Grazie all’Yggdrasil Night ho avuto modo di conoscere gli ShadowThrone e soprattutto vederli in azione sul palco del Traffic Club di Roma: un’esibizione concreta e diretta, potente e personale con un tocco scenico semplice quando d’impatto. Il loro è un black metal che prende dal passato (Bathory, Emperor ecc.) e lo rende attuale: non c’è spazio per l’imitazione, qui si lavora di personalità con indubbia bravura e il risultato è Demiurge Of Shadow, debutto in grado di fare la gioia di tutti gli appassionati di questo genere musicale. Con Steph (chitarra) e Serj (voce) ho parlato proprio del disco, ma anche della storia della band e della scena italiana. Una band da supportare e andare a vedere in concerto!
Steph, tutto inizia dopo che hai lasciato i Theatres Des Vampires formando gli ShadowThrone, vuoi ripercorrere quel periodo? Hai avvertito la necessità di suonare una musica più estrema rispetto a quella che stavi suonando all’epoca?
Steph: Salve! Gli ShadowThrone in principio erano soltanto un’idea che avevo in mente. Non era nulla di concreto. Ho iniziato a scrivere materiale come conseguenza ad un periodo di stallo con i Theatres Des Vampires dopo il tour in Sud America. Bisognava iniziare un nuovo capitolo dei TdV e buttare giù materiale per l’album successivo. Durante lo sviluppo di Candyland iniziavo a notare delle divergenze su come avrebbe dovuto suonare il disco. Il materiale da me proposto era un po’ troppo ‘’metal” rispetto alle esigenze del resto della band e usciva fuori dallo schema TdV. Il compromesso sarebbe stato penalizzante per entrambi ed inoltre non ero d’accordo con sull’uso dei synth. Avvertivo la necessità di uscire prima di rimanere ancorato ad un lavoro che andava lontano dalle personali aspettative. Sai, quando scrivi e produci un album, a seguire c’è tutta la fase promozionale live che in questo caso poteva diventare una sorta di prigione a svantaggio mio ma soprattutto per la band. Buttai giù più materiale possibile e alla fine non rimaneva che provare i brani con una vera band. Il risultato mi convinse a lasciare i TdV rimanendo sempre in ottimi rapporti. Bisogna sempre seguire ciò che brucia dentro mettendo in conto anche le rinunce. Parlo dei tour e delle grosse date alle quali ero abituato durante i miei dieci anni nella band. Ma da questa parte ho riscoperto il lato romantico di rimettersi in discussione.
Demiurge Of Shadow è il vostro primo disco, presentatelo ai lettori di Mister Folk.
Serj: Demiurge Of Shadow, il nostro primo full-lenght è un album che rappresenta un equilibrio abbastanza tangibile delle due realtà che rappresentano il sound della band, ovvero la parte atmosferica e di ispirazione film score e la parte più thrash-black tirata che viene direttamente dalle nostre influenze 90s. Un esperimento a mio parere ben riuscito che ci rappresenta molto ed è molto fedele alla nostra proposta live.
Sono molto curioso di conoscere il significato dei testi e in particolare quello di Seal Of Opulence. Tra l’altro dando uno sguardo a titoli e alcune frasi delle canzoni viene spesso a galla il collegamento con il mare e le anime dannate. Non mi sembra un concept album, ma sembrano esserci delle tematiche che tornano più di una volta: è così?
Serj: Demiurge Of Shadow non è un vero e proprio concept album nel senso puro del termine, perché ci sono brani, come appunto Seal Of Opulence, che si slegano dalla maggioranza dei pezzi come tematiche. In ogni caso ho voluto mantenere un motiv comune nella scrittura, ovvero una rappresentazione ascetica del protagonista, inteso come metafora dell’uomo, verso un piano cognitivo superiore. La sopracitata Seal Of Opulence è una traccia che trae ispirazione nelle sonorità e nelle lyrics da un film culto degli anni novanta, La Chiesa di Michele Soavi, che consiglio a tutti gli amanti del genere horror di quell’epoca.
La copertina è veramente molto bella e diversa dalla tipica cover black metal: com’è nata l’idea e chi l’ha realizzata? Ha un significato specifico, magari un legame con una canzone?
Serj: la copertina di Demiurge Of Shadow è stata realizzata dal digital artist ciociaro Graziano Roccatani, formidabile illustratore e pittore nostro conterraneo. La scelta del soggetto è stata ardua in quanto il disco, specialmente a livello di lyrics ha molte sfaccettature, abbiamo optato per il veliero nei ghiacci che rappresenta un viaggio verso il nord e quelle atmosfere scure e fredde che il sound vuole evocare.
Il cd è stato pubblicato dall’etichetta giapponese Zero Dimensional Records, come siete giunti in contatto con loro? Come vi state trovando? Avete avuto proposte da etichette italiane ed europee?
Serj: al momento della produzione del disco siamo entrati in contatto con diverse etichette sia italiane che estere, la Zero Dimensional Record si è mostrata molto interessata alla produzione del nostro album così abbiamo accettato la sua proposta contrattuale, un’etichetta che nel campo del black ha prodotto anche nomi come Satanic Warmaster e Taake e che distribuisce a livello mondiale attraverso la Plastic Head.
A fine 2015 avete pubblicato l’EP Through The Gates Of Dead Sun e circa un anno più tardi il full-length di debutto: cosa è cambiato in un anno e che differenze ci sono tra l’EP e il disco?
Serj: il primo EP è sicuramente una piccola prova per tastare il terreno per ogni band, anche nel nostro caso è stato così, un anno dopo il primo full-lenght infatti contiene alcuni dei brani dell’EP, ai quali abbiamo dato un sound più curato e una produzione più ricca e fedele alla nostra performance live.
Black metal in Italia: cosa va e cosa non va?
Serj: in tutta onestà non mi sento di fare critiche verso il black metal italiano, ci sono molti gruppi validissimi, che hanno una proposta accattivante e originale; chi ha merito, come in ogni cosa, farà sicuramente la sua strada.
Ci sono dei gruppi che ritenete validi e con i quali siete in buoni rapporti?
I gruppi validi italiani sono moltissimi e purtroppo con alcuni di essi non abbiamo ancora avuto il piacere di dividere il palco. Tra i gruppi con cui abbiamo avuto il piacere di suonare cito i Darkend, Scuorn, Voltumna, Gotland ma anche altri non tipicamente black come gli UnderSiege e Dyrnwyn. I nostri conterranei Burian inoltre, che so che produrranno un disco nei prossimi tempi.
Ascoltando il disco Demiurge Of Shadow si capisce facilmente il legame con il black metal ’90 mentre in concerto si avverte una piacevole attitudine vicina al black metal della prima ondata, quella di Bathory e compagnia marcia. Vi chiedo quindi quali sono i vostri punti di riferimento e cosa volete esprimere attraverso la vostra musica.
Serj: il legame con i Bathory è sicuramente indissolubile, così come lo è anche con gli Emperor, gruppo che ognuno dei nostri componenti ama molto. Le nostre influenze variano anche tra band come Dimmu Borgir e i miei amati Covenant (del primo album In Times Before The Light, prima che cambiassero il nome in Kovenant), inoltre ognuno di noi mette, specialmente nell’arrangiamento, le sue influenze che non necessariamente derivano dal black metal.
Avete supportato diverse band di valore come Rotting Christ, Absu, Necrodeath e Opera IX: che tipo di esperienze sono state e pur suonando in apertura, che tipo di responso avete avuto?
Serj: suonare con dei giganti è sempre un grande onore e un esperienza di grande formazione professionale e artistica, ognuno dei gruppi con cui abbiamo diviso lo stage ci ha insegnato qualcosa e di questo siamo grati. Ovviamente quando si suona in apertura ad un big la maggior parte del pubblico è presente per loro, ma devo dire che sono rimasto piacevolmente soddisfatto nel vedere il pubblico apprezzare il nostro show e farci molti complimenti appena scesi dal palco.
Nelle prossime settimane avrete diversi concerti interessanti: volete ricordarli ai lettori di Mister Folk e cosa vi aspettate da questi show?
Serj: parteciperemo con il Cult Of Parthenope festival a Napoli dove suoneremo con moltissime band di grande valore e parteciperemo al release party dei Voltumna a Roma come special guest (l’intervista è stata fatta a fine ottobre, ndMF), a dicembre saremo al Black Winter Fest al Colony di Brescia dove avremo l’onore di suonare con Carpathian Forest, Batushka e Satanic Warmaster tra gli altri: invito tutti i lettori a seguire la nostra pagina Facebook per essere aggiornati sugli eventi live prossimi.
Siamo giunti al termine, grazie per la disponibilità e spero di rivedervi presto sul palco.

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