Meno di un anno fa i friulani Corte Di Lunas erano ospiti di queste pagine per raccontare il ritorno sulle scene grazie all’EP The Journey dopo un periodo non semplice che ha portato molti cambiamenti in seno alla band. Il tempo di incidere il nuovo album Tales From The Brave Lands ed ecco nuovamente i talentuosi musicisti a parlare di musica, di leggende locali e di posti da visitare quando si potrà tornare a viaggiare per il piacere di farlo. Un consiglio: leggete con gusto questa intervista, Giordana e soci non si sono certo risparmiati per rispondere alle domande!
Anno nuovo e disco nuovo: com’è tornare a incidere un album dopo diversi anni?
Un lungo, lunghissimo percorso, al quale ancora stentiamo a credere di essere riusciti ad arrivare in fondo! Scherzi a parte, come sai il tempo trascorso fra i due album è stato per noi particolarmente sofferto, la ricerca di una nuova formazione e una nuova stabilità ha richiesto quasi due anni per realizzarsi. Le difficoltà sono state tante, non lo neghiamo, ma essere arrivati fin qui nonostante tutto ed essere riusciti a pubblicare il nostro quinto lavoro in studio è motivo di grande orgoglio per noi. Dopo tutto il trascorso sapevamo che prima di cimentarci nella realizzazione di un nuovo album avremmo dovuto lavorare a tutto tondo con la nuova formazione. Uno dei motivi che ha portato alla realizzazione di The Journey è stata proprio la necessità di ricercare una nuova intesa musicale. Detto fatto, a distanza di meno di un anno dall’uscita dell’EP siamo riusciti a pubblicare il nuovo album, e non potete immaginare la soddisfazione. Quello passato è stato l’anno più impegnativo in assoluto nella storia della band e ad oggi, purtroppo, la strada non sembra in discesa per il periodo avvenire: come per molte altre band, molte delle date già confermate per la promozione dell’album sono state annullate. Ma nonostante tutto non siamo rimasti con le mani in mano, e, mentre prendiamo una breve deviazione dal cammino, la priorità è comunque quella di costruire per il futuro.
L’EP The Journey ha fatto girare nuovamente il vostro nome dopo un po’ di silenzio e soprattutto ha permesso alla nuova formazione di fare squadra. Credo che se avete inciso un disco bello come Tales From The Brave Lands è anche grazie a l’affiatamento che avete raggiunto. È così?
Certamente, l’esperienza compositiva e di registrazione dell’EP ci ha permesso di maturare un nuovo sound. Il 2019 è stato per noi un anno di grande produttività, e The Journey in particolare ha portato la band a lavorare come un team sotto ogni punto di vista. Non saremmo mai riusciti a pubblicare un album in così poco tempo se non ci fosse stata intesa e gran impegno da parte di tutti. La differenza di sound tra The Journey e Tales From The Brave Lands ne è la prova. L’EP è stato il modo migliore di conoscere i punti di forza della nuova formazione e valorizzarli nella realizzazione dell’album.
Come sono nate le canzoni dell’album? C’è un particolare modo di comporre oppure seguite tutti l’istinto?
Come saprai il disco è una raccolta di storie della nostra terra. Il concept lo avevamo ben chiaro da anni, tanto che due dei brani che abbiamo inserito nell’album erano già stati scritti prima del cambio di formazione. Nella ricerca narrativa e nella scrittura dei testi c’è stata molta partecipazione da parte di ognuno di noi: abbiamo approfondito e scelto con cura le leggende che volevamo narrare, mettendoci nei panni dei nostri personaggi. Per la composizione, in generale, non abbiamo un metodo sistematico, dipende molto dal brano e dalle idee che ne scaturiscono: di alcuni brani è stato prima scritto il testo, di altri invece la melodia, nata da ciò che la leggenda ci ispirava. In fase di arrangiamento poi il pezzo viene modellato e limato affinché il sound resti omogeneo. Una cosa di cui andiamo fieri è che, partecipando attivamente tutti e sette al processo creativo, ognuno ha portato un pezzo della propria personalità e delle proprie influenze musicali all’interno del disco: questo ha contribuito a dare freschezza e varietà ai pezzi.
In The Devil’s Bridge è ospite Lorenzo Marchesi, vi chiedo quindi come è nata la collaborazione e se all’interno della band ci sono dei fan dei Folkstone. (lo chiedo perché nella scorsa intervista avete menzionato altri gruppi come Eluveitie, Mago De Oz, Elvenking, Korpiklaani e Finntroll)
Ovviamente lo siamo tutti! Sono una grande fonte di ispirazione e, all’annuncio dello scioglimento, ci si è spezzato il cuore. Non credo smetteremo mai di ringraziarli per il contributo e la spinta che hanno dato alla scena folk italiana. Quando è stato composto il brano, abbiamo da subito voluto inserire una voce maschile che interpretasse il Diavolo, fondamentale ai fini della narrazione. Ci abbiamo riflettuto a lungo, e, dopo diverse settimane, proprio ascoltando Diario Di Un Ultimo, ci siamo detti che la voce di Lore sarebbe stata perfetta! Perciò abbiamo pazientemente aspettato la loro data qui in Friuli e semplicemente glielo abbiamo proposto a fine concerto. Così è nata la nostra fantastica collaborazione, e davvero non potevamo chiedere di meglio!
Orcolatè anche una canzone dei Kanseil e ovviamente parla della stessa storia. Volete raccontare ai lettori come nasce la leggenda? Conoscete la versione della band veneta?
Certo, la conosciamo e i Kanseil sono nostri amici. Apprezziamo molto i loro lavori, e per alcune cose ci siamo ispirati a loro! Orcolat parla del tremendo terremoto del 1976, che uccise un migliaio di persone e distrusse un intero paese: è un tema molto sentito, sia qui che in Veneto. Per noi era molto importante inserirlo nel progetto, e abbiamo cercato di dare una chiave di lettura diversa per poter alleggerire un tema di per sé molto angosciante, in modo da non urtare la sensibilità di nessuno. Questa leggenda è stata inventata dal popolo friulano subito dopo l’accaduto, e da lì tramandata. Racconta dell’Orcolat, l’“Orcaccio”, innamorato follemente della bella Amariana, che tuttavia non ricambiava il suo amore, ma, anzi, ne era terrorizzata. Per sfuggire all’ossessione dell’Orco chiese aiuto ad una fata, che la trasformò nella montagna oggi conosciuta come Monte Amariana, per l’appunto. Quando lui lo scoprì impazzì dal dolore e giurò che mai più l’avrebbe lasciata riposare: le urla strazianti del mostro riecheggiarono nella valle, fino a causare quello che poi è stato il peggior terremoto di sempre per la gente del posto. Una storia molto triste, che speriamo serva a non dimenticare mai ciò che il Friuli affrontò, sempre a testa alta.
Avete inciso nuovamente Eolo, canzone già presente in The Journey, e non sembrano esserci grandi differenze tre le due versioni. Perché lo avete fatto? Forse perché a livello lirico era un pezzo perfetto per il disco (e musicalmente una bella composizione)?
Eolo è nata proprio per far parte di questo concept, narrando essa la leggenda della nascita di Trieste. Abbiamo deciso di dare un assaggio di ciò che sarebbe stato questo progetto inserendola nell’EP, ma non potevamo assolutamente escluderla dall’album. L’abbiamo interamente ri-registrata, con un nuovo suono di ghironda, nuove scelte a livello di arrangiamento all’inizio, e, a livello generale, un taglio decisamente più rock rispetto alla versione di The Journey.
Scjaraçule Maraçule è un canto del Friuli Venezia Giulia per invocare la pioggia, la musica è un pezzo di storia friulana che risale al tardo medioevo e per il testo vi siete rifatti a quello del poeta del ‘900 Zannier. In poco più di tre minuti avere riunito storia, poesia e tradizioni ri-arrangiando il tutto con gusto e personalità, cosa non facile soprattutto se si ha a che fare con Branduardi e la sua Ballo In Fa Diesis Minore. Eravate in un certo senso “intimoriti” dall’inevitabile confronto?
Il confronto era certamente inevitabile. Questo tuttavia non ci ha inibito, e abbiamo fortemente voluto includere questo pezzo così importante della nostra tradizione. Abbiamo cercato più versioni e di diversi artisti (cogliendo l’occasione per ascoltare lo stesso Branduardi a ripetizione), e poi abbiamo lavorato sodo per renderla unica e “nostra”. Sfruttando quindi cori polifonici e quella vena prog che ogni tanto fa capolino nei nostri pezzi, abbiamo creato la nostra versione di questo brano. Siamo davvero orgogliosi di poterlo portare al di fuori della nostra terra natìa!
La chiusura è affidata a Rosander, composizione da oltre sette minuti e con una parte piuttosto robusta e rock, con cori e un assolo di chitarra, tutto piuttosto diverso dal resto del materiale, anche se tutto suona 100% Corte Di Lunas. Come è nata la canzone e mentre la stavate realizzando vi siete resi conto che era un po’ diversa dalle altre?
Rosander è stata concepita fin da subito come suite di chiusura di questo progetto. È la storia di una principessa ribelle che, dopo anni di fiera solitudine, trovò l’amore. Dopo la promessa di eterno amore, il suo principe fu tuttavia costretto a salpare per mare. Il mare è però una creatura volubile, e sorprese il giovane con una violenta burrasca, che ne affondò la nave. Le lacrime di dolore della principessa divennero un torrente, ed ella divenne roccia, dando così vita alla Val Rosandra. La storia ci ha talmente intrigato che abbiamo deciso di dare al pezzo una dimensione teatrale. Ci siamo immedesimati in questo meraviglioso personaggio e abbiamo cercato di metterne in musica le speranze, l’angoscia, la rabbia ed infine il dolore, in tre atti, quasi come fosse un musical. Amiamo molto giocare con gli stili e questo pezzo ci ha dato una grandissima opportunità in tal senso. Nata inizialmente da un’idea piano e voce della nostra flautista (Mary), abbiamo poi rielaborato questo brano racchiudendo tutti gli elementi presenti nelle dieci tracce precedenti: melodie meste e riff incalzanti, cambi di tempo, suoni ambientali e recitati. Il tutto è impreziosito dall’arpa di Lucia Stone, che ringraziamo ancora una volta per aver preso parte a questo progetto!
La copertina con la mappa del Friuli Venezia Giulia ricorda per colore e stile quella classica de Il Signore Degli Anelli. Una scelta voluta oppure si tratta di un caso?
È stata decisamente una scelta. Amiamo Tolkien e il mondo che è riuscito a creare, per noi è un pilastro! Quelle narrate in Tales From the Brave Lands sono leggende, perciò ci è parso naturale associarci al mondo del fantasy, consapevoli che anche molti dei nostri fan sono amanti del genere. Ogni miniatura presente sulla mappa rappresenta un brano: il folletto è uno Sbilf (che si dice essere presente nelle foreste dell’alto Friuli, e che rimanda appunto a The Last Of Sbilfs), le tre ragazze che danzano sono coloro che invocano la pioggia in Scjaraçule Maraçulee così via. Un grazie immenso va a l’illustratrice Giulia Nasini, che ha fatto un lavoro splendido, combinando le nostre idee alle sue con grande sensibilità! All’interno del booklet troverete anche le magnifiche foto di Ermes Buttolo, dove potrete vederci nei panni dei protagonisti delle nostre storie.
Nuovo disco e nuovo videoclip, questa volta la scelta è caduta su Vida. Il video è spettacolare e credo che la storia meriti di essere raccontata…
Molto volentieri! La leggenda narra della regina Vida che, fiera e benevola, regnava sulle valli del Natisone. In una giornata come tante, però, il quieto vivere del suo popolo fu incrinato dalla terribile notizia portata da un messaggero: gli Unni stavano arrivando. Fu così che la regina, con il sangue freddo che la distingueva, prese la decisione di abbandonare villaggio e castello e di rifugiarsi assieme al suo popolo nella Grotta di San Giovanni d’Antro (ed è proprio in questa grotta, situata vicino a Cividale del Friuli, che sono state girate le riprese del nostro videoclip). Vi giunsero attraverso un passaggio conosciuto solo da pochi e portandosi appresso viveri e tutto l’occorrente per sopravvivere il più a lungo possibile. Gli Unni non tardarono ad arrivare ma trovarono il villaggio deserto; allora scoprirono la grotta, ma, non potendola raggiungere, decisero di attendere che il popolo morisse di fame. Dopo diverso tempo, quando le provviste stavano per finire, la regina decise di prendere l’ultimo sacco di frumento rimasto e di rovesciarlo, dall’alto della grotta, ai piedi di Attila, affermando di averne tanti altri quanto i chicchi in esso contenuti. Il tiranno, ingannato dall’astuzia di Vida, decise di abbandonare il villaggio e così il popolo fu salvo.
Domanda difficile: dovendo scegliere una sola canzone per far conoscere i Corte Di Lunas e il Friuli Venezia Giulia, quale scegliereste e perché?
Domanda difficile, è vero, ma direi che probabilmente è proprio Vida che ben si presta ad entrambi gli scopi. Certo è riduttivo pensare di far conoscere il Friuli tramite una singola leggenda, ma la regina Vida riveste molto bene lo spirito “brave” che contraddistingue il popolo friulano, gente coraggiosa, onesta e orgogliosa. Musicalmente parlando, poi, sentiamo questo brano molto nostro per la sua vena rock capace di smuovere e dare energia: se dovessimo introdurre qualcuno alla nostra musica questa sarebbe una buona scelta da cui partire (non a caso abbiamo scelto proprio questo pezzo come primo singolo estratto dall’album!).
Alcuni titoli sono in italiano ma poi i testi soprattutto in inglese. Da un disco che parla di leggende di una terra precisa e con una copertina che è una mappa mi aspettavo molto di più nella nostra lingua o in dialetto friulano. Questa scelta è dovuta alla volontà di essere accessibili a più persone possibili e quindi far arrivare le storie del Friuli oltre confine?
Esatto, abbiamo pensato fosse una buona cosa rendere comprensibile ai più le nostre storie. Prendiamo come esempio La Dama Bianca: è una leggenda famosa e presente in molti luoghi d’Europa e prevalentemente conosciuta come The White Lady. Volevamo che la nostra fosse riconoscibile, che rappresentasse la versione italiana della storia, senza però sacrificare l’accessibilità a chi non viene dalla nostra terra. In alcuni brani abbiamo tuttavia scelto di utilizzare il nostro dialetto. Tiare (“Terra”) è un’invocazione agli spiriti dei nostri antenati, affinché scendano sulla nostra terra per raccontarci queste leggende perse nel tempo. E quale mezzo migliore per raggiungere le anime antiche delle nostre terre se non la lingua della nostra tradizione? Unitamente ad un’impronta musicale più pagan, crediamo il friulano si sia ben prestato a ricreare una dimensione rituale e viscerale. L’altro pezzo in friulano è il già citato Scjaraçule Maraçule, pietra miliare della cultura friulana.
Il 2020 è iniziato nei peggiori dei modi e di conseguenza non potete, per ora, supportare la pubblicazione di Tales From The Brave Lands con delle date live. Dato l’obbligo di stare in casa, ne state approfittando per creare nuova musica, oppure non è il momento buono visto quello che accade fuori la porta di casa?
È sempre un buon momento per comporre qualcosa di nuovo! Alcuni di noi hanno già avuto delle idee e stiamo già pensando al futuro, a cosa ci sarà dopo Tales From The Brave Lands. Possiamo assicurarvi che non rimarremo fermi molto a lungo. Dato il momento, però, ci stiamo dedicando prevalentemente alla creazione di contenuti, per promuovere l’album e la band. Ci piacerebbe riuscire a mantenere alto il morale, sia il nostro che quello degli amici che ci seguono, cercando di essere presenti e coinvolgendoli il più possibile!
Siamo nel post pandemia e si può girare liberamente, quali luoghi consigliereste a un turista per conoscere e godere della vostra regione?
In Friuli si può trovare di tutto! La nostra regione offre scenari di ogni tipo: si possono ascoltare le onde del mare infrangersi sulle rocce di Trieste, città storica e meravigliosa, in cui si erge il Castello di Miramare. Salendo un po’ non possiamo tralasciare Redipuglia, dove c’è la possibilità di visitare il conosciuto sacrario dedicato alle vittime della Prima Guerra Mondiale o Aquileia con i suoi numerosi resti romani. Non troppo distante si trova Palmanova, la famosa città stellata patrimonio dell’Unesco! Un altro passaggio obbligatorio sicuramente è quello al Castello di Udine. Non possiamo, inoltre, non citare la bellissima Cividale del Friuli (in cui è ambientata la leggenda del Ponte del Diavolo – la nostra The Devil’s Bridge!), che offre innumerevoli sorprese. E San Daniele? L’importante è che non ve ne andiate senza assaggiare i diversi vini regionali, altrimenti verrebbe presa come un’offesa! Qui abbiamo parlato solo di alcune delle meritevoli mete del Friuli. Insomma, potremmo parlarne per ore. Noi friulani siamo un popolo orgoglioso e fiero di vivere in una regione così ricca di storia e di cultura.
È sempre un piacere ascoltare la vostra musica e avere modo di scambiare due parole: speriamo di riuscire a conoscerci a Montelago! Oltre al classico #stateacasa cosa volete aggiungere per terminare l’intervista?
In effetti, ci sarebbe una cosa che ci terremmo ad aggiungere: #staybrave, folks! A inizio marzo, in un momento in cui i social media erano inondati di tensione, paura e rabbia, abbiamo infatti dato vita allo “#staybrave Project”, che mira a diffondere messaggi di coraggio e speranza. Abbiamo chiesto ai nostri “Brave Folks” di inviarci del materiale musicale, video o anche immagini, disegni, poesie… qualsiasi cosa li facesse sentire impavidi in questo periodo buio. Tutto ciò che ci viene mandato lo condividiamo sulla nostra pagina Facebook e sul nostro profilo Instagram, come fossimo un grande esercito di guerrieri a distanza! Due sere a settimana inoltre teniamo le “Chiacchiere a Corte”, un format in diretta Facebook, in cui chiacchieriamo con ogni volta un ospite diverso dalla scena folk italiana. Oramai siamo arrivati quasi alla ventesima puntata! È un’occasione per stringere amicizie e legami, tenere compagnia alle persone a casa, ma anche diffondere la cultura folk. Presto inoltre annunceremo delle altre importanti novità, relative a come ci terremo attivi nel prossimo futuro, in cui (probabilmente) non si potrà suonare live ancora per un po’. Non ci rimane che ringraziarti per le tue domande e il tuo tempo. Speriamo che questo periodo passi in fretta e che si possa presto incontrare, magari davanti ad una bella pinta di birra!

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