista tematico, pur non perdendo la nostra identità folk.

In questo periodo, nonostante la penuria di locali, state suonando spesso, in particolare in mini festival, la scena folk metal sembra piuttosto viva e interessante…

Lo è! Fortunatamente il nostro paese ha moltissimi fan instancabili del genere, e sembra che l’Italia abbia da qualche anno dato il benvenuto in maniera molto più che entusiasta al genere, che in questo momento prospera.

Leo
Leonardo live

Secondo voi per quale motivo il folk metal in Italia sta godendo di tanta salute? Cosa volete trasmettere attraverso la vostra musica?

Pensiamo che il motivo principale sia lo spirito di unità e fratellanza che aleggia nell’ambiente. Anche solo passeggiando al Fosch Fest, o a molti altri festival, si è andato creando un insieme di fan del genere folk metal che si sente parte di qualcosa di unico. Dobbiamo il nostro successo e la presenza di spettatori in gran parte alla folk family, che più che un gruppo di persone dagli stessi interessi, è una vera e propria famiglia allargata dove non solo si conoscono tutti personalmente, ma sono tutti amici!

La nostra musica è un estensione di noi stessi, e ci piace lasciare all’ ascoltatore il compito o (si spera) il piacere di interpretarla. Anche solo quel brivido lungo la schiena o la pelle d’oca sull’avambraccio: se abbiamo in qualche modo contribuito nel nostro piccolo a rendere migliore la vostra giornata, ci riteniamo soddisfatti.

Quali saranno i prossimi passi dei Vallorch?

Siamo in piena fase compositiva, e in parallelo stiamo continuando a promuovere l’ album, a livello italiano e, speriamo, presto anche internazionale. Abbiamo ancora un bel po’ di strada da fare prima di entrare nuovamente in studio!

Considerando il gran numero di gruppi e dischi in circolazione, quali sono i motivi che dovrebbero portare la gente a supportarvi?

Pensiamo che ciò che più trasmette chi siamo e metro di giudizio per una band sia lo show live. Siamo veri, puri e crudi sul palco, e non facciamo altro che divertirci per divertire!

Molte grazie per la disponibilità, a voi la chiusura.

Grazie a te Fabrizio per questo spazio, salutiamo la folk family, i nostri instancabili fan e tutti i tuoi lettori che ci hanno voluto dedicare parte del loro tempo per leggere questa intervista. Grazie infinite!

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