Ensiferum – Dragonheads
EP – 2006 – Spinefarm Records
VOTO: 8 – Recensore: Mr. Folk
Formazione: Petri Lindroos: voce, chitarra – Markus Toivonen: chitarra, voce – Sami Hinkka: basso – Janne Parviainen: batteria – Meiju Enho: tastiera
Scaletta: 1. Dragonheads – 2. Warrior´s Quest – 3. Kalevala Melody – 4. White Storm – 5. Into Hiding – 6. Finnish Medley
Dragonheads segna la rinascita per gli Ensiferum, formazione che dopo l’abbandono dell’intera sezione ritmica e del cantante-chitarrista Jari Mäenpää ha rischiato di sciogliersi come neve al sole. Il caparbio Markus Toivonen, axeman e membro fondatore della band, non si è dato per vinto e ha reclutato in breve tempo i bravissimi Janne Parviainen (batteria) e Sami Hinkka (basso), oltre a Petri Lindroos, proveniente dai Norther, in sostituzione di Jari, impegnato all’epoca in sala d’incisione per il debutto del suo progetto Wintersun.
Il contenuto di Dragonheads è quello classico che ci si aspetta da un EP, ovvero un mix di brani nuovi e vecchi, oltre a cover e pezzi live; nei ventisei minuti di questo dischetto troviamo in apertura una nuova canzone, due brani ri-registrati risalenti al periodo demo del 1999, una cover degli Amorphis e due composizioni folk finlandesi personalizzate e rese in parte “metalliche”. Dragonheads è inoltre l’occasione per presentare ai fan la nuova formazione, oltre che un gustoso antipasto in attesa del disco successivo, utile anche a non far passare troppo tempo dal precedente lavoro Iron, secondo e ultimo dell’era Mäenpää.
La prima traccia, Dragonheads, è per lo più un epico mid-tempo granitico, che rende per cinque minuti gli Ensiferum una band viking, sia dal punto di vista musicale sia lirico:
Sails up! We’re leaving today
Distant lands are calling
Cowards stay at home; this is a quest of true men
Farewell, should we never see again
Il testo narra di un gruppo di vichinghi che, senza paura e con desiderio di osare, salpano dalla propria terra verso l’ignoto, sfidando la Natura e il fato:
Weeping women waiving at the pier
When the sky starts cry
But neither rain, nor wind can make us turn around
What’s decided, has to be done
Musicalmente Dragonheads si differenzia molto dal debutto Ensiferum e dal successivo Iron: riff pieni e grassi, fieri cori maschili e un Petri quasi arrogante tanto è sicuro dietro al microfono. Non manca, ovviamente, la componente “destino”, fondamentale tassello della vita di ogni impavido uomo nordico:
If we die the sun will shine again beyond mortal time
we’ll meet again in Valhalla…
Warrior’s Quest e White Storm, entrambe risalenti all’autoproduzione Demo II del 1999, sono per l’occasione ri-registrate e abbreviate di circa trenta secondi l’una. La voce di Petri fa un figurone, adattandosi alla perfezione alle linee vocali che vedevano Jari in difficoltà, aiutata anche da vigorosi cori e una sezione ritmica, Janne Parviainen in particolar modo, a dir poco straripante. La melodica Warrior’s Quest alterna momenti di raffinatezza chitarristica a screams che non lasciano scampo, mentre White Storm, dopo il breve intermezzo Kalevala Melody – buono solamente per spezzare un po’ il ritmo – suona aggressiva e brutale fin dai primi secondi; la traccia, con riff velocissimi di chitarra e tempi di batteria al fulmicotone, crea, prima dello stacco evocativo di tastiera, un muro sonoro sporco di sangue nemico. Rispetto alla versione demo, il brano, oltre – ovviamente – a una produzione spettacolare, si avvale di una parte cantata in pulito di grande effetto particolarmente riuscita. Segue Into Hiding, cover dei connazionali Amorphis: la canzone è maestosa e possente già nella versione originale, presente nel capolavoro Tales From The Thounsand Lakes del 1994, eppure gli Ensiferum riescono a donarle ancora maggiore epicità, facendo, tra l’altro, risaltare l’orientaleggiante riff iniziale, ormai entrato di diritto nella storia del death metal europeo. Petri si dimostra un gran cantante, in possesso di una voce abbastanza versatile, in grado di passare con disinvoltura dallo scream urlato ad un gran growl, profondo e sicuro. Ultima traccia dell’EP è Finnish Medley, cinque minuti che vedono miscelati i seguenti brani folk finlandesi: Karjalan Kunnailla, Myrskyluodon Maija e Metsämiehen Laulu. La prima parte è affidata alla voce soave di Kaisa Saari e i giri di chitarra molto semplici e sognanti, mentre per la conclusiva Metsämiehen Laulu (la seconda parte, Myrskyluodon Maija, è breve e strumentale) i riff si fanno più ritmati e le parti vocali sono affidate a Markus Toivonen e Sami Hinkka.
Registrato e mixato nel novembre 2005 presso i Sonic Pump Studios e masterizzato nei gloriosi Finnvox Studios, Dragonheads suona fresco e originale, pur essendo solamente un intermezzo tra due dischi, esperimento perfettamente riuscito per la band di Helsinki; la bellissima copertina rappresente la classica ciliegina sulla torta su di un dischetto che centra in pieno il bersaglio, sfamando i fan desiderosi di nuovo materiale (Iron è del 2004) e presentando in pompa magna il nuovo frontman Petri Lindroos.
Interessante per i seguaci del gruppo, utile per chi non conosce la band e vuole avvicinarsi al loro extreme folk metal.
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