Turisas – Turisas2013
2013 – full-length – Century Media
VOTO: 5 – Recensore: Mr. Folk
Formazione: Mathias Nygård: voce – Jussi Wickström: chitarra – Olli Vänskä: violino – Jesper Anastasiadis: basso – Jaakko Jakku: batteria – Robert Engstrand: tastiera
Tracklist: 1. For Your Own Good – 2. Ten More Miles – 3. Piece by Piece – 4. Into The Free – 5. Run Bhang-Eater, Run! – 6. Greek Fire – 7. The Days Passed – 8. No Good Story Ever Starts With Drinking Tea – 9. We Ride Together
Turisas2013, ovvero: dimenticate Battle Metal e The Varangian Way, forse anche Stand Up And Fight. Questo è un disco che si distacca completamente dal sound che ha reso la band finlandese famosa nel mondo, a partire dalla produzione asciutta e “reale”, distante anni luce dal suono “bombastico” che li caratterizzava, con soluzioni musicali inedite ma discutibili e dalla resa incerta.
I Turisas del 2013 sono un gruppo nuovo, ormai lontano dalle (vaghe) sonorità folk che di tanto in tanto impreziosivano i primi due ottimi lavori del gruppo di Hämeenlinna. Il titolo Turisas2013 sta proprio a significare questo, nessun paragone con il passato e apertura mentale verso i nuovi Turisas. Tante belle parole, comprensibili se si ragiona con la testa dei musicisti, assurde se si vive questo cd con l’animo e il cuore del fan, difficili da condividere se The Varangian Way e Battle Metal sono stati ascoltati centinaia di volte.
D’altra parte Mathias e co. nel corso degli anni non hanno mai ripetuto le sonorità presenti nei dischi precedenti, cambiando sempre direzione musicale. E Turisas2013? Un nuovo corso, con alcuni punti di contatto con il recente passato, un po’ di sperimentazione a dir poco scolastica e canzoni che non faranno mai parte della scaletta ideale del Turisas-fan.
Di folk non si può più parlare. Non è mai stato alla base del sound della formazione finnica, ma il violino e la fisarmonica hanno dato, in passato, spunti interessanti e originali alle canzoni. Con la tastiera a sostituire la fisarmonica e il violino utilizzato più come una chitarra, non rimangono tracce delle atmosfere vagamente folk del passato. La tastiera è ormai uno strumento di primaria importanza: alle classiche orchestrazioni, sempre presenti ma meno ingombranti rispetto a Stand Up And Fight, si aggiungono melodie e suoni inusuali che vanno a riempire il vuoto venutosi a creare con l’assenza della fisarmonica. La chitarra di Jussi Wickström, invece, è stabilmente in secondo piano, accompagnando la voce e la tastiera, veri protagonisti dell’album e non sorprendendo con un riff che sia uno. Ma non è il caso di infierire sul biondo Jussi, nella band dal 1997 e unico a sopportare per tanti anni la leadership, chiamiamola così, di Nygård: la sua sei corde non è mai stata fondamentale nelle trame dei Turisas, svolgendo sempre un discreto lavoro sporco con qualche guizzo interessante di tanto in tanto.
Molto, è bene dirlo, viene rovinato dalla produzione. Cambiamento radicale dal sound degli ultimi due cd, quello di Turisas2013 è secco e naturale, ma brutto: la band ha cercato di riproporre il suono live ma, nonostante la sapiente mano di Jaime Gomez Arellano (Primordial, Ulver, Cathedral ecc.), il risultato non è all’altezza delle aspettative. La prima volta che ho ascoltato il disco in questione ho pensato che la Century Media mi avesse inviato per errore la versione rough mix invece di quella definitiva. Mi sbagliavo, quindi ritengo il suono di Turisas2013 all’altezza di un disco autoprodotto di buona qualità, di sicuro non degno di un gruppo sul quale una potente label punta molto.
For Your Own Good, opener del cd, è piuttosto elementare nella struttura e nelle intenzioni: melodie easy e accattivanti in un mid tempo innocuo dal sapore scialbo. Poco meglio con Ten More Miles, canzone che cerca di recuperare le sonorità del precedente lavoro, riuscendoci in parte. Si tratta di una composizione nata per fare da singolo trainante all’intero album, diretta e piacevole all’ascolto nella sua estrema linearità. Sono presenti i classici cori maschili come da tradizione per i Turisas, in qualche momento la chitarra si fa grintosa e il ritmo incalzante, ma si torna presto alla semplicità più assoluta. Piece By Piece inizia con un piglio aggressivo, tra doppia cassa e scream di Nygård che fa tornare l’ascoltatore indietro di qualche anno; il brano, proseguendo, si sviluppa tra parti epiche, cori e belle intuizioni per quello che sicuramente è il pezzo meglio riuscito di Turisas2013. La successiva Into The Free prosegue sulla giusta via: ritmo veloce e linee vocali efficaci, per quanto già sentite in passato, sono gli elementi portanti della canzone che, data la qualità media non esaltante del disco, si erge tra le migliori del lotto. Run Bhang-Eater, Run! ricorda, per alcune cose, In The Court Of Jarisleif: melodie medio orientali e momenti di buona musica ispirata da un paio di racconti tratti dal famoso libro Le Mille e una Notte. Greek Fire vede la chitarra di Jussi Wickström protagonista dei primi secondi con un riff stranamente moderno e massiccio. La canzone prosegue tra strofe molto scarne e momenti più ricchi di strumenti, ma la sensazione che rimane è che alcune parti siano “attaccate” male tra di loro. Un mero riempitivo è The Days Passed, canzone banale e mediocre se ce n’è una: orecchiabile senza rinunciare ai classici dieci secondi di scream vocals, sorprende in negativo dal primo all’ultimo secondo di durata. Penultima composizione di Turisas2013 è la breve (meno di tre minuti) e punk nell’anima No Good Story Ever Starts With Drinking Tea, ironico e divertente brano sulle bevute in una notte senza fine, dove assoli e il violino di Olli Vänskä sono finalmente udibili. Non un granché, invece, la conclusiva We Ride Together, anonima e priva di spunti degni di nota, ma che ben riassume il contenuto piuttosto povero di Turisas2013.
Deludente, a tratti noioso ma non privo di qualche spunto piacevole, Turisas2013 è un clamoroso spartiacque con quanto fatto in passato. Ad inizio recensione si parlava di apertura mentale, ma non è questo il punto. Si tratta di canzoni dalla qualità medio-bassa, del songwriting al di sotto dello standard a cui Mathias Nygård e soci ci avevano abituato fin dal 2004.
Non brutto, ma probabile che rimarrà poco tempo nei lettori cd. Presto si tornerà alla visione di A Finnish Summer With Turisas, dove è possibile ammirare un grande gruppo non ancora esploso commercialmente ma dannatamente convincente.
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