Vallorch – Stories Of North

Vallorch – Stories Of North

2012 – demo – autoprodotto

VOTO: 7 – recensore: Mr. Folk

Formazione: Sara Tacchetto: voce Matteo Patuelli: chitarra Marco Munari: chitarra Leonardo Dalla Via: basso, voce Massimo Benetazzo: batteria Francesco Salviato: violino Andrea Rampin: cornamusa, ghironda, whistles

Tracklist: 1. Voices Of North – 2. Silence Oblivion – 3. Cor Ui Vallorch – 4. The End – 5. Outro

Band che prende il nome da un villaggio cimbro del Cansiglio, i Vallorch si autoproducono il primo EP ad un anno e mezzo dalla nascita del gruppo. Il contenuto è composto da tre tracce di folk metal dal cantato donna clean / uomo growl, uno strumentale e un breve outro a conclusione dei ventuno minuti di durata del lavoro.

Nonostante la giovane età e la poca esperienza al momento del concepimento dell’EP, la formazione veneta è brava nel riuscire a far risaltare i propri punti di forza e ad offuscare quelle cose che non convincono appieno. Prima particolarità dei Vallorch è la doppia voce, il classico “duello” tra l’angelica donna e il luciferino growl dell’uomo. I due vocalist sono bravi a dividersi le parti cantate e a riunirsi nei momenti giusti, senza cercare di strafare o di apparire diversi da quello che realmente sono. In particolare la voce di Sara Tacchetto si rivela piacevole per la profondità e l’espressione che la singer possiede, mentre il growl di Leonardo Della Via è molto aggressivo. Altro fattore di buon rilievo è l’utilizzo di strumenti reali quali cornamusa, ghironda, violino e flauti vari, scartando l’idea della comoda ma fredda tastiera. In questa maniera Stories Of North guadagna in spontaneità e qualità, oltre a dare al gruppo, anche in sede live, una marcia in più.

L’EP si apre con la title track dove melodie tradizionali incontrano il cantato dolce ma deciso di Sara, la sezione ritmica non si risparmia e le chitarre, semplici ed efficaci, si amalgamano bene con il resto della formazione, mentre il vocione cavernoso del bassista Leonardo dona al pezzo una dose di cattiveria che non stona affatto. Bello, infine, lo stacco semistrumentale più prettamente folk verso tre quarti di brano. La seconda canzone Silence Oblivion inizia con una chitarra clean e la cornamusa suonata dal polistrumentista Andrea Rampin; le voci ora sono entrambe pulite e il risultato è valido. Pochi secondi e fanno capolino growl vocals e riff violenti, nonostante i whistles tentino di smorzare il caos con arie vivaci. Di fatto questa è la composizione più estrema del disco, con Sara poco presente e la doppia cassa che (finalmente) si fa sentire. Cor Ui Vallorch, titolo in gaelico irlandese, è uno strumentale di circa centoventi secondi dal clima festoso, buono per introdurre l’articolata – quasi sette minuti – The End, dove i musicisti mettono in luce la loro bravura nel saper creare un brano lungo senza tediare l’ascoltatore ripetendo all’infinito determinati giri o esagerando con riff e strutture troppo complicate. La cornamusa del primo stacco può ricordare qualcosa del debutto dei Folkstone, mentre per il resto i Vallorch suonano sempre personali. Azzeccato il breve solo di violino dopo metà brano, ottimo per spezzare l’atmosfera con qualcosa di fresco, prima di tornare su binari maggiormente lineari. Chiude il lavoro Outro, breve e pacato strumentale folk dal minuto di durata.

La produzione è curata e gli strumenti hanno tutti la giusta importanza; la sezione ritmica suona potente anche se si poteva fare qualcosa di più per la batteria, casse in particolare, ma non ci si può lamentare. Le chitarre, pur non essendo le protagoniste del gruppo, graffiano a sufficienza e i vari violino, flauti, ghironda e cornamusa suonano nitidamente col volume che gli spetta.

Nel 2012 i Vallorch si mostravano musicalmente più grandi degli anni che realmente avevano, segno della bontà qualitativa e della capacità di creare canzoni di pregevole fattura con una personalità insospettabile se si prendono in considerazione le date segnate sulle carte d’identità. Ovviamente non mancano imperfezioni, ingenuità e situazioni da gestire con maggiore attenzione, ma per essere un demo di debutto non si può che gioire, oltre al fatto che Stories Of North ha il pregio di aver portato alla ribalta della scena italiana una band dalle spiccate qualità.

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Sito web creato con WordPress.com.

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: