Metsatöll – Karjajuht
2014 – full-length – Spinefarm Records
VOTO: 7,5 – Recensore: Mr. Folk
Formazione: Markus: voce, chitarra – KuriRaivo: basso – Lauri: cornamusa estone, zither, flauti, whistles, voce – Atso: batteria
Tracklist: 1. Külmking – 2. Lööme mesti – 3. See on see maa – 4. Must hunt – 5. Terasest taotud maa – 6. Öö – 7. Tõrrede kõhtudes – 8. Metsalase veri – 9. Surmamüür – 10. Mullast – 11. Karjajuht – 12. Talisman
I Metsatöll sono una delle band più importanti e rispettate dell’est Europa, questo grazie a un’attitudine sincera che li ha portati a pubblicare negli anni album di qualità senza mai un passo falso. Se si aggiunge a questo l’abilità del combo estone nel tenere il palco, anche quando impegnato in qualità di special guest, non risulta difficile capire come i quattro musicisti (gli stessi dal 2004, un esempio di stabilità, al giorno d’oggi, non indifferente) siano entrati nel cuore degli appassionati di folk/pagan metal.
Attivi dal 1999, non è un segreto che undici anni più tardi, grazie alla pubblicazione dell’eccellente Äio, siano riusciti ad affacciarsi in maniera decisa in Europa, grazie soprattutto al lavoro della potente casa discografica Spinefarm Records, permettendo loro di vendere in poco tempo oltre 13.000 copie. Äio ha rappresentato una svolta nel sound dei Metsatöll, non tanto per la qualità – i precedenti lavori sono ottimi -, ma per lo stile acquisito, da quel momento in poi proposto anche successivamente. Il nuovo full length Karjajuht prosegue esattamente il discorso iniziato con Aio e portato avanti con Ulg, perdendo però, come prevedibile, ogni effetto sorpresa. Non che ce ne sia necessariamente bisogno data la qualità delle canzoni, ma è anche vero che con questo disco la band non ha neanche cercato di portare qualcosa di nuovo al proprio sound. In realtà piccole novità ci sono (la cornamusa che si sostituisce alla chitarra per un assolo, una melodia con la sei corde in clean e altri particolari del genere), ma nulla di particolarmente rilevante.
Karjajuht inizia con un uno-due pugilistico in grado di abbattere anche il più forte e robusto combattente: Külmking e Lööme mesti, difatti, sono dei brani potenti e vigorosi, dal ritmo incalzante e ricchi di parti folkloristiche come da anni il buon Lauri, talentuoso polistrumentista, propone all’interno delle composizioni della band estone. Da segnalare, nella seconda traccia, la presenza del leader dei Korpiklaani Jonne Järvelä con il suo tipico stile vocale. Dall’inizio pacato, See on see maa è un buon modo per riprendere fiato – non che sia una canzone “moscia” – grazie all’ottimo ritornello e alla struttura solida del brano. Il flauto crea le melodie principali di Must hunt, ma sono da menzionare anche le eccezionali linee vocali di Markus, da sempre marchio di fabbrica dei Metsatöllgrazie al suo timbro non particolarmente delicato e immediatamente riconoscibile. Gli strumenti a fiato sono i protagonisti anche dell’up tempo Terasest taotud maa, scolastica ma accattivante. Leggermente moderna nel riffing è la seguente Öö, dove la cornamusa estone si fa bella su una base quasi new metal, ma questione di pochi secondi (e comunque il loro esser moderni non è mai stucchevole o adolescenziale) che la chitarra si indurisce tirando fuori giri di grande impatto. La settima traccia, Tõrrede kõhtudes, risulta essere piuttosto debole rispetto alle compagne, sicuramente ben al di sotto di Metsalase veri, canzone che inizia con un fantastico riff pachidermico da headbanging che non fa prigionieri. Il proseguo non è da meno, arricchito, però, da parti folk essenziali che risaltano ancor di più la bontà della composizione. Surmamüür è un brano anonimo fino a quando entra in scena la voce di Kadri Voorand con un inatteso assolo vocale originale quanto strano, di grande effetto. Il vigoroso ritmo thrash di Mullast rappresenta una bella ventata d’aria fresca, ma è con la title track Karjajuht, uno dei pezzi migliori dell’album, che i quattro estoni tornano a livelli di eccellenza: i riff massicci della sei corde e il drumming del picchiatore Marko Atso sono le principali caratteristiche di questa composizione nell’ormai classico stile Metsatöll. L’ultima traccia di questo lungo viaggio è Talisman, pezzo dal sapore malinconico che porta a conclusione un cd ben riuscito ma, a causa dei grandi predecessori, non entusiasmante.
I Metsatöll hanno ormai trovato il proprio sound definitivo (anche se, come insegnano gli Arkona dell’ultimo Yav, mai dire mai), e da qualche anno continuano per la via intrapresa nel 2010 con lo strepitoso Äio senza cercare ulteriori evoluzioni. Il risultato è un disco stilisticamente impeccabile ma prevedibile e che non porterà chi li segue da anni ad un ascolto compulsivo. Sicuramente una spanna sopra alla media e punto di partenza per chi vuole avvicinarsi a queste sonorità.
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