Ildra – Eðelland
2011 – full-length – Sonnenrune
VOTO: 8 – recensore: Mr. Folk
Formazione: sconosciuta
Tracklist: 1. Sweorda Ecgum – 2. Rice Æfter Oðrum – 3. Hrefnesholt (Dæl I) – 4. Esa Blæd – 5. Ofer Hwælweg We Comon – 6. Nu Is Se Dæg Cumen – 7. Earendel – 8. Swa Cwæð Se Eardstapa – 9. On þas Hwilnan Tid
Debutto discografico risalente al 2011 per Ildra, one man band proveniente dall’Inghilterra che vede il mastermind sconosciuto (i siti delle etichette Sonnenrune e Heidens Hart Records e della band sono prive di notizie riguardo al musicista che si cela dietro una foto sfocata) del quale, quindi, non si hanno informazioni. Ildra vede la luce nel 2004 ed Eðelland è il frutto epico di anni di lavoro che hanno visto la pubblicazione di tre demo, rispettivamente nel 2004, 2005 e 2007, dai quali, è bene dirlo, non “prende” nemmeno un brano: difatti le nove tracce del disco sono tutte create appositamente per Eðelland.
Musicalmente si sta parlando di un viking metal eroico e cadenzato, fortemente debitore verso i maestri Vratyas Vakyas (Falkenbach) e Quorthon (Bathory), ma già abbastanza personale al punto di avere una propria spiccata identità. Un viking semplice nella struttura, composto quasi unicamente da possenti mid tempo, arricchito da strumenti e melodie folk oltre, talvolta, da asciutti cori maschili, discreti e mai invadenti, segno di equilibrio e buon gusto in fase di composizione. Importante particolarità della band britannica è l’uso nei testi dell’Old English, l’antica lingua parlata tra il V e il XII secolo nell’odierna Inghilterra e nel sud della Scozia, simile all’antico frisone e al sassone, in relazione con il norreno e, di conseguenza, con il moderno islandese. Importante, fondamentale testo di questa antica lingua è il meraviglioso poema Beowulf, opera senza nome d’autore, senza titolo e di datazione incerta (VIII secolo?).
L’interessante Eðelland si apre con il pacato intro Sweorda Ecgum, prima che l’atmosfera nebbiosa e gelida di Rice Æfter Oðrum faccia capolino. Il riff principale è freddo, così come lo scream del cantante è spietato e deciso. Molto bello il rallentamento centrale, dove tutto si fa magniloquente, prima di tornare al giro di chitarra iniziale. Hrefnesholt (Dæl I) è un brano poderoso, dal ritmo lento, ma non per questo fiacco. Le urla del singer si alternano a cori maschili, mentre la chitarra acustica compare in più punti rendendo la composizione particolarmente vicina alle migliori produzioni di Falkenbach. Ottimo il finale, quando viene allo scoperto tutta la vena folkloristica del misterioso musicista, capace di creare un breve ma intenso momento di maturo folk metal nordico. Esa Blæd è un intermezzo acustico lungo poco più di un minuto, in grado di ricordare vagamente il folk “barbareggiante” di gruppi privi di chitarra dato l’uso non casuale di ritmi e tamburi. Il mid-tempo di Ofer Hwælweg We Comon vede protagonista una semplicissima melodia, perfetta per enfatizzare la drammaticità della voce e delle linee vocali. Un pezzo decisamente di qualità, che vede anche una delle rare accelerazioni dell’intero Eðelland, comunque mai estreme, ma anzi, sempre molto pacate. L’inizio di Nu Is Se Dæg Cumen ricorda certe atmosfere oscure ma al tempo stesso epiche di Bathory del biennio 1990-91. All’interno degli oltre otto minuti di durata si alternano melodie accattivanti, accordi di chitarra acustica, voci narranti, ritmi folk e rumori di battaglia quali urla bellicose, nitriti di cavalli e colpi di spada. Nu Is Se Dæg Cumen è probabilmente la canzone che meglio rappresenta l’essenza del progetto Ildra, riunendo in pochi minuti tutti gli elementi che caratterizzano e influenzano il concept che è alla base del progetto. Earendel è un altro intermezzo acustico sulla falsa riga di Esa Blæd, ma lungo il doppio. Dopo il bel ritmo folk è il turno dell’ultima canzone di Eðelland, l’intensa Swa Cwæð Se Eardstapa, ennesimo mid-tempo di pregevole fattura. Oltre dieci minuti di epico viaggio, una cavalcata di solitaria armonia con gli elementi che ci circondano. Semplicemente meraviglioso il malinconico pianoforte posto in chiusura del brano, un particolare, questo, che denota una visione musicale extra viking/folk del musicista. Conclude il debutto di Ildra l’outro On þas Hwilnan Tid, anch’esso acustico e ritmato, anche se leggermente più cupo rispetto agli altri presenti del disco.
Passati i quarantasette minuti dell’album, si rimane come frastornati dalla possanza dei testi in old english, incomprensibili ma incredibilmente fieri e orgogliosi. La buona produzione favorisce la trasmissione delle sensazioni dal musicista all’ascoltatore. Tutto suona alla perfezione: le chitarre sono nitide e grasse, la sezione ritmica ottimamente bilanciata con il resto degli strumenti, le vocals, sia scream che pulite, sempre inserite nel momento giusto, senza però esigere il ruolo di prima donna.
L’Anglo/Saxon metal di Ildra è la l’ennesima dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, di come storia (e cultura) e musica di origine popolare possano andare a braccetto, influenzandosi e arricchendosi a vicenda. Eðelland rappresenta il primo passo (e al momento, l’unico) del progetto Ildra verso un qualcosa di profondo e sentito; un primo passo coraggioso e assolutamente valido, meritevole di supporto e apprezzamento.
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