Einar Selvik – Snake Pit Poetry
2017 – EP – ByNorse
VOTO: SV – recensore: Mr. Folk
Formazione: Einar Selvik: voce, strumenti
Tracklist: 1. Snake Pit Poetry – 2. Snake Pit Poetry (Skaldic Mode)
Dopo aver terminato la fantastica trilogia sulle rune con la sua band principale, i Wardruna, Einar Selvik, mente della band più chiacchierata e apprezzata del momento, se ne esce con un EP stampato solamente in formato vinile 10” contenente due versioni differenti di Snake Pit Poetry, canzone creata appositamente per la serie tv Vikings e per una scena in particolare, ovvero quando il protagonista Ragnar Lothbrok (Ragnarr Loðbrók), condannato a morte da re Aelle di Northumbria, muore nella fossa dei serpenti. Il testo della canzone parla chiaro, ed è preso dall’unica fonte attendibile che riguarda il personaggio scandinavo, in Italia nota come la “Saga Di Ragnarr” e pubblicata dalla milanese Iporborea.
Mai avrei immaginato serpenti
Alla fine della mia vita;
accade molto spesso
quel che meno ci s’aspetta.
Strepiterebbero i porcellini,
celando nella terra il grugno,
se conoscessero la sorte del verro;
s’avvia a straziarmi la serpe,
strisciando repentini
mi hanno morso i serpenti;
sarò all’istante cadavere,
fra i rettili morirò
Il 10 pollici si presenta benissimo: il disegno della copertina ritrae Ragnar circondato e assalito dai serpenti, il momento esatto in cui pronuncia la famosa frase “strepiterebbero i porcellini…”; nel retro è presente una foto di Einar Selvik, il testo originale e la traduzione in inglese, le info sul disco e sulla musica del vinile. Già, la musica, la cosa che probabilmente riesce meglio a Selvik: ipnotica e sofferente, calda e avvolgente. La prima traccia è la versione estesa di Snake Pit Poetry, lunga oltre sette minuti. Nella canzone è presente l’islandese Hilda Örvasdottir, voce che ha preso parte alle colonne sonore di 300: l’Alba Di Un Impero e L’uomo d’Acciaio per dirne un paio. Il tocco di Selvik è facilmente riconoscibile anche se nei sette minuti di durata è forte l’atmosfera cinematografica; la musica è intensa e quasi liturgica, che segna nel profondo. Ancor più straziante la versione breve di Snake Pit Poetry, quella chiamata “Skaldic Mode”: tre minuti in qui la voce di Einar e poche, striminzite (ma quanto toccanti!) note riescono a creare una voragine nell’ascoltato, letteralmente annichilito dinanzi a tanta drammaticità.
Snake Pit Poetry è una piccola opera d’arte, breve e perfetta. Bello esteticamente, da brivido nel contenuto, questo è un vinile che va posseduto senza remore.
Rispondi