La magistrale penna del Professore J.R.R. Tolkien ha fatto un’altra vittima nel mondo musicale. Si tratta di Luigi Andrea Scopece, cantante e polistrumentista foggiano che ha dato vita al progetto Shine Of Menelvagor, riuscendo a pubblicare di recente il debutto Walking The Icepath To The Wanderers’ Plateau per This Winter Will Last Forever Records. Tra l’estro di Burzum e l’oscurità di Nortt, passando per la capacità di creare visioni senza ricorrere ai suoni distorti come per i Wongraven, Walking The Icepath To The Wanderers’ Plateau è un lavoro dannato e sconsolante, un labirinto senza via d’uscita, a tratti perfido. Drone/depressive black metal di qualità, suonato con il sincero desiderio di esplorare quel lato dell’uomo meno in vista, più intimo e spesso temuto. Ad arricchire un lavoro già buono ci pensano i testi, la maggior parte dei quali tolkieniani, un vero punto di forza dato il modo in cui vengono trattati i temi.
Shine Of Menelvagor è un progetto forse ambizioso ma sicuramente ben riuscito, lascio quindi la parola alla mente di tutto ciò, Luigi Andrea Scopece.
Da dove nasce il tuo interesse per Tolkien? E perché hai deciso di dare vita a un progetto come Shine Of Menelvagor?
Un primo interesse per Tolkien e per le sue opere nasce già in età adolescenziale. Mi ritrovai nella biblioteca della scuola a prendere in prestito una copia de Il Signore degli Anelli, di cui avevo tanto sentito parlare anche per via del primo film, che proprio in quei giorni usciva nei cinema. Tuttavia, forse per la giovane età, seppur fortemente attratto dall’opera, non sono riuscito ad apprezzarla come dovuto. Successivamente, fondendo gli interessi musicali a quelli letterari, mi sono riavvicinato a Tolkien attorno agli inizi della carriera universitaria, ed ho potuto comprendere appieno la grandezza delle sue opere, anche quelle meno note. Sulla scia delle varie band metal Tolkien-inspired, anch’io ho voluto dedicare un mio progetto musicale a questo grande autore, dando vita, nel 2012, a Shine Of Menelvagor, dove Menelvagor è lo Spadaccino del cielo, una costellazione riconducibile alla figura di Túrin Turambar. Nonostante il progetto sia nato nel 2012, sono riuscito a registrare alcuni dei brani composti solo nel settembre 2016.
Musicalmente siamo dinanzi a un drone/doom apocalittico e asfissiante: perché la scelta di queste sonorità?
Nella loro forma originaria, i brani erano più che altro riconducibili al black metal canonico, molto più veloci. Poi nel tempo ho apportato molte modifiche, più o meno consapevoli, che mi hanno portato a rallentare i brani ed a dar loro una matrice più atmosferica e, come tu stesso hai sottolineato, asfissiante. Personalmente, seppur appassionato frequentatore di concerti, ho sempre preferito l’ascolto in solitudine della musica, ed ho quindi voluto creare qualcosa che possa essere compreso ed apprezzato appieno solo in totale isolamento.
Le lunghe parti strumentali sono opprimenti tanto quanto quelle cantate. Hai voluto esplorare il lato evil di Tolkien e dell’heavy metal?
Di certo il mondo tolkieniano, specie nelle sue opere principali, è avvolto da un’aura di malvagità e oscurità che ben si adatta, a mio parere, ad essere traslato in musica tramite generi estremi come il black o il funeral doom metal. Certo, non è una conditio sine qua non (abbiamo i Blind Guardian e svariate band happy power metal che narrano le storie della Terra di Mezzo in maniera tutt’altro che opprimente), ma in questo caso, anche per via delle liriche associate alla musica, un genere così smaccatamente “heavy” (ma non evil) mi pare più che adeguato.
Puoi parlare dei singoli testi e del loro significato?
Devo premettere che non tutte le liriche sono tolkieniane al 100%. Infatti, un’altra tematica è quella dell’eremitismo e della solitudine, affrontata, com’è facile ipotizzare, nel secondo brano, title-track dell’album, Walking The Icepath To The Wanderers’ Plateau. In particolare l’ispirazione per quel particolare brano (a livello lirico, non musicale), deriva dall’ascolto dell’album del 2012 di Ihsahn intitolato, appunto, Eremita, e in particolare del bellissimo brano Something Out There. Il terzo brano dell’album, Perceptions By The Keeper Of An Ancient Wisdom, è dedicato alla figura di Gandalf, che ho voluto “utilizzare” metaforicamente per omaggiare i nostri padri e nonni e la “saggezza” che sono ancora in grado di portare in quest’epoca moderna. Il quarto brano, The Forest Dwellers Slowly March non è caratterizzato da metafore o interpretazioni peculiari: è bensì un brano completamente fantasy e tolkieniano: i più esperti e appassionati non potranno non pensare fin da subito, leggendo il titolo del brano, agli Ent, in conflitto con Saruman, e alla loro lenta marcia verso Isengard. Il quinto brano, Thoughts Of Ungoliant, è nuovamente metaforico. Si utilizza la figura di Ungoliant, serva di Melkor ne Il Silmarillion, per affrontare la tematica della schiavitù e dell’oppressione psicologica, e della pazzia che ne può derivare. Per quanto riguarda invece il primo brano Surrounding Whispers At The Helm’s Deep, e il sesto e ultimo Beyond The Sleeping Valley, si tratta di intro ed outro strumentali, la prima ispirata alla nota battaglia al Fosso di Helm, mentre la seconda semplicemente fantasy-oriented, ma non necessariamente connessa all’universo tolkieniano.
La voce è qualcosa di estremamente brutale e oscura: è forse la voce del male assoluto, di Sauron?
In ambito musicale, e metal in particolare, quasi tutti coloro i quali si sono lasciati ispirare dalle opere di Tolkien, e da Il Signore degli Anelli in particolare, sono rimasti affascinati dal maligno e dall’oscurità che circonda la Terra di Mezzo (è raro trovare liriche narranti la fiabesca e giuliva vita della Contea e simili). Tuttavia, come è facile capire dalla precedente spiegazione delle liriche, non è il male, o Sauron, ad essere protagonista, ne tanto meno la voce narrante. Si tratta semplicemente di vocals opprimenti, in linea con gli stilemi del genere musicale proposto.
Quali sono i tuoi punti di riferimento a livello musicale?
Per quanto riguarda prettamente il progetto Shine Of Menelvagor, i punti di riferimento sono state le opere di Burzum, di Nortt, dei Mournful Congregation, degli Evoken, dei Rigor Sardonicous e centinaia di altri. Per quanto riguarda invece i miei gusti musicali personali al di fuori del progetto, apprezzo praticamente tutto ciò che orbiti attorno all’universo metal, dal symphonic epic power, al goregrind, al raw black metal più raffazzonato ed inascoltabile. Ovviamente anche la musica ambient e dungeon synth ricoprono un ruolo di rilievo nei miei ascolti. Apprezzo poi anche musica totalmente al di fuori del metal, come James Taylor, Spandau Ballet, Eagles e America, giusto per menzionarne alcuni.
Ci sono gruppi che apprezzi particolarmente tra quelli che ruotano intorno al mondo creato da Tolkien?
Difficile per me trovare band non apprezzabili! Ad ogni modo, il mio personale “gotha tolkieniano” è composto dagli imprescindibili Blind Guardian e Summoning, nonché dai sottovalutati Hithlum, Moongates Guardian, Lugburz, Rivendell, Battlelore e altri ancora!
Hai avuto o hai attualmente un qualche contatto con le realtà tolkieniane in Italia, la STI (Società Tolkieniana Italiana) in particolare?
Purtroppo non ancora. Per scarsa disponibilità di tempo, per ora mi limito a partecipare ad alcuni gruppi di studio e discussione presenti sui social network, ma conto di partecipare attivamente nel prossimo futuro agli interessanti eventi che la Società Tolkieniana Italiana promuove.
Sicuramente avrai avuto modo di ascoltare il disco Túrin Turambar Dagnir Glaurunga del tuo corregionale Emyn Muil: cosa ne pensi del suo lavoro e credi che magari in futuro potrete fare qualcosa insieme (split, collaborazioni ecc.)?
Davvero impossibile non inciampare in una gemma musicale di tal valore. L’opera è davvero sensazionale, il legame con i mitici Summoning è chiaro e gli dà una marcia in più, e il fatto che l’autore sia un mio “quasi-vicino di casa” la rende ancor più apprezzabile e affascinante, specialmente per via della particolare propensione al death ed al thrash metal, piuttosto che al metal oscuro e d’atmosfera, che domina nella nostra regione. Per quanto riguarda la possibilità di una collaborazione, o di un futuro split album, ne sarei davvero onorato, nonostante le nostre sonorità, seppur assimilabili, siano comunque diverse.
Il disco Walking The Icepath To The Wanderers’ Plateau è appena stato pubblicato, ma stai già lavorando a del nuovo materiale?
Dal 2012 ad oggi ho composto molti altri pezzi, alcuni dei quali ancora di matrice black metal, i quali tuttavia saranno pubblicati tramite un altro progetto dal nome Kalaallit Nunaat. Sono inoltre al lavoro su un progetto brutal death metal. Per quanto riguarda Shine Of Menelvagor invece, sono attualmente in fase di composizione lirica e musicale di nuovi brani per un secondo full-length, nonché di brani per uno split album che sarà realizzato nel prossimo futuro che condividerò con il bravissimo artista lombardo Talv, del quale consiglio vivamente l’ascolto dell’intera discografia e in particolare l’ultimo full-length Üksildus, davvero valido. Nello split, oltre a pezzi inediti, inserirò anche una cover di Lost Wisdom di Burzum.
Shine Of Menelvagor è finito nella black list del famoso sito “Metal-archives”? Puoi spiegarci cosa è successo e pensi che possa danneggiare il tuo progetto?
Il progetto è finito nella lista nera di Metal-archives, o Encyclopedia metallum che dir si voglia, per motivi chiaramente non musicali, ma per l’idiozia e l’ipocrisia di alcuni amministratori del sito, i quali interpretano in maniera personale e completamente irrazionale le regole previste dal sito stesso per l’upload di nuove band. Le sonorità di Shine Of Menelvagor sono chiaramente riconducibili a quelle di molte band già presenti nel sito, inoltre va detto che nell’archivio di EM sono state inserite band che di “metal” non hanno assolutamente nulla, come moltissimi progetti ambient o post-rock. Spero che nel futuro i webmaster di EM prestino maggiore attenzione e riducano sensibilmente la discrezionalità di cui alcuni amministratori godono. Com’è possibile che una band come gli Oceano, in grado di far impallidire i Cannibal Corpse, non possa essere considerata sufficientemente “metal”? O ancora, per quale assurdo motivo alcune band goregrind vengono accettate ed altre no, nonostante siano assolutamente identiche? Non vi è alcuna logica spiegazione. Ad ogni modo, nonostante EM sia una buona “vetrina”, credo e spero che ciò non costituisca un ostacolo a Shine Of Menelvagor. D’altronde, grazie anche al supporto delle label, ho già ottenuto molti riscontri positivi, a dimostrazione del fatto che il nome del progetto sta circolando bene tra gli appassionati.
Chiudiamo l’intervista nel più classico dei modi: hai tutto lo spazio che vuoi e soprattutto lascia i tuoi contatti per quanti vogliano saperne di più di Shine Of Menelvagor.
Chiunque sia interessato a Shine Of Menelvagor può visitare la pagina Facebook o contattarmi personalmente anche tramite mail. Sarei molto lieto di avere una vostra opinione riguardo al mio progetto.
Colgo l’occasione poi di “sponsorizzare” il lavoro del mio artworker (nonché, soprattutto, amico) Valerio Paolucci, artista valido e versatile di cui potete apprezzare le opere QUI.
Infine vorrei utilizzare questo spazio anche per ringraziare la This Winter Will Last Forever Records per la grande occasione che mi ha concesso, e per la grande professionalità dimostrata.
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