Il 2017 del metal estremo è stato sicuramente scosso dall’arrivo di un disco che ha fatto sgranare gli occhi e sorpreso in positivo una gran quantità di appassionati. Parthenope, disco di debutto del progetto Scuorn, difatti, ha avuto un impatto sorprendente e non è un caso che sia stato scelto come “miglior disco” in numerose webzine e riviste. Dopo un disco del genere e numerose date in giro per l’Europa, era doveroso intervistare Giulian – mente geniale che ha dato vita a Scuorn – per saperne di più e scoprire alcune interessanti curiosità riguardanti il disco.
È passato un anno dalla pubblicazione di Parthenope: ti aspettavi tutti questi feedback positivi ed entusiastici?
Le sensazioni erano molto positive sin dalle prime fasi di scrittura e composizione. Ho cercato sempre di curare ogni minimo dettaglio del disco a fondo, troppo tempo ed energie avevo investito negli anni per portarlo a termine e volevo fosse un lavoro di estrema qualità. Che poi potesse piacere o meno poco importava, il mio obiettivo è sempre stato quello di riuscire a raccontare le leggende della mia terra tramite un progetto che fosse all’altezza della grandezza della cultura che va a raccontare, dandogli la giusta veste, della quale potermi sentire sempre orgoglioso e fiero, spingendomi sempre al limite delle mie massime possibilità e capacità. Personalmente mi sento molto soddisfatto e pur avendo ben chiaro cosa andrà migliorato in futuro, per essere il primo album penso di essermi spinto ben oltre i miei limiti. Il riscontro della critica è stato estremamente positivo ed entusiasta, con 5 riconoscimenti come “Album Of The Year 2017” tra cui proprio quello su Mister Folk (grazie a tutti i lettori che hanno votato Scuorn) e su magazine prestigiosi come ad esempio Metal Hammer Italia, e decine di posizionamento nelle “Top 10” dei migliori album del 2017 per media sia in Italia che in Europa. Questo mi riempie sicuramente di gioia e sarà la giusta motivazione a voler fare ancora meglio in futuro.
Come e quando hai deciso di fondare il progetto Scuorn, e quali erano allora e sono ora i tuoi obiettivi?
Il progetto è nato nel 2008 da un’idea mia e del mio miglior amico fraterno Nicola, allora membro co-fondatore di Scuorn. L’idea venne un giorno quasi per caso, ascoltavamo Inchiuvatu (band black/folk di Agrigento con testi in siciliano e musica fortemente influenzata dal folklore locale; sul finire degli anni ’90 fece parlare molto di sé grazie al debut album Addisiu, presto seguito da altri ottimi dischi e la nascita della “Mediterranean Scene”, ndMF) e ci chiedevamo come mai non ci fosse un progetto simile a Napoli che unisse le sonorità degli strumenti folk partenopei, la nostra lingua e il black metal, in modo completo ed esauriente. Iniziai così la stesura delle primissime demo, poi diventate la base di alcuni dei pezzi per come li si conosce oggi (ad esempio Fra Ciel’ e Terr’ e Tarantella Nera). In seguito, senza un reale motivo ma semplicemente per esigenze diverse in quel periodo, il progetto venne riposto nel cassetto per diversi anni. Fu poi nel 2014 che la fiamma nera ritornò a bruciare dentro di me, sentivo l’esigenza di ricominciare a scrivere musica estrema e di ricollegarmi in un certo senso alla mia terra dopo essermi trasferito all’estero. Decisi pertanto di riprendere in pieno il progetto sotto una veste più professionale, stavolta come one-man-band, e di iniziare la stesura di quello che oggi è Parthenope. L’obiettivo odierno resta quello per me di ricollegarmi alla mia madre terra e di poter studiare, approfondire e conoscere a fondo la storia di Napoli, per poi successivamente rappresentarla in chiave metal estremo in maniera degna e secondo le mie personali esigenze stilistiche ed espressive, diffondendola e condividendola con il resto del mondo.
Parliamo di Parthenope, il disco rivelazione dell’anno. Come sono nate le canzoni e adatti i testi alla musica o viceversa?
Per Parthenope sono partito dalla stesura dei riff, scrivendo per alcuni brani prima le chitarre mentre per altri prima i temi orchestrali di base. successivamente il lavoro orchestrale è passato nelle mani del maestro Riccardo Studer (Stormlord), e a seguire, una volta che avevo la struttura completa dei brani e arrangiato tutti gli strumenti, ho iniziato il lavoro sui testi.
Con quali criteri scegli il tema di un testo e come si sviluppa il lavoro di stesura?
I brani sono frutto di approfondite ricerche sul periodo storico che avevo intenzione di trattare in Parthenope, ovvero quello relativo alle origini di Napoli in epoca greco-romana. Questo periodo è caratterizzato da moltissimi avvenimenti e da tante leggende tramandate sino ai giorni d’oggi nei secoli e divenute parte integrante della cultura partenopea. L’acquisto e la lettura di libri specifici sulla storia di Napoli, spesso introvabili o difficili da reperire, unito alla ricerca di testi e documenti online sono sicuramente le fasi più importanti. Da qui traggo spunti ed idee sulla base di nozioni “ufficiali”, che poi sono di grandissima ispirazione per la stesura del concept e dei testi. Una volta create le linee vocali e le lyrics, prima dell’invio del disco all’etichetta per la pubblicazione, traduco tutti i testi in forma scritta usando dizionari e libri di grammatica in lingua napoletana. La quantità di accenti e apostrofi tipica del nostro idioma rende questo passaggio necessario al fine di poter inserire nel booklet del disco i testi scritti in maniera corretta.
La canzone Parthenope è, secondo me, la più rappresentativa del disco. In nove minuti c’è tutto il sound Scuorn e l’anima della tua bella città Napoli. Vuoi approfondire il tema trattato nel testo e condividere qualche aneddoto legato alla canzone?
La title-track Parthenope racconta il viaggio di ritorno da Troia di Ulisse ed il suo equipaggio, i quali durante la navigazione si trovano a passare nei pressi delle temibili rocce delle sirene, punto di naufragio per tutti i naviganti che avessero ascoltato il loro canto ammaliante. Ulisse decide di sfidare tale sorte avversa e di ascoltare il canto di Parthenope facendosi però legare all’albero maestro della nave dal suo equipaggio, e ordinando loro di tappare le orecchie con la cera. La sirena, resasi conto che con il suo canto non era riuscita ad attirare la nave di Ulisse verso gli scogli, decide di togliersi la vita sprofondando nel mare: il suo corpo privo di vita giunge poi a riva nei pressi dell’Isolotto di Megaride, e dal suo corpo prende vita la città di Neapolis.
Parthenope è nata col preciso scopo di voler raccontare questa leggenda in modo molto cinematografico, riassumendo un po’ l’intero disco in un unico brano epico. È stato il brano che ha richiesto il maggior impegno in studio, con la presenza di ampie parti narrate, interpretate e recitate dai bravissimi Diego Laino (Ulisse), Libero Verardi (Polite) e Tina Gagliotta (Parthenope). L’aneddoto più curioso riguarda proprio le tecniche di doppiaggio utilizzate in studio. Il produttore Stefano Morabito dei 16th Cellar Studio (Fleshgod Apocalypse, Hour Of Penance), per riprodurre l’effetto di una nave in movimento durante i dialoghi, mi ha consigliato di scuotere e strattonare vigorosamente i poveri Diego e Libero mentre registravano le loro parti. Quando Ulisse è in preda alle visioni dovute al canto di Parthenope, ordina al suo equipaggio di farlo scendere dalla nave gridando a squarciagola. Anche in questa occasione, abbiamo applicato una tecnica di doppiaggio cinematografico, ed avevo il compito di stringere il bravissimo Diego Laino, e lui di tentare di liberarsi con tutte le sue forze mentre recitava la sua parte gridando, proprio per ricreare l’effetto dell’essere legato all’albero della nave senza potersi liberare. È stata davvero una giornata epica.
Nel 2008 hai pubblicato il cd Fra Ciel’ E Terr’, lavoro privo di chitarre elettriche. Perché hai registrato la chitarra classica e poi hai aggiunto il distorsore invece di usarne direttamente una elettrica?
All’epoca non possedevo una chitarra elettrica, e non disponevo nemmeno di attrezzature adeguate per poterla registrare. Pertanto, per non perdere traccia dei riff che di volta in volta mi venivano in mente, li suonavo con la mia chitarra classica registrandoli con il cellulare. Quando finalmente riuscii a reperire il mio primo software musicale, importai i file aggiungendo la distorsione nel mix per farla sembrare una chitarra elettrica, solo per avere una linea guida e poter lavorare così agli arrangiamenti degli altri strumenti, come batteria e tastiere. Completati i pezzi però eravamo impazienti di rilasciare qualcosa e decidemmo di diffondere comunque quelle tracce demo seppur grezzissime, in attesa di metterci al lavoro sulle registrazioni “serie”… che poi non avvennero. Solo otto anni dopo, riavviato il progetto, ho avuto finalmente la possibilità di poter completare quel lavoro con mezzi adeguati, un produttore di livello e uno studio di registrazione vero e proprio… ah, ed una chitarra elettrica vera ovviamente haha!
La nuova versione del 2016 della canzone Fra Ciel’ E Terr’ dura otto minuti, mentre la prima risalente al 2008 non arriva ai quattro e mezzo. Cosa è cambiato da allora e si può dire che sia sempre la stessa canzone oppure è stata completamente stravolta?
Per Scuorn dal 2008 ad oggi è cambiato praticamente tutto, ma nello specifico la nuova versione di Fra Ciel’ e Terr’ poggia ancora su alcuni riff e melodie della vecchia demo. I riff che ho deciso di mantenere mi piacevano particolarmente, e li ho sempre visti come un collegamento naturale tra la nuova era di Scuorn ed i primissimi tempi, e la soddisfazione di averli finalmente potuti ascoltare con una produzione adeguata mi ha reso particolarmente felice.
Nella recensione di Pathenope accosto Scuorn ai Draugr di De Ferro Italico non tanto per la musica ma per l’importanza che potrebbe avere. Stai sdoganando il sud Italia e le tematiche ad esso legato nel metal estremo. Sei d’accordo con me?
I Draugr sono un gruppo che ha scritto pagine importantissime per il metal estremo italico, e questo accostamento non può che rendermi orgoglioso. Avere la possibilità di condividere la propria cultura con il resto del mondo, come dicevo prima, è uno dei motivi per il quale esiste questo progetto.
Quali sono le tue esperienze musicali prima di Scuorn? Come ti sei avvicinato alla musica e al metal estremo in particolare?
Ho iniziato a suonare da autodidatta la chitarra ed il basso dai 13 anni, iniziando la classica trafila in band dal rock al grunge fino al metal, per poi affacciarmi anche come ascoltatore al mondo del metal estremo. Nel 2006 entrai come bassista nei Forbidden Grace, band black metal di Napoli con la quale lo stesso anno ho inciso la mia prima release, la demo Ethereal Winter, e a seguito dell’uscita dai Forbidden Grace creai poi Scuorn…
Per i concerti hai messo su una formazione di tutto rispetto, mi domando quindi se continuerai in questa maniera anche in studio o se Scuorn resterà il tuo progetto personale.
Scuorn è una one-man-band e resterà tale anche in futuro, almeno per quanto riguarda il lavoro in studio. Per il discorso live, ho la fortuna di poter avere con me persone eccezionali, amici, nonché musicisti di assoluto livello come Libero Verardi, Francesco Del Vecchio e Marco Gaito, che considero parte integrante del progetto Scuorn. La dimensione live di una band è importante almeno quanto quella in studio, e poter condividere esperienze stupende come tour o festival in giro per l’Italia e l’Europa con persone come loro, è per me motivo di vanto.
Stai lavorando ai nuovi pezzi? Proseguirai quanto fatto in Parthenope o ci saranno dei cambiamenti?
Lavorare su un disco Scuorn è alquanto drenante, credo sia importante darsi le giuste pause tra un disco e l’altro per poter esprimersi al meglio. Al momento sto studiando e approfondendo materiale storico relativo al concept sul quale verterà il prossimo album, e appena sarò pronto inizierò anche la scrittura dei primi riff. Proprio perché ogni brano di Scuorn ha qualcosa da comunicare e tanto lavoro dietro, in questo momento sono concentrato sul promuovere e far scoprire a pieno Parthenope. È stato rilasciato pochi giorni fa il lyric video del quarto singolo dell’album, Tarantella Nera, e a Maggio torneremo live per il “Parthenope UK Tour 2018” con quattro date da headliners e un festival nel Regno Unito.
Grazie per l’intervista, spero di vederti presto in concerto! Hai tutto lo spazio per aggiungere quello che vuoi.
Grazie a te Fabrizio e a tutti i lettori di Mister Folk. Continuate a seguire Scuorn tramite la pagina Facebook e grazie per l’attenzione.

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