Hand Of Kalliach – Samhainn
2021 – full-length – Trepanation Recordings
Formazione: John Fraser: voce, chitarra, batteria – Sophie Fraser: voce, basso
Tracklist: 1. Beneath Starlit Waters – 2. Solas Neònach – 3. Each Uisge – 4. Roil – 5. Cinders -6. The Lull Of Loch Uigeadail – 7. Ascendant – 8. Òran Na Teine-Éigin – 9. Trail Of The Beithir-Nomh – 10. Return To Stone
Esattamente dodici mesi dopo la pubblicazione dell’EP Shade Beyond, gli scozzesi Hand Of Kalliach tornano sul mercato con un nuovo lavoro, il full-length di debutto Samhainn. L’album, pubblicato dalla Trepanation Recordings, etichetta inglese che si dà un gran da fare in ambito metal estremo underground, è composto da dieci tracce per un totale superiore ai quaranta minuti. Musicalmente si può parlare del naturale proseguo di quanto fatto in Shade Beyond, con un pizzico di esperienza in più che ha portato il duo (marito e moglie) a levigare alcuni soluzioni a favore di una maggiore orecchiabilità che rende la musica sempre a metà strada tra death melodico e soluzioni folk, ma più accattivante nell’insieme. Quel che salta immediatamente all’orecchio è la maggior presenza della voce pulita di Sophie, ora superiore per quantità a quella growl del marito; anche le soluzioni più estreme sono diminuite, ma fortunatamente non del tutto scomparse. Quel che viene fuori a fine ascolto di Samhainn è la certezza che gli Hand Of Kaliach abbiano fatto un gran lavoro per realizzare un cd valido e personale, capace di intrigare sia gli amanti del metal estremo che quelli del filone symphonic.
L’opener Beneath Starlit Waters, dopo una sorta di intro parlato, esplode con rabbia lasciando presto spazio alla voce delicata di Sophie Fraser, la quale si prende strofe e ritornelli lasciando qualche momento anche alle urla di John che coincidono con l’aumento di velocità e rabbia della canzone. Sulla stessa falsariga si muovono Solas Neònach, Each Uisge e Roil, anche se quest’ultima non presenta rallentamenti nei suoi tre minuti di durata. Cinders è proprietà del cantato maschile e fanno capolino anche piccoli fraseggi di chitarra che caratterizzano il brano. The Lull Of Loch Uigeadail è un pezzo evocativo che “culla”, proprio come da titolo, l’ascoltatore: la voce lontana e quasi spettrale di Sophie, insieme alle melodie che arricchiscono la composizione, creano un bel break in Samhainn, pezzo riuscito e importante per ripartire a mille con Ascendant, dal marcato riff melodeath che riprende quanto già proposto dagli Hand Of Kalliach a inizio cd. Dinamica e varia, Òran Na Teine-Éigin suona leggermente diversa dalle altre canzoni in scaletta, anche se il trademark del gruppo è immediatamente riconoscibile. Sul finire di Samhainn troviamo delle piccole ma gustose novità, la prima delle quali è Trail Of The Beithir-Nomh, brano cantato solo da John e dal piglio “moderno” che comunque sta bene nell’album. Chiude Samhainn la doomy Return Of Stone, cupa e lenta nella prima parte, dal retrogusto folk e ben interpretata dai due cantanti, ma che poi cambia completamente registro con riff incalzanti e ritmi serrati.
Il disco di debutto degli Hand Of Kalliach si ascolta con piacere e tutto si trova al posto giusto. Senza passi falsi (ma neanche picchi particolari), aiutati da una produzione pulita ma non plasticosa, i due musicisti continuano a portarci in giro per la Scozia parlando della mitologia e degli splendidi paesaggi armati di strumenti elettrici e tanta voglia di far conoscere la propria terra. Gli Hand Of Kalliach hanno già trovato il proprio suono e al tempo stesso hanno migliorato la qualità delle canzoni rispetto alla precedente release: di questi tempi caratterizzati da immobilismo sonoro e ricerca della soluzione “facile” e vincente non è certamente poco.
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