Intervista: La Janara

Streghe, racconti tramandati dai nonni e antiche tradizioni… tutto molto “folk”, ma La Janara è una band heavy/doom che ha da poco pubblicato il disco di debutto Tenebra con la storica Black Widow Records, in questo genere una vera e propria garanzia di qualità. Effettivamente il disco è davvero godibile, un bel mix di generi diversi che si sfiorano e intrecciano fino a dare vita a un sound personale, cantato in italiano e che, pur con chiari riferimenti ai grandi del passato, non ha paura di esprimersi con forza e delicatezza a seconda dei brani: riff sabbathiani e arpeggi cristallini si alternano sempre sotto il dominio dell’istrionica voce de La Janara, mattatrice del disco a suon di vocalizzi sempre intensi e carichi di energia. Tenebra inoltre è un cd vario, che non segue musicalmente un’unica via, ma che nel complesso risulta essere compatto e dinamico, un ascolto obbligato per gli amanti della musica oscura o, più in generale, della bella musica. Per saperne di più ho intervistato Il Boia, chitarrista della band, ben disposto a dare risposte interessanti e approfondite. Titoli come Malevento e Violante Aveva Un Osso Di Capra non vi mettono una grande curiosità?

Il più classico degli inizi: presenta La Janara ai lettori di Mister Folk.

Ciao a tutti, grazie per lo spazio su questo sito che seguo già da molto tempo. La Janara è un gruppo rock/heavy metal che parla di streghe, donne tenaci e forti che non si lasciano intimorire da nulla, specialmente dall’ignoranza e dall’invidia che le vorrebbe veder soccombere. Siamo irpini, e nelle nostre canzoni trovano spazio le leggende e i racconti che i nostri nonni ci hanno tramandato, con personaggi fantastici che affondano le proprie radici in tradizioni secolari. Cantiamo testi in italiano e adoriamo i film di Fulci, Bava, Soavi oltre al rock/prog italiano di New Trolls e PFM e il sound occulto tricolore di gruppi come Death SS, Paul Chain, l’Impero delle Ombre e The Black!

Avete da poco pubblicato il primo full-length Tenebra marchiato Black Widow Records. Come ti senti ad avere il supporto di una storica etichetta che ha pubblicato tanti gruppi importanti?

È una bella sensazione. È stata la prima ed unica etichetta che abbia contattato. Mandai loro il demo nel 2015 e già, sotto la nostra scorza acerba, videro qualcosa in noi. L’EP, come sai, è stato distribuito dalla Black Widow Records, a differenza del nuovo Tenebra che uscirà con la dizione ‘prodotto e distribuito’ da loro. Il nostro rapporto, tuttavia, va addirittura oltre: sono un loro cliente e spesso Massimo Gasperini, il boss dell’etichetta, mi suggerisce dischi che potrebbero essere un’ispirazione per le nostre prossime canzoni. Il loro supporto è fondamentale.

Due anni fa avete rilasciato l’EP La Janara: ascoltando il nuovo disco è facile notare il lavoro che avete svolto per migliorare sotto un po’ tutti i punti di vista. In particolare ora il suono (nel senso “risultato finale” e non “registrazione”) è più compatto e la prestazione della cantante La Janara è sì selvaggio, ma meglio indirizzato a favore del risultato finale.

Sì, assolutamente, e grazie mille. Registrare un disco è un’esperienza importante, ma, a differenza di trenta o quarant’anni fa quando registrare era davvero costoso e le band, prima di catturare l’attenzione di un’etichetta che le finanziasse, suonavano dal vivo per anni ed anni, arrivando in sala di registrazione preparati e consapevoli, oggi si comincia dallo studio e poi, se si è fortunati e ci si organizza bene, si va a suonare. Tenebra è stato registrato molto in fretta, abbiamo usato le prime take per lasciare un’impronta selvaggia e le voci le abbiamo fatte alla fine, ma già rispetto all’EP il tutto suona meglio anche grazie al nostro nuovo batterista, che nonostante non ascolti metal, ha subito centrato il bersaglio. Raffaella invece, forte dell’esperienza dell’EP, ha deciso di cantare in maniera più libera e aggressiva, per fortuna!

A mio parere Malevento è la canzone che meglio racchiude l’essenza della band: riff doom oriented, un grande ritornello, la teatralità de La Janara, il testo che richiama a epoche che sembrano essere lontane….

Grazie mille. Sì, in effetti ritengo che Malevento, insieme a Luce, contenuta nell’EP, sia la migliore canzone che abbia mai scritto. È potente, diretta e melodica, come piace a me. Il nome è quello originario della città di Benevento, un po’ italianizzato. Per quanto riguarda le epoche lontane, le canzoni che scrivo non hanno alcun elemento moderno contemporaneo, lo sono solo le emozioni e le sensazioni della protagonista, per il resto sembrano sospese in un perenne ‘700. Il testo parla ovviamente dell’incontro fra le streghe ed il signore delle tenebre. Ad una festa del genere ci sarebbe da divertirsi!

Violante Aveva Un Osso Di Capra mi ha ricordato molto i Lingalad più atmosferici. Conosci la band di Giuseppe Festa? Ci racconti da dove viene fuori il testo e come mai avete deciso di farne un brano acustico?

Non conoscevo i Lingalad prima che tu me li nominassi, tuttavia, nonostante ascolti tantissima musica i miei riferimenti principali sono più o meno sempre gli stessi: il Battisti più prog, De André (anche musicalmente, adoro la musica ‘nuda’ per chitarra acustica e voce), i Black Sabbath, Death SS, Paul Chain, New Trolls e Le Vibrazioni. La canzone è nata di notte, avevo la chitarra acustica vicino al letto, mi sono svegliato intorno alle due, forse le tre, e ho cominciato a canticchiare la melodia di Violante… Il testo è venuto da sé e poi ho ripreso a dormire. Il giorno dopo avevo la canzone bella e pronta e neanche la ricordavo benissimo! L’acustico è più suadente e affascinante, talvolta, e non volevo che la canzone si snaturasse rendendola elettrica e pesante.

Il primo giro di Mater Tenebrarum (ma non solo quello) deve molto a Tony Iommi: quanto è importante secondo te conoscere la storia per poi rivisitarla con personalità?

Io sono un collezionista disperato, conosco tante band e ho tanti dischi, tuttavia mi è capitato di conoscere gruppi fenomenali i cui componenti avevano solo 5/6 album ciascuno nella propria collezione, ma, ovviamente, per un compositore come me è fondamentale conoscere la storia e capire da dove viene il linguaggio che utilizzo nelle mie canzoni. Tony Iommi è un chitarrista che adoro, specialmente perché è un musicista con un approccio molto essenziale, ai Black Sabbath bastava un riff di chitarra, un basso e una batteria per far quadrare un brano. Ovviamente ritengo Iommi una grandissima influenza, ma tutto l’heavy metal deve tanto ai suoi dischi, perfino a quelli come Born Again e Tyr, una volta davvero poco considerati, che si sono rivelati lavori influenti per tantissime band estreme nel primo caso e folk/viking metal, nel secondo (ma a te l’ultima parola, sei l’esperto del settore!).

Ho apprezzato tanto il guitar work su Or Poserai Per Sempre: a chi ti sei ispirato per questo brano? Inoltre nella canzone è presente anche una parte brutalmente urlata che dà una marcia in più alla composizione. Pensate di utilizzare questo stile anche prossimamente?

Grazie! Mi sono ispirato al lavoro del mio tecnico personale delle chitarre, Rocco Minichiello dei Release the Blackness (giovane e talentuosissima band del mio paese che ha all’attivo solo un EP) con cui ho registrato le chitarre dell’album. Lo screaming è di Giulian degli Scuorn, grande band black metal che fonde tale musica con quella folk napoletana (trovate la recensione del disco Parthenope QUI, ndMF). Sicuramente il mio cuore è rivolto al pop/rock/prog/folk degli anni ’60 e ’70, ma mi piace il metal estremo. Abbiamo già registrato un brano black metal, non so se verrà mai pubblicato, ma… chi può dirlo! La cosa mi intriga.

La Janara, Il Boia, Il Mercenario, L’Inquisitore: perché avete scelto di chiamarvi così?

Sono tutte figure che ruotano intorno alla morte della strega. Il mio gruppo, i miei testi sono ispirati certamente alla musica e ai film dell’orrore, ma riflettendoci l’oppressione e l’uccisione delle donne non sono solo finzione cinematografica, ma orrori quotidiani. Quello che suoniamo altro non è che un grido di uguaglianza, l’esaltazione del libero pensiero, e le donne, ancora oggi, sono tra i più grandi martiri della storia, ed è strano, visto che sono praticamente la metà del mondo.

Prima di concludere, visto che sei un giornalista che collabora anche con la rivista Guitar Club, vorrei chiederti quale strumentazione hai utilizzato durante la registrazione del disco.

Bella domanda! Ho usato una Michael Kelly Patriot Custom che ho venduto un paio di mesi fa. I suoi pickup tuttavia, degli splendidi e ruggenti DiMarzio Petrucci, sono stati trapiantati su di una Fender del 1978 con cui ho registrato gli assoli e che mi porto sempre dietro ormai, e lo farò per sempre perché è fantastica! L’acustica è una splendida Yamaha in mogano, come il mio adoratissimo, splendido e irraggiungibile Elliott Smith.

La Janara 2019: dopo il disco con Black Widow Records cosa farete? Avete intenzione di portare in giro per l’Italia il vostro heavy/doom?

Sicuramente, inizieremo provando a conquistare il Sud Italia! Dopodiché, ci chiuderemo in sala prove per scrivere un disco ancora più bello!

Siamo su un sito che tratta folk metal: cosa può portare i lettori a scoprire il mondo de La Janara?

Abbiamo provato a fare un brano folk metal, l’ultima traccia di Tenebra,Ver Sacrum, che parla dei popoli italici pre-romani. Quello che in Inghilterra viene chiamato folk qui è la musica popolare che Musicanova, D’Angiò, Eugenio Bennato, De André e tantissimi altri, hanno sempre incorporato nelle proprie canzoni. Suoniamo heavy metal, ma il folk ci piace, quindi chissà che in futuro le cose non si sposteranno sul folk rock/metal, chi può dirlo! Considera che ho tutti i dischi di John Renbourn e Bert Jansch, due eroi, per chi scrive, della musica popolare britannica, probabilmente la loro influenza potrebbe farsi sempre più decisa… Staremo a vedere, in quel caso, sarà un piacere ritrovarci ancora qui, sulle pagine di Mr. Folk!!!

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