Intervista: Selvans

I Selvans in pochi anni di attività sono riusciti a creare un grande interesse nei propri confronti: ottima musica, attitudine molto forte, intensi live show e una profondità della proposta fuori dal comune hanno fatto sì che la band abruzzese non passasse inosservata. L’occasione per parlare con il leader Haruspex è la recente uscita del live album Hirpi, presentato anche al Mister Folk Fest dello scorso aprile.

Le vostre ultime due uscite discografiche sono di quelle che ultimamente – e sbagliando – vengono definite “minori”, ovvero uno split e un live. Perché avete deciso di lavorare a questi progetti?

É ciò che sentivamo di fare in questo momento di transizione tra il primo e il secondo album.

Lo split con Downfall Of Nur è semplicemente imperdibile. Dalle intro alle canzoni vere e proprie, senza dimenticare l’ottimo artwork, tutto è di grande impatto e assoluta professionalità. Come nasce lo split e cosa avete cercato di trasmettere con questo lavoro?

Ho conosciuto Antonio dopo l’uscita dei nostri due album e abbiamo pensato di scrivere un’opera a quattro mani. Fin dall’inizio, l’intento è stato quello di non uscire con il solito split, lo definirei più un album collaborativo e il risultato finale è il degno continuum di Umbras De Barbagia e Lupercalia.

Di live album nel genere folk/black ce ne sono veramente pochi, soprattutto se la band non è di quelle affermate a livello internazionale. Come vi è venuta l’idea di realizzare il live Hirpi e rappresenta in un certo senso il termine della prima parte di carriera del progetto Selvans?

É una release limitata a 300 copie edita da Avantgarde in occasione dei due show dello scorso Aprile dedicati a nostro fratello Jonny. Alla fine dello scorso anno, un amico ci fece avere le registrazioni di due nostri concerti a Pescara. Ascoltandole, ci siamo resi conto che vi erano 5 pezzi di cui eravamo pienamente soddisfatti e che – guarda caso – costituivano una summa del nostro percorso artistico dallo scioglimento dei Draugr ad oggi, abbiamo quindi deciso di pubblicarli.

Avete recentemente suonato un paio di concerti molto speciali denominati Tribute To The Past con la presenza in scaletta di alcuni brani dei Draugr. Perché la decisione di non ripetere questo tipo di show in futuro?

Il Tribute To The Past è stato un appuntamento annuale in onore di Jonny dove nulla era lasciato al caso: la data, la set-list, gli ospiti… Ciò a cui avete assistito un mese fa è la forma ultima e ideale di questo tributo per cui non ha senso continuare a riproporlo.

Continuando a parlare di concerti, l’impressione che ho avuto partecipando alle vostre performance è di non assistere a un “semplice” concerto metal, ma di far parte di un rito arcaico e sacro. Trovi le mie parole inesatte?

No, molti la vivono in questo modo e lo apprezzo.

L’artwork dei vostri album sono sempre molto curati e belli da vedere. Sono dell’idea che l’aspetto visivo rappresenti una parte importante dei vostri lavori, la chiusura di un cerchio aperto con i testi e la musica. É così?

É così.

Tra le note di Lupercalia leggo che la canzone Scurtchìn è ispirata dal corto Baùll e dal racconto Scurtchìn di Daniele Campea e Antonio Secondo: ci puoi dare qualche informazione in più su Baùll e sul racconto? In quale maniera ti hanno colpito fino a darti l’ispirazione per comporre un brano?

Stavo scrivendo un pezzo incentrato sulla figura dell’orco nel folklore del centro Italia, avevo condotto diverse ricerche per il testo ma sentivo che mancasse qualcosa, al che Antonio mi passò questo suo breve racconto intitolato ‘Scurtchìn’ unito con il corto di Daniele ad esso ispirato (‘Baùll’). Non so dirti cosa sia stato, ma nel giro di pochi giorni ho ultimato il testo.

L’ispirazione per O Clitumne!, invece, deriva da Lord Byron e dal poeta latino Sesto Aurelio Properzio. Anche in questo caso ti chiedo in quale modo le loro poesie ti abbiano dato la spinta per la composizione della canzone.

Quando sono ispirato da qualcosa non rifletto sul come o sul perché. L’idea per O Clitumne! è arrivata mentre ero sulle rive del fiume Clitunno (in Umbria). Mi sono imbattuto in quei versi solo successivamente, quando è stato il momento di scrivere il testo.

Quanto è importante la letteratura e l’arte per i Selvans? Quale pensi che sia il ruolo che la poesia può (o dovrebbe) ricoprire nel mondo della musica?

Sono molto importanti poiché entrambe riescono a suscitare in me sensazioni da cui poi nascono alcuni pezzi di Selvans. Molte poesie ispirano testi e molti testi sono vere e proprie poesie.

Selvans live @ Mister Folk Fest

L’idea che ci si fa ascoltando le vostre canzoni è che dietro alla “semplice” musica ci sia un gran lavoro di ricerca. In che modo ti avvicini a un certo strumento e decidi poi di utilizzarlo in qualche frangente? Ci sono forse delle realtà musicali minori o locali che ti affascinano e danno spunto per la tua band?

In modo del tutto casuale. Sono una persona curiosa e al contempo un ascoltatore di musica a tutto tondo. Succede che mentre lavoro ad un pezzo per Selvans mi venga in mente un determinato suono ascoltato anni fa e faccia di tutto per ricrearlo, oppure che commissioni degli strumenti antichi a degli artigiani per poi fare pratica su di essi da autodidatta, come successo di recente grazie alla mia amica Chiara Tesi (Tursen). Di realtà musicali minori che influenzano Selvans ce ne sono molte, ad esempio: sin da bambino ho sempre subito il fascino delle musiche sacre e profane utilizzate nei riti del folklore della mia e di altre regioni.

Tu e Fulguriator siete i Selvans, con i vari live session che vi aiutano per i concerti. Proseguirete in questa maniera oppure pensi ci sia la possibilità di allargare la line-up con gli ingressi ufficiali degli altri musicisti?

Proseguiremo in questa maniera.

Il nuovo disco dei Nokturnal Mortum è appena stato pubblicato, ti chiedo quindi di raccontare come è venuta fuori la possibilità di partecipare al tributo a loro dedicato poi finito nel box 22 Years Among The Sheep e perché avete scelto di incidere il brano Cornua Caprina (Goat Horns).

É uno dei miei pezzi preferiti e mi piaceva l’idea di dover riscrivere il testo – andato perduto – in italiano. Inviammo la nostra versione dopo aver letto il comunicato con cui aprivano le selezioni per le cover da inserire in 22 Years Amon The Sheep e loro apprezzarono molto.

Cosa dobbiamo aspettarci dal progetto Selvans per il futuro?

Un nuovo album.

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