Duir – Tribe
2014 – EP – autoprodotto
VOTO: 6 – Recensore: Mr. Folk
Formazione: Giovanni De Francesco: voce – Mirko Albanese: chitarra – Pietro Pdm Devincenzi: basso – Charles Thomas Romick: batteria – Thomas Zonato: cornamusa – Giammarco Mancinelli: tastiera
Tracklist: 1. Intro – 2. Rise Your Fear – 3. The Wedding – 4. The Child – 5. Dies Alliensis – 6. Magic Drink
I veneti Duir giungono all’EP di debutto dopo un percorso iniziato nel 2013, simpaticamente denominato “sesso, folk e pastorizia”. La band è dedita a un folk metal di natura estrema condito da importanti dosi di cornamusa e tastiera, con momenti tirati e rallentamenti ben studiati. Gran parte degli sforzi, purtroppo, viene vanificata dalla pessima registrazione/produzione: i suoni sono di scarsa qualità, i volumi sballati, gli strumenti non sempre distinguibili tra di loro.
Tribe inizia con un intro di vento e malinconiche note soavi che contrastano con la rudezza di Rise Your Fear, vera opener dell’EP. La prima cosa da dire è che la registrazione non aiuta l’ascolto e i volumi sbagliati degli strumenti non fanno che creare confusione. Con ripetuti ascolti (e delle buone cuffie), però, la musica dei Duir si fa più comprensibile ed è possibile riconoscere la bontà delle idee e la passione che i ragazzi mettono nel suonare. La canzone risulta essere un po’ scolastica nella struttura, ma il break e seguente accelerazione danno una botta d’adrenalina che conducono il pezzo alla conclusione. The Wedding è un brano molto corto – ma ben riuscito – che vede protagonista la cornamusa di Thomas Zonato: il sound è decisamente celtico nonostante la chitarra e il vocione growl del singer Giovanni De Francesco. Cornamusa assai presente anche all’interno della canzone The Child, ove pure la tastiera svolge un ruolo principale. Bella la seconda parte della composizione, nella quale il gruppo si allontana un pochino dai binari classici del genere ottenendo un risultato sicuramente interessante. Dies Alliensis è un buon up tempo dove il batterista Charles Thomas Romick mette in mostra tutte le proprie capacità; non molto convincente, invece, la melodia di tastiera. Chiude l’EP Magic Drink: toni allegri, tempi veloci e belle cavalcate di sei corde permettono al brano di scorrere linearmente in maniera convincente.
Quello che pagano i Duir è il poco tempo passato insieme, l’esperienza accumulata finora non è abbastanza da far evitare ai ragazzi alcuni errori di “gioventù” che sicuramente, con il passare del tempo, non ripeteranno in futuro. Il vero problema del disco, come già detto, è la registrazione: con un sound almeno decente o, meglio ancora, a livello dei demo attualmente in circolazione, le sei tracce avrebbero reso decisamente di più e si starebbe parlando di questo EP in altri termini.
Tribe mette in mostra tanta buona volontà e dei momenti veramente godibili, elementi che permettono d’intuire la possibile maturazione dei musicisti e la realizzazione del prossimo lavoro di ben altra consistenza. Pazienza e sacrificio potrebbero portare i Duir lontano.
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