Radogost – Dziedzictwo Gór
2015 – full-length – Art Of The Night Productions
VOTO: 7 – Recensore: Mr. Folk
Formazione: Łukasz “Mussi” Muschiol: voce, chitarra – Marian Kolondra: chitarra – Rafał Bujok: basso – Marcin “Talar” Tatar: batteria – Młody: violino
Tracklist: 1. Na Dnie Wielkiej Góry – 2. Raróg – 3. Idę Wśród Gwiazd – 4. To Płynie W Twojej Krwi – 5. Pożoga – 6. Ponad Głębiami Czarnych Wód – 7. Czarne Xęstwo – 8. W Sercu Burzy – 9. Oto Mej Duszy świątynia – 10. Ananke – 11. Słowa Ze Stali – 12. Dziedzictwo – 13. Dalej Wprost Przed Siebie – 14. Wild Hunt (Geralt Story)
Nel rurale paesotto di Brenna, diecimila anime nel profondo sud della Polonia, si sono formati nel 2006 i Radogost. La storia è molto semplice: scelto il nome del dio dell’ospitalità nella mitologia slava, i nostri si concentrano sui pezzi propri e dopo due demo piuttosto frettolosi – entrambi del 2006 – le cose iniziano a migliorare. Il full-length di debutto W Cieniu Wielkiego Dębu e soprattutto il successivo Dark Side Of The Forest sono lavori discreti, ma è con Dziedzictwo Gór, pubblicato in cooperazione con Art Of The Nigth Productions (già incontrata con i Black Velvet Band) che si vedono i primi risultati realmente positivi.
La musica dei Radogost è un classico extreme folk metal, ben rappresentato dall’opener Na Dnie Wielkiej Góry, uno dei momenti migliori dell’intero cd. Melodie di violino, robusti riff di chitarra e voce aggressiva sono i punti fermi della band, brava a realizzare canzoni piacevoli e, pur quasi tutte con lo stesso schema, dinamiche. Un altro brano riuscito è To Płynie W Twojej Krwi, dal mood più oscuro e dagli intrecci sei corde/violino molto interessanti. Non mancano comunque delle piccole variazioni, come in Raróg con echi di heavy metal classico, oppure la brutale Ponad Głębiami Czarnych Wód, dalla prima parte che non stonerebbe in un Covenant dei Morbid Angel. C’è spazio anche per una canzone strumentale (Czarne Xęstwo) e la thrasheggiante Oto Mej Duszy świątynia, e in generale non sono presenti composizioni sottotono e meri riempitivi. Manca però il colpo di genio, quello sforzo in più in grado di fare la differenza.
La registrazione di Dziedzictwo Gór è discreta, sufficientemente pulita e con una batteria ben fatta, ma il risultato finale sembra rimanere intrappolato nelle casse, non c’è l’esplosione sonora che ci si aspetta quando si alza il volume. Anche il booklet non è dei migliori: foto a colori e testi completi, ma con tante pagine a disposizione si poteva osare qualcosa di più.
A fine ascolto cosa rimane? Sicuramente la certezza che i Radogost ci sanno fare e che sono in grado di creare canzoni realmente valide, ma al tempo stesso rimane un po’ d’amaro in bocca per alcune scelte non eccellenti, in primis la decisione di inserire ben quattordici tracce, decisamente troppe anche per l’ascoltatore più fanatico del folk metal. Il giudizio finale e il voto potevano e dovevano essere più alti: la band di Brenna ha dimostrato di saper fare davvero bene.
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