Alphayn – Heimkehr

Alphayn – Heimkehr

2014 – full-length – autoprodotto

VOTO: 7 – Recensore: Mr. Folk

Formazione: Robert Schroll: voce – Hias Müllner: chitarra solista – Ralf Haider: chitarra ritmica – Andreas Hoffmann: basso – Cari “Käpt’n” Koren: batteria

Tracklist: 1. Aufbruch (intro) – 2. Alarich – 3. Weltenanfang – 4. Wetz die Krallen – 5. Maschinenmonster – 6. Reise – 7. Heimkehr – 8. Rache – 9. Wir rufen Deine Wölfe – 10. Abstieg
alphayn-heimkehrIn appena un anno di attività arrivano al debutto su lunga distanza gli austriaci Alphayn, nuova realtà che vede alla voce il buon Robert Schroll, singer dei tosti Heathen Foray. La proposta musicale della band di Vienna è un pagan metal piuttosto diretto e senza fronzoli, che mira a colpire l’ascoltatore con brani semplici e accattivanti. Heimkehr è un full length autoprodotto di trentotto minuti contenente nove brani più intro.

L’assalto sonoro di Heimkehr parte, dopo il breve Aufbruch (intro), con Alarich, brano di classico heathen metal con buoni fraseggi di chitarra e la personalità di Schroll subito in evidenza. La traccia successiva Weltenanfang è divisa in sei parti (Am Anfang, Gegensatze, Das erste Wesen, Ein Mensch, Lebenswahn – dove è presente un discreto assolo di chitarra-, Epilog) e rappresenta bene il sound degli Alphayn, fatto di melodie mai festose e riff quadrati. Wetz die Krallen ha un piglio più cupo rispetto alle altre composizioni, ma a stupire positivamente è il cambio di stile a metà brano, inaspettato quanto gradito. Dopo la scolastica Maschinenmonster è il turno di Reise, probabilmente la canzone meglio riuscita del lotto. Le chitarre di Müllner e Haider fanno un gran lavoro tra fraseggi, momenti maideniani e riff accattivanti, con la chicca rappresentata dal ritornello in voce clean. La title track è una “classica” canzone degli Alphayn, con la particolarità del break centrale di batteria e basso, un diversivo semplice e intelligente che spezza il ritmo della canzone (e del disco), portando una ventata d’aria fresca nonostante i neanche trenta minuti trascorsi dall’iniziale intro Aufbruch. L’ottava canzone, Rache, è tostissima: lenta e cadenzata, massiccia e dal sapore ’90, nonostante la breve e feroce accelerazione verso la fine, è una vera mattonata che toglie ogni speranza di serenità. Cambio di sonorità per Wir rufen Deine Wölfe, dal vago sapore folkeggiante (l’unica in tutto il cd) e le chitarre nuovamente protagoniste prima della bella conclusione di Heimkehr rappresentata da Abstieg, mid tempo teutonico quadrato e massiccio.

Il disco si presenta in un digipack sobrio dove il colore dominante è il nero, con il booklet che vede la presenza di testi, foto e le informazioni base. Tutto il processo di registrazione, missaggio e mastering è avvenuto all’Origin Audio di Vienna con Marco Cudan: il suono è bello potente (il basso di Andreas Hoffmann ricorda quello di D.D. Verni degli Overkill), pulito ma al tempo stesso ruspante come il genere suonato richiede.

La voce di Robert Schroll è una sicurezza: bravo a interpretare i brani, ottimo nel cambiare spesso tonalità e stile senza disorientare l’ascoltatore, è la vera marcia in più per un gruppo nato con le idee chiare: crudo heathen metal senza strumenti tradizionali o motivi allegri e spensierati. Una piacevole e inaspettata scoperta in un settore un po’ fermo in attesa (da anni) dei grandi nomi; gli Alphayn sono già pronti per i palcoscenici europei e per soddisfare gli amanti del pagan metal.

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