Intervista agli Hagalaz, realtà tricolore che lo scorso anno ha pubblicato l’EP di debutto self-titled, un’occasione per conoscere meglio la band ed entrare nel loro magico e mistico mondo.
Suonate entrambi nei Korrigans, ma avete deciso di creare un side project per esprimere una parte di voi che evidentemente non viene esplorata con la band madre, è così? Come e quando vi è venuta l’idea di questo progetto?
Sì, in effetti Hagalaz nasce per avere la possibilità di esprimerci senza alcun limite. Il progetto Korrigans ha ormai una propria”personalità” ed è normale che abbiamo dei vincoli per quanto riguarda la composizione (vincoli che ci siamo prefissi noi e che ci piacciono tantissimo, bada bene!), cosa che con Hagalaz non accade, vuoi per il non identificarci in un unico genere, vuoi per la possibilità di inserire diverse tracce e diversi strumenti che sarebbe difficile riproporre fedelmente in live. L’idea è partita da Solstafir, assuefatto dai suoni crudi ma atmosferici del black, voleva creare un progetto che si rifacesse a quel black “evoluto” della fine degli anni ’90, qualcosa di più evocativo.
Cosa significa per voi il nome Hagalaz?
Hagalaz è una runa che rappresenta il cambiamento, il risveglio e la sperimentazione, bene si addice alla musica che proponiamo. L’idea del nome è nata ascoltando il primo fantastico lavoro dei Wardruna, la cui traccia “Hagal” è dedicata proprio a questo simbolo.
Come mai la decisione di suonare musica strumentale?
In verità non è stata una decisione presa sin dall’inizio o premeditata. Quando la musica ha iniziato a prendere forma ci siamo accorti che non si adattava bene ad una linea vocale, inoltre Hagalaz nasce anche come omaggio alla Natura nella sua forma più selvaggia, abbiamo preferito, quindi, lasciare la parola alle note senza introdurre suoni troppo antropici, come può essere una linea vocale.
Nella biografia parlate della Natura come vostra musa: siete soliti “isolarvi” in qualche luogo particolare per trovare la serenità personale e/o l’ispirazione per la musica?
Posso affermare che la Natura è la nostra unica vera musa, volendo accostare la musica di Hagalaz all’arte raffigurativa mi viene in mente la concezione di Natura che trasuda dalle opere buie e meagiche di Theodor Kittelsen. Alla tua domanda è facile rispondere guardando l’artwork del nostro EP: le foto sono state scattate sul nostro Appennino, in particolare la copertina è tratta da una foto scattata su una cresta durante un’ascesa sul monte Semprevisa, la vetta dei Lepini. Il nostro territorio ci offre diversi spunti, il nostro obiettivo è tradurre in musica quelle emozioni che possono essere comprese solo da chi ha vissuto un bosco di notte o una cima innevata in pieno inverno, per quanto siamo coscienti della difficoltà di questo obiettivo!
A livello musicale, quali sono i gruppi ai quali vi sentite più vicini?
Senza dubbio i gruppi che più ci hanno influenzato sono stati Agalloch, Wardruna ed Empyrium, ma le sessioni ritmiche non possono non rimandare al più crudo black metal, così come gli interlude risentono di un background prettamente folkloristico.
Il disco Hagalaz è uscito quasi un anno fa, ora è il turno del full length dei Korrigans, ci possiamo quindi aspettare notizie riguardo un nuovo lavoro degli Hagalaz a breve?
Di certo il progetto Hagalaz non sarà risolto con il solo EP pubblicato l’anno scorso, ma non possiamo parlare di lavori “a breve”. Come ci hai anticipato, negli ultimi mesi ci siamo dedicati completamente al primo full con i Korrigans (Ferocior Ad Rebellandum) e ancora adesso siamo in fase di mixaggio. Le idee per Hagalaz, però, non mancano, ma l’elaborazione richiede sempre un po’ di tempo, come avrai capito Hagalaz è un progetto in piena libertà, ci prendiamo il tempo che ci serve.
In caso, avete già ora in mente qualcosa? Il vostro sound muterà in qualche maniera?
L’unica cosa che posso anticiparti è che stiamo valutando di proseguire l’EP con altri due lavori, una sorta di trilogia che rappresenti il percorso di Hagalaz, per ora è l’idea che più ci ha convinti incarnando lo spirito progressivo della nostra musica, un iter che esplori tanto la natura quanto la nostra evoluzione musicale, pur rimanendo fedeli alle atmosfere proposte con il nostro primo lavoro.
Per alcuni istanti ho riscontrato influenze neofolk nella vostra musica, vi piace questo genere musicale?
…e non ti sei sbagliato! Apprezziamo moltissimo questo genere che sembra stia assumendo una forma più personale negli ultimi anni, nei nostri prezzi ne avrai sentito le tracce grazie all’uso di strumenti largamente diffusi nel neo folk, come il low whistle, e ancora di più per il nostro background che senz’altro ha influito nella composizione, essendo colpiti da gruppi come Faun, Wardruna, Forseti, Argine ecc…
Come mai la scelta di utilizzare i titoli della canzoni in latino?
La scelta di usare titoli in latino non nasconde nessuna filosofia o interpretazione particolare, Hagalaz si gioca tutto sulla sonorità, anche delle parole. Senz’altro usare la lingua parlata dai nostri avi ci porta con la mente a dimensioni più ancestrali, ma forse è un aspetto secondario.
Avete in programma qualcosa sul versante live o rimarrete una studio band?
In questo momento rimaniamo fedeli all’impegno solo in studio per rimanere il più possibile fedeli alle idee che abbiamo in fase di composizione, ci dedicheremo all’attività live con i Korrigans, in particolar modo in seguito all’uscita dell’album, in modo da non soffocare nessuno dei due progetti.
Grazie per l’intervista, a voi lo spazio conclusivo.
Grazie a te per lo spazio dedicatoci! E grazie a chi supporta noi e tutto il resto dell’underground, questo è l’unico modo per far vivere la vera musica, la musica indipendente da tutti i canoni che ci vengono imposti quotidianamente. Alla prossima!
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