Ymir’s Blood – Voluspa: Doom Cold As Stone
2012 – demo – autoprodotto
VOTO: 8 – Recensore: Mr. Folk
Formazione: Konsta: voce, chitarra – Teppo: basso – Jesse: batteria
Tracklist: 1. Part I: Odin and the Priestess – 2. Part II: The Bleeding God – 3. Part III: Fire and Blood
Oggi Mister Folk vi vuole fare un piccolo regalo, un regalo per tutti quelli che hanno voglia di conoscere musica nuova e al contempo riscoprire le radici di quello che è il nostro genere preferito. All’epoca non c’erano strumenti folkloristici, non come li intendiamo al giorno d’oggi, niente cori da osteria e melodie da danzare a ritmi frenetici. Tutte belle cose che io per primo amo, ma oggi si parla di metal vecchio stampo, di riff che fanno sanguinare le dita, di un drum kit che pesta duro pur non imitando con le gran casse le eliche dell’elicottero. Oggi si parla degli Ymir’s Blood.
Questo trio finlandese suona un old school metal difficilmente etichettabile che per motivi di praticità inserirò nel calderone “viking metal”. La loro proposta spazia dal doom all’epic metal, trovando punti di contatto con Bathory, Candlemass, Solstice (gli inglesi, da poco tornati discograficamente con un EP molto bello) ed Entombed. Riff lugubri e urla sporche si mescolano in un’orgia di suoni e ritmi come oggi, purtroppo, è sempre più difficile ascoltare, tutti presi dalla tecnologia e dalla “plasticosità” dei nuovo dischi. Gli Ymir’s Blood, invece, sono una fottuta metal band come il buon senso, il cuore e il sudore vogliono: reali e sinceri, niente trucchetti da studio. Semplicemente dei metallari con dei microfoni e un registratore analogico in presa diretta. Per questo motivo Voluspa: Doom Cold As Stone (disponibile in formato musicassetta) suona in questa maniera, grezzo e sporco per utilizzare due termini ultimamente abusati. In realtà è il suono reale di una band che suona in sala prove, non ripulito da programmi e maestri del click. Le tre lunghe canzoni presenti nel demo del 2012, come detto, sono un tributo alla musica che fu, senza risultare prive di idee o, peggio ancora, con spunti riciclati dai grandi del passato.
La prima traccia è Part I: Odin and the Priestess, ed è facile capire dove gli Ymir’s Blood ci vogliano portare. La musica prende per mano l’ascoltatore e lo trascina in un mondo ormai lontano, fatto di riviste e fanzine fotocopiate, tape trading e dischi che giravano negli impianti stereo. Musicalmente la canzone è una sorta di Entombed meno aggressivi e più epici, un suono ormai sconosciuto ai musicisti più giovani. Part II: The Bleeding God è la composizione più dinamica e violenta della cassetta, tra giri chitarristici semplici e diretti e la doppia cassa di Jesse che si alternano a rallentamenti doom e granitici riff stoppati. La voce di Konsta è sporca e le parole del testo che declina sembrano provenire direttamente dalla bocca di Hel. Part III: Fire and Blood, brano che porta alla conclusione del demo, è un mid tempo opprimente e claustrofobico, la sei corde è un macigno e l’atmosfera è assolutamente pesante. Anche l’arpeggio di chitarra e la parte soft sono oscuri, con il singer Konsta che sembra quasi giocare con le linee vocali. Ascoltando i sette minuti della canzone mi è tornato alla mente il racconto di H.P. Lovecraft “Le Montagne della Follia”.
Se posso permettermi, il mio umile consiglio è questo: per un giorno mettete da parte i dischetti di quelli che vengono spacciati come grandi gruppi e riscoprite le origini. In caso gli Ymir’s Blood non vi dovessero piacere andate a ripescare i primi dischi di Mercyful Fate, Candlemass, Entombed e Celtic Frost, ne vale la vostra cultura musicale.
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