Negli anni ’90 acquistavo tutte le riviste rock e metal disponibili in edicola, cercando di conoscere sempre più musica e “farmi una cultura”. Divoravo le riviste eppure non ho mai desiderato farne parte, ma c’era una cosa che mi ha sempre incuriosito e fatto un po’ sognare, ovvero lo “studio report”. Solitamente il giornalista prendeva un volo per la Germania o la Scandinavia, un salto in albergo appena arrivato e veniva portato dal personale della casa discografica nello studio di registrazione dove il gruppo X era impegnato negli ultimi ritocchi del nuovo disco. Il giornalista prendeva appunti e la sera c’era un qualche locale “affittato” dall’etichetta per far stravaccare un po’ tutti, musicisti e giornalisti, con cibo, alcool e musica. Se andava bene il giorno dopo c’era la possibilità di fare un giro in città prima di tornare in Italia con il volo pomeridiano. Tutto questo offerto dalle case discografiche.
Luglio 2020, alla soglia dei quarant’anni ho la possibilità di fare il mio primo studio report. Niente etichette o locali con cibo gratis, ma uno studio di registrazione a Roma con i Dyrnwyn e Riccardo Studer. La band capitolina ha alle spalle diversi lavori, compreso l’ottimo debutto Sic Transit Gloria Mundi (2018, Soundage Productions) e sta completando i lavori per il successore Il Culto Del Fuoco. Al momento non c’è alcun accordo con un’etichetta e di conseguenza non c’è una data per la pubblicazione.
L’appuntamento è al Time Collapse Recording Studio di Studer, il quale ha seguito la band in tutte le fasi della produzione (la batteria è stata però registrata agli Outer Sound Studios di Giuseppe Orlando) e la band quasi al completo – manca il batterista Ivan Coppola – è visibilmente emozionata all’idea di far ascoltare, anche se in forma non definitiva, il nuovo disco. Un’eccitazione che è più che comprensibile data la bontà della nuova musica: Il Culto Del Fuoco è maturo e personale, mostra i Dyrnwyn al 100% delle capacità grazie a un songwriting eccellente e a un affiatamento tra i membri dato da una formazione stabile e al legame d’amicizia che si è creato tra di loro.
La musica che scorre dalle casse è in forma rozza, con equalizzazioni da sistemare, cori da aggiungere e altri dettagli che renderanno Il Culto Del Fuoco ancora più esaltante di quel che è a un primo e provvisorio ascolto. Le canzoni incise sono otto per un totale di circa cinquanta minuti di durata e trattano battaglie e personaggi della Roma della Prima Repubblica. Non ci sono momenti meno ispirati e nell’insieme spicca il cantante Thierry Vaccher, decisamente a suo agio sulle note delle varie Aurea Aetase Va e Victis, la voce perfetta per i Dyrnwyn. Una menzione speciale la meritano Sentinum – evocativa, cupa e potente al tempo stesso – e Forche Caudine, ovvero le due battaglie scelte dai musicisti romani per essere raccontate attraverso la musica. I suoni del cd sono molto potenti e graffianti, tutto molto naturale e piacevole da ascoltare. Il lavoro certosino di Studer per le orchestrazioni si fa sentire e i brani ne guadagnano non poco, ma quel che rimane ad ascolto ultimato è la certezza che i Dyrnwyn abbiano fatto un grande passo in avanti rispetto al già buono Sic Transit Gloria Mundi, diventando in questo modo uno dei nomi di punta del movimento italiano.

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