Ash Of Ashes – Traces

Ash Of Ashes – Traces

2022 – full-length – Kalthallen Tontrager

VOTO: 8,5 – Recensore: Mr. Folk

Formazione: Morten: voce – Skaldir: voce, chitarra, basso, tastiera

Tracklist: 1. Beyond White Waters – 2. Under The Midnight Sun – 3. Into Eternity – 4. The Eternal Traveller – 5. Evermore – 6. Vem Kan Segla Förutan Vind – 7. A Lion Guards Our Names – 8. Southbound – 9. To Those Long Forgotten

A quattro anni dal convincente debutto Down The White Waters i tedeschi Ash Of Ashes tornano con un nuovo lavoro dal titolo Traces, cd composto da nove tracce per un totale di quaranta minuti che si presenta con la bella copertina realizzata da Christopher Rakkestad. 

Dopo l’intro Beyond White Waters – chiaro collegamento al debut album -– si parte alla grande con Under The Midnight Sun, perfetto mix tra aggressività black ed epicità, canzone esplosiva e potente, ottima per iniziare col piede giusto ma che – purtroppo – rimane un caso isolato in quanto il resto della tracklist presenta pochissimi sprazzi estremi. Seguono due mid-tempo simili per struttura ma diverse nel sound: Into Eternity ha un mood bathoriano caratterizzato da voce pulita e linee vocali immediate, mentre la bellissima The Eternal Traveller fa forza sul ritornello e sui riff in stile Falkenbach. Evermore alza nuovamente i giri del motore degli Ash Of Ashes, ma passa veloce per lasciare spazio alla toccante Ven Kan Segla Förutan Vind, ballata skaldica di breve durata (2:17), ma che riesce comunque a colpire dritto al cuore dell’ascoltatore. Chitarre robuste e sporadiche voci scream portano A Lion Guards Our Names in territori pagan black anche grazie alla sezione ritmica che, quando gli viene concesso, sa come creare un bel muro sonoro. Non mancano le melodie delle sei corde e ritornelli con voce pulita per quella che, forse, è la canzone più completa e varia dell’intero Traces. Anche la seguente Southbound alterna momenti epici ad altri estremi, ma è con la conclusiva To Those Long Forgotten che gli Ash Of Ashes tirano fuori il capolavoro: una sorta di power ballad da brividi con un’anima pop e cori da pelle d’oca. In questa canzone, e in generale per tutta la durata dell’album, il duo tedesco ha dimostrato di saperci fare per davvero, realizzando composizioni varie e ben fatte, rimanendo sempre personali sia nei momenti epici che in quelli aggressivi.

Non c’è un solo aspetto di Traces che non convinca: detto della copertina, è da applaudire anche la produzione e l’intero lavoro alla consolle: tutto – a esclusione della registrazione della batteria, avvenuta negli Schreiraum Studios – si è svolto nei Kalthallen Studios e il risultato è di altissima qualità. Da segnalare inoltre il gran numero di ospiti provenienti dall’underground, a partire da Stryx che si è occupato di tutte le parti di batteria, e di Sethras, il quale ha dato una mano con la chitarra. Infine è giusto menzionare Brenda Dahl (in arte Runahild Thrumublom), nota per i progetti Eliwagar e Rúnahild, e il talentuoso Lars Jensen dei mai troppo tributati Myrkgrav nella canzone Into Eternity.

Se si vuole per forza trovare un difetto a questo album si può forse criticare la scelta della scaletta con alcuni brani simili in successione, ma è proprio una piccolezza dinnanzi a quaranta minuti di ottima musica. Gli Ash Of Ashes confermano quanto di buono fatto nel debutto e puntano giustamente ad allargare la propria fanbase grazie a un disco di assoluto valore come Traces, sicuramente tra i migliori cd in ambito pagan folk metal del 2022.

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