Live Report: Niflheim Festival

NIFLHEIM FESTIVAL

BORKNAGAR + MǺNEGARM + IN VAIN + EREB ALTOR + SHADE EMPIRE

13 marzo 2014, Traffic Club, Roma

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Serata di grande musica al Traffic di Roma, locale di punta per qualità e quantità dei concerti, per quel che concerne il Lazio e il centro Italia. I nomi che infiammeranno la serata sono di grande prestigio, soprattutto per gli amanti delle sonorità fredde/oscure/viking: il Niflheim Festival (tour della durata di nove date, delle quali ben tre in Italia), difatti, conta su una line-up ti tutto rispetto con i norvegesi Borknagar in veste di headliner, supportati da Månegarm, In Vain, Ereb Altor e Shade Empire, un pacchetto di tutto rispetto!

All’apertura porte il Traffic è praticamente desolato: al suo interno ci sono unicamente alcuni dei musicisti che saliranno sul palco in serata (tutti disponibilissimi per foto, autografi e strette di mano) e una manciata di spettatori. Un inizio sicuramente non incoraggiante, soprattutto se si pensa al pubblico presente fin dalla prima band, i giovani Seventh Genocide, al Romaobscura II. Le cose, però, miglioreranno con il passare del tempo (è giovedì sera e il traffico in orario post ufficio non fa sconti…) fino a raggiungere un buon numero di spettatori, tra i quali spicca un gruppetto di ragazzi proveniente dalla Sicilia che merita di essere menzionato per passione e volontà.

Sono le 20 quando i finlandesi Shade Empire salgono sul palco: la mezz’ora a loro disposizione è dedicata prevalentemente al quarto full length Omega Arcane, pubblicato lo scorso maggio tramite Candlelight Records. L’impressione generale non è delle migliori, il symphonic extreme metal della band appare disorganico e gli inserti di tastiera non particolarmente azzeccati. Di ben altra pasta gli Ereb Altor, gruppo svedese di viking metal che, partito da quasi cover band dei Bathory ha via via intrapreso una via musicale personale e avvincente. L’ultimo – bellissimo – disco Fire Meets Ice è al centro dell’attenzione con la title track e Nifelheim , ma non mancano estratti dal black oriented Gastrike (The Mistress Of Wisdom) o dagli epici By Honour e The End: in qualunque versione si prendano gli Ereb Altor sono sinonimo di qualità e a fine festival diverse persone li hanno eletti migliori della serata. Concordo con loro.

Scaletta Ereb Altor: 1. Fire Meets Ice – 2. The Mistress Of Wisdom – 3. By Honour – 4. Nifelheim – 5. Myrding

Rapido cambio di palco ed è il turno degli In Vain, freschi autori dell’ottimo Ænigma, pubblicato da Indie Recordings. L’attesa da parte del pubblico, data la qualità dei tre cd fino ad ora pubblicati, era alta, ma non tutto è andato alla perfezione. Il sound oscuro e magico che si può ascoltare su disco non trova conferme live e, seppur i musicisti diano il massimo, il loro concerto non riesce a decollare. Da segnalare la presenza di Lazare dei Borknagar sul palco per cantare Image Of Time (proprio come in studio) e qualche bel momento da headbanging nei pezzi più cadenzati, ma rimane l’impressione che una band come loro abbia bisogno di una setlist più lunga e, forse, un contesto diverso dove poter dare il meglio. Il Traffic è ben affollato e all’appello mancano i due gruppi più attesi: i lupi svedesi Månegarm attaccano con la feroce title track dell’ultimo Legions Of The North, seguita a ruota da Eternety Awaits. L’impatto è buono, i suoni equilibrati e i musicisti immediatamente in forma con il solo Erik Grawsiö a presentare piccoli problemi nel cantato clean. Nattsjäl, Drömsjäl (da Nattväsen), Sigrblot (da Vredens Tid), Vedergällningens Tid (daVargstenen) e I Evig Tid (dal feroce Dödsfärd) si alternano alle nuove Sons Of War e Hordes Of Hel con grande ritmo e la band risulta essere sempre compatta. L’unico vero problema dei Månegarm live è l’assenza del violino: dopo lo split con Janne Liljeqvist avvenuto nel 2012 il combo svedese ha deciso di non sostituirlo, anche se in studio Martin Björklund ha dato loro una mano. Alcuni arrangiamenti sono stati modificati e la maggior parte delle melodie di violino sono ora suonate dalle chitarre, ma l’effetto è sicuramente diverso. La chiusura è affidata agli otto minuti di Hemfärd, canzone che racchiude tutto lo spirito del quartetto di Norrtälje che sulle note dell’outro si gode i meritati applausi.

Scaletta Månegarm: 1. Arise – 2. Legions Of The North – 3. Eternity Awaits – 4. Nattsjäl, drömsjäl – 5. Hordes Of Hel – 6. Sirgblot – 7. Vedergållningens Tid – 8. Vigverk – 9. Sons of War – 10. I Evig Tid – 11. Hemfärd – 12. Outro

Manca poco allo scoccare della mezzanotte quando i Borknagar, al primo vero tour in quasi venti anni di carriera, attaccano con The Genuine Pulse dell’ottimo Empiricism del 2001. L’assenza di Vintersorg alla voce, com’è naturale che sia, si fa sentire e il discreto Athera (“noto” per i Susperia e i Chrome Division, decisamente meno per l’unico progetto interessante che l’ha visto protagonista, ovvero i Vanaheim del disco Helter og Kongers Fall), per quanto ce la metta tutta, non è della stessa pasta. Gli occhi sono comunque puntati su ICS Vortex, autore di una buonissima prova e straordinario quando è il momento di cantare. Il concerto prosegue con Oceans Rise tratto da The Archaic Curse del 1998 ed è un piacere constatare come i primi album, spesso snobbati dai gruppi in tour, siano invece così in considerazione. Dal 1998 si salta all’ultimo Urd del 2012 e, seppur ci siano quattordici anni e diversi full length tra i due lavori, l’anima dei Borknagar è rimasta la stessa: musica personale e diversa da tutto il resto ha permesso loro di ergersi tra le formazioni più interessanti fin da quando si sono affacciati, nel 1997, sul mercato discografico con il debutto self-titled. Il concerto prosegue tra vecchi classici e nuovi brani micidiali, tenendo sempre alta la tensione e facendo sognare il pubblico quando le tre voci clean si sovrappongono creando un effetto decisamente epico. Il concerto corre via velocemente e l’assolo del drummer Baard Kolstad, in una scaletta risicata, stona un po’.  The Eye Of OdenColossus  sono i probabili highlight della setlist, ma in sincerità qualcosa è mancato (forse la voce di Mr.V?) e il concerto dei Borknagar non è stato così travolgente come ci si poteva aspettare. All’una passata, dopo circa un’ora di concerto, i musicisti norvegesi salutano il pubblico e si ritirano tra gli applausi.

Scaletta Borknagar: 1. The Genuine Pulse – 2. Oceans Rise – 3. Epochalypse – 4. Ruins Of The Future – 5. Ad Noctum – 6. The Eye Of Oden (drum solo) – 7. Frostrite – 8. Universal  – 9. The Dawn Of The End – 10. Colossus

Il Niflheim Festival è stato un appuntamento importante per Roma in quanto un evento che porta nella capitale gruppi dal sound inusuale per queste latitudini, buono per tastare l’interesse del pubblico verso sonorità fredde e al contempo epiche: vista la riuscita della serata e il buon numero di paganti la speranza è quella di poter assistere in futuro ad altri concerti/festival folk/viking senza dover ogni volta macinare centinaia di chilometri. Nel frattempo rimane il ricordo di una serata veramente ben riuscita.

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