Alvenrad – Veluws Ijzer

Alvenrad – Veluws Ijzer

2022 – full-length – autoprodotto

VOTO: 8,5 – Recensore: Mr. Folk

Formazione: Jasper Strik: voce, tastiera – Mark Bertszoon: voce, chitarra – Thijs Kwint: basso – Nathanael Taekema: batteria

Tracklist: 1. De Stuwwal – 2. De Vliegden – 3. Roodwild – 4. De Marke – 5. Veluws Ijzer – 6. Sagenrijk – 7. De Gevallen Veluwenaar

Tornano a quasi cinque anni dal precedente lavoro Heer gli olandesi Alvenrad, e lo fanno con un nuovo disco che in parte prosegue la via dei primi due album, e in parte potenzia alcune caratteristiche che hanno permesso loro di emergere dal calderone del folk metal. Il sound del quartetto, infatti, si differenzia dal resto della scena per un approccio hard rock della musica, unendo piccole dose di progressive alla Jethro Tull con melodie folk metal; a questo, per la presente uscita Weluws Ijzer, va aggiunta una quasi inedita violenza black metal, che in parte sorprende chi già conosce il passato degli Alvenrad – anche se delle avvisaglie c’erano già state –, con tanto di scream vocals davvero ben fatte.

I primi secondi dell’opener De Stuwwal sono all’insegna della doppia cassa e del riffing serrato, ma la voce, almeno inizialmente, è quella classica della band, ovvero pulita e profonda. Non manca l’intervento dell’hammond e in generale il groove del brano è notevole e coinvolgente. La seconda traccia De Vliegden si apre con una sinistra eleganza dettata dal violino dell’ospite Hana Van Gorcum (la quale ha collaborato in passato con gli Heidevolk), una canzone dai ritmi medi e lenti che alterna voce pulita e scream in maniera ordinata; più “classica” è invece Roodwild, dai ritmi veloci dettati dalla sezione ritmica ma cantata in clean quando ci si aspetterebbe – per abitudine, non perché una soluzione migliore – il classico scream: nelle ultime due tracce è possibile riconoscere una certa “parentela” con i :NODFYR:, band pagan metal che vede in formazione due musicisti degli Alvenrad. Le chitarre in tremolo picking e la tastiera di sottofondo portano la canzone verso sonorità brutali e non a caso arriva il cantato urlato, ma con gli Alvenrad non si è mai sicuri su quel che può accadere, ed è così che a 4:08 troviamo uno stacco cantato davvero imponente che porta a riflettere quanto si possa fare all’interno di una canzone se solo si ha voglia di osare. Laddove altri si sarebbero accontentati di ripetere schematicamente strofa, ritornello e assoli vari, gli Alvenrad scelgono la strada forse meno semplice, ma sicuramente più stimolante. Una cosa simile accade per la successiva De Marke, con controcanti puliti e scream, strumenti folk e ritmiche black metal. Si arriva quindi agli otto minuti della title-track: imponente ed epica, un mid-tempo nel quale trovano spazio campane e orchestrazioni, ma anche flauti e accelerazioni furiose che portano alla seconda parte della composizione, più dinamica e meno prevedibile prima del ritorno della strofa che conduce al finale. Sagenrijk suona robusta ma “rock” nell’anima, forse la canzone più vicina ai “vecchi” Alvenrad, bella soprattutto nell’atmosfera quasi fiabesca creata dal doppio cantato pulito uomo/donna con i flauti in sottofondo. La conclusiva De Gevallen Veluwenaar presenta parti veloci e altre più atmosferiche e melodiche: una struttura classica e sicuramente prevedibile, ma che il quartetto olandese sa valorizzare a dovere.

Un disco di questa bellezza merita una copertina di pari livello e non a caso è stato scelto un dipinto del pittore olandese Gust van de Wall Perné (1877 – 1911), il quale ha sempre avuto a cuore i temi legati alla Veluwe, una zona boschiva della Gheldria, ovvero il luogo di provenienza degli Alvenrad. A livello audio Veluws Ijzer è un ottimo prodotto, soprattutto ricordando che si ha tra le mani un lavoro autoprodotto: dalle cuffiette all’impianto audio di casa, il cd suona potente e pulito, con gli strumenti ben definiti. Il mix e il mastering sono stati curati da Markus Stock, già con la band per il precedente full-length e noto per aver lavorato con Alcest, Arstidir Lifsins, Hel e Ash Of Ashes. Infine sono da menzionare alcuni ospiti che hanno portato note preziose all’interno delle canzoni:oltre alla già citata Hana Van Gorcum si possono citare Thomas Cochrane alla tromba e trombone (Ayreon, Ancient Rites) e Tineke Roseboom (Blaze Bayley, :NODFYR:, Stormbreker) alla voce.

Il terzo disco degli Alvenrad è un lavoro maturo, personale e altamente godibile, naturale seguito a quanto proposto nei primi due full-length, eppure con importanti novità stilistiche che aggiornano il sound senza snaturarlo. Inoltre l’hammond – strumento inedito in questo genere – incuriosisce non poco e aggiunge quel qualcosa di retrò che rende unica la proposta dei musicisti olandesi. Veluws Ijzer è un lavoro altamente consigliato – incredibile dopo anni con una buona etichetta abbiano deciso di auto pubblicarsi –, sicuramente uno dei migliori cd del 2022.

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