Chur – Four-Faced
2019 – full-length – autoproduzione
VOTO: 7,5 – recensore: Mr. Folk
Formazione: Yevhen Kucherov: voce, tutti gli strumenti
Tracklist: 1. Goddess – 2. Four Faced – 3. Дике поле (Wild Steppe) – 4. Paradise – 5. Tyra – 6. Dancer – 7. Битва під Конотопом (Battle Of Konotop) – 8. River – 9. Freedom Or Death – 10. Outro – Степова спека (Steppe Hot) – 11. Фломастерні брови (Marker Eyebrows)(bonus track)
Una decade fa la carriera dei Chur sembrava ormai lanciata, almeno per gli standard underground, poi il nulla. Dieci anni di silenzio interrotto sola da uscite minori (tipo la raccolta di brani tratti da split) prima del ritorno della one man band ucraina con il presente disco Four-Faced. Il progetto nasce nel 2005 e nel giro di pochi anni vengono dati alle stampe una serie di dischi che possono senz’altro essere considerati interessanti e che mettono in risalto lo stile di Kucherov, cantante/musicista che con pazienza e dedizione scrive e pubblica album e split degni di nota. In particolare nel 2012 vede la luce l’ottimo split cd con Oprich e Piarevaracien sotto la supervisione della Casus Belli Musica. Poi, all’improvviso, il nulla. Almeno fino a Four-Faced.
Four-Faced è un album equilibrato, realizzato con passione e che non presenta cali qualitativi o picchi mostruosi. Si tratta di un bel disco di folk metal sovietico, molto piacevole da ascoltare e che nonostante la durata importante – sessantuno minuti – non stanca o annoia. Le canzoni sono quasi tutte strutturate nella maniera classica e un buon esempio è rappresentato dall’opener Goddess, brano che racchiude le caratteristiche sonore del progetto Chur. Le dieci tracce di Four-Faced sono tutti mid-tempo con poche accelerazioni o improvvisi cambi di ritmo, ma nonostante l’andatura costante non si avverte stanchezza nell’ascolto, forse grazie ai tanti strumenti folk utilizzati nelle varie canzoni. L’aspetto folk è sempre molto presente senza però togliere spazio alle chitarre e agli altri strumenti, un equilibrio sul quale Yevhen Kucherov si è dedicato con attenzione negli anni scorsi; un’altra particolarità più che positiva è rappresentata dai cori e dalle parti dove la voce si moltiplica “a strati”, creando un effetto profondo ed epico, dando alla canzone quella piccola imprevedibilità che aiuta sempre quando le canzoni hanno una durata media di cinque o sei minuti. La title-track, Дике поле e Dancer sono tre modi diversi per Kucherov di esprimere la propria vena artistica e la passione per la mitologia pagana che arricchisce i brani del disco di una componente “magica”, mentre una piccola menzione la merita Tyra, dallo splendido finale di ghironda e l’oscura River, con delle pregevoli melodie di flauto.
Il ritorno dei Chur è senz’altro positivo ed è un peccato che al momento sia disponibile solamente in formato digitale. Four-Faced è un lavoro solido e qualitativamente buono: la lunga pausa ha eclissato il nome della band, ma la bontà dei brani potrebbe far tornare a galla i Chur e il buon folk metal che dal 2005, anno di pubblicazione del demo Брате вітре, Kucherov crea con tanta passione.
Rispondi