Intervista: DUIR

Una delle cose che più mi piacciono del gestire un sito particolare come Mister Folk è quella di poter scoprire, conoscere e osservare un gran numero di gruppi che ruotano intorno al grande (e dai confini indefiniti) mondo del folk/pagan/viking metal. Una delle realtà più interessanti risponde al nome DUIR, formazione italiana che dal primo demo ha fatto dei grandi e importanti passi in avanti, plasmando negli anni un sound unico e particolare che esplode in tutta la sua potenza nel nuovo, imperdibile, T.S.N.R.I. – Impermanenza.

Per prima cosa bentornati su Mister Folk! Ci siamo lasciati dopo la pubblicazione di Obsidio: come è stato accolto l’EP? Sul web ho visto anche qualche parere non positivo: a cosa pensate sia dovuto, forse alla proposta un po’ fuori dall’ordinario?

Ciao Fabrizio! Grazie mille intanto dell’opportunità, di nuovo, e della gentilezza! Ammazza! Non ci aspettavamo di dover parlare di Obsidio dopo tutti questi anni, ormai alcuni di noi hanno i capelli bianchi! La proposta che avevamo fatto con l’EP è risultata troppo grezza, un po’ come noi che arriviamo dalle campagne venete: cresciuti a vino e soppressa fatta in casa. Purtroppo quelli erano i DUIR dell’epoca e, con l’età, crediamo di aver affinato un po’ l’orecchio.

Da Obsidio si passa a T.S.N.R.I. – Impermanenza: sento una profonda maturazione nella musica che, pur non allontanandosi molto dal passato, ora è sempre scorrevole e senza cali di tensione. Dal demo di Tribe siete maturati davvero molto e penso che aver realizzato lavori brevi non lasciandovi vincere dalla frenesia di pubblicare subito un album abbia pagato con gli interessi. Ascoltando i vostri vecchi lavori, quali sensazioni provate?

Se ci sono casi del genere, dove al primo tentativo si raggiunge un risultato maturo, ben venga! Non è sicuramente il nostro caso e ogni pubblicazione ci ha aiutato a capire un pezzettino di quello che abbiamo dentro. Siamo partiti che eravamo molto giovani e molto inesperti e per noi alla fine bastava suonare, ma adesso che lavoriamo, la musica è rimasta l’unico sfogo creativo e stiamo cercando di mettere più cura nelle nostre produzioni perché questa passione ci fa stare bene. Quindi quando riascoltiamo i nostri vecchi pezzi (cosa che non facciamo mai), sentiamo tutta l’adolescenza musicale e, di conseguenza, la nostra inesperienza. Non per questo li disdegniamo, ma devono essere inquadrati sotto questa lente.

Arriviamo a T.S.N.R.I. – Impermanenza: il titolo è abbastanza strano, ma profondo: ce ne volete parlare?

Il termine ‘impermanenza’ e l’anagramma T.S.N.R.I. sono in qualche misura sinonimi, ma hanno sfumature leggermente diverse e che hanno impattato il modo in cui abbiamo scritto i testi di questo album. L’avere questo doppio titolo è quindi uno spunto, per chi avesse curiosità, di guardare a questo album attraverso due lenti distinte, per quanto simili.

Come descrivereste la vostra musica a chi non vi ha ancora ascoltato?

Gli diremmo: “È roba spinta, fai una prova!”. Sicuramente non consiglieremmo l’ascolto a chi non è abituato alle voci estreme, per tutti gli altri: che si godano il viaggio. Noi ci abbiamo messo tutto l’impegno di cui siamo capaci e crediamo che un fan di questo genere possa darci un’opportunità.

La parola impermanenza può avere diversi significati. Qual è il vostro?

Abbiamo preso in prestito il termine dalle filosofie orientali, ma non è quello che di per sé importa. Abbiamo fatto nostro quel termine per descrivere il fil rouge dei nostri testi, ma anche della nostra ideologia di fondo: accogliere il cambiamento, non aggrapparsi con le unghie al passato ed accettare che potremmo avere la necessità di dover rideterminare ciò che siamo, che la nostra forma attuale ci piaccia o meno. Possiamo solo sperare che altre persone facciano lo stesso.

Mi parlate dei testi delle canzoni?

Abbiamo cercato di curare un po’ di più i testi per questa release perché volevamo confezionare un prodotto che sfogasse la nostra vena artistica a 360 gradi. Siamo veramente appassionati della musica che abbiamo creato e speriamo che i testi ne siano all’altezza. Ogni lyrics è anche un urlo di rabbia contro coloro che non riescono ad essere Umani: coloro che non riescono a lasciarsi alle spalle quel carico ideologico irrazionale che ancora li trascina in scelte che non condividiamo, come vediamo succedere tutti i giorni in tutto il mondo. Scelte come la religione, i complottismi, le tradizioni “perché sì”, anche se non hanno una ragione. Scelte anche come il rifiuto del metodo scientifico.

Sul cd c’è l’immagine di un uroboro: perché questa scelta?

L’idea dell’uroboro è venuta a Manuel quando gli abbiamo presentato il concept dell’album. Non ne eravamo sicuri all’inizio, ma la relazione tra le idee di ‘perenne mutabilità’ e di ‘immutabilità ciclica’ ha stuzzicato parecchio la nostra mente.

La copertina invece cosa significa? Avevate in mente la grafica o è tutta farina del sacco di Manuel Scapinello?

È stato un lavoro congiunto e dobbiamo dire anche un po’ difficile, in quanto avevamo alcuni punti cardine, come l’idea di un percorso tortuoso di montagna e i concetti di cui abbiamo parlato prima, che poco si prestano ad una rappresentazione grafica, ma pensiamo che Manuel sia stato abilissimo nel tradurlo in immagine e che lo abbia eseguito in maniera eccelsa! Eravamo già fan del suo tratto, ma il lavoro che ha fatto per noi è, ad opinione nostra, incredibile.

Considerando il periodo non semplice, contate di suonare dal vivo nei prossimi mesi? Avete già qualche data confermata?

Se la situazione epidemiologica lo permette, saremmo veramente felici di tornare sul palco, anche perché ci manca fare amicizia con altri appassionati del genere e per noi è sempre un’occasione per fare baldoria e bere come zampogne! Siamo in contatto con alcuni organizzatori ma ancora non c’è nulla di confermato. (l’intervista è stata fatta nei primi mesi del 2022, ndMF)

Vi sentite parte di una scena, che sia metal, folk o black?

Non sappiamo cosa intendi tu per scena, il metal in Italia (e dai, anche nel mondo) è una nicchia, anche senza voler scendere nei vari sottogeneri. Vediamo tante band come noi che cercano di collaborare dandosi una mano e questa collaborazione per noi è una scena. Per esempio, MK (Mirko Albanese, chitarrista dei DUIR, ndMF) per la prima release degli Eard è persino riuscito a collaborare con Nartum dei Emyn Muil, Emilio dei Sojourner, Sara dei Vallorch e Déhà (Wolvenest, Déhà, Vaer, Acathexis e molti altri). In passato c’è stata anche occasione di fare qualche scambio di date, ma la cosa sta diventando più difficile visto che sempre più club della nostra zona hanno chiuso o interrotto temporaneamente la musica metal dal vivo, già da prima del COVID. Comunque non disperiamo, anche se la scena dovesse ancora ridursi e questa collaborazione dovesse assottigliarsi, noi continueremo a produrre la nostra musica perché non possiamo fare altrimenti.

Siamo alla fine, a voi lo spazio per i saluti e le ultime considerazioni.

Grazie mille di tutto e quando riusciremo a riprendere a suonare in sicurezza, invitiamo a non essere timidi e farsi una birrozza con noi! Chiacchieriamo sempre volentieri.

NB: il disco T.S.N.R.I. – Impermanenza lo trovate anche nello shop di MISTER FOLK DISTRO, basta cliccare QUI.

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