Black Magic Fools – Soul Collector

Black Magic Fools – Soul Collector

2016 – full-length – autoprodotto

VOTO: 8 – Recensore: Mr. Folk

Formazione: Pontus Nilsson: voce, cornamusa, scacciapensieri – Daniel Henriksson: chitarra – Mats Halldon: basso – Björn Wallin: batteria – Ida Persson: violino – Katya Eilertsen: violino

Tracklist: 1. Fools Parade – 2. Grave Dancer – 3. Lies – 4. Salvation – 5. Black Jig – 6. Last Supper – 7. Soul Collector – 8. A Jester’s Confession – 9. Dansa I Natt – 10- Not My Truth – 11. Vädjan

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Il folk metal, come tutti i sottogeneri dell’heavy metal, è un mondo intasato da un’infinità di release che ogni giorno invadono il mercato. In questa marea di demo, promo, EP, split e full-length è sempre più difficile trovare qualcosa di realmente interessante in grado di uscire dall’anonimato. A volte lo è pure per i gruppi con contratti più o meno validi, figuriamoci per chi intende autoprodursi. Il problema è che spesso certi lavori non riescono proprio a giungere alle orecchie degli ascoltatori, ma esistono sono anche storie a lieto fine: citare i Folkstone è fin troppo facile, ma a livello europeo i debutti di band come Bucovina e i danesi Huldre di Intet Menneskebarn ne sono un ottimo esempio. Direttamente dalla sempre prolifica Svezia arrivano al full-length di debutto dopo due EP (2011 e 2012) i Black Magic Fools con Soul Collector, quarantasei minuti divisi in undici tracce di puro folk metal.

Il disco si presenta molto bene: il bel digipak a sei pannelli rivela subito la grande cura che la band ha riversato su questo prodotto, tutto è curato nel minimo dettaglio e il booklet di dodici pagine pieno di illustrazioni e info ne è la conferma. Tutto questo però sarebbe inutile se non ci fosse la musica di qualità alla base di Soul Collector. Cornamuse, violini e melodie a volontà rendono il disco tanto interessante: gli strumenti folk sono sempre in primo piano tra momenti di grande intensità e altri al servizio della canzone, la voce pulita ma maschia di Nilsson si rivela perfetta per il sound della band e le composizioni sono tutte interessanti. Grave Dancer è un piccolo hit che impressiona fin dal primo ascolto, mentre Lies suona oscura e drammatica, un lato umano/musicale molto spesso accantonato dai gruppi folk metal a favore di atmosfere più fresche e spensierate. La cupezza dei Black Magic Fools prosegue con Salvation (molto evocativo il violino nel suo breve solo) e Black Jig che, come suggerisce il titolo, presenta sprazzi d’Irlanda in una tempesta invernale che non da scampo. La title-track presenta riff e stacchi di metal estremo senza dimenticare il lato folk, con violini teatrali, scacciapensieri e ghironda (suonata dall’ospite Bruno Andersen) a chiudere in maniera quasi schizofrenica la canzone. Le cornamuse folkenstoniane (presenti in verità in diversi punti del disco) sono la gradevole sorpresa di A Jester’s Confession, ma è con Not My Truth che i Black Magic Fools riescono a dare il colpo di grazia all’ascoltatore: le poderose bordate di basso (in questo caso protagonista della canzone e con un volume maggiore rispetto alle altre tracce) unite alle cupe chitarre e alle sempre presenti cornamuse creano un tutt’uno oscuro e attraente, arricchito dalle intrusioni più o meno lunghe di violini, ghironde e chitarre soliste. Se le composizioni non menzionate sono “semplicemente” di buona qualità, Not My Truth e Grave Dancer sono gli assi nella manica della band di Göteborg.

Soul Collector è un concept album e i testi trattano di un musicista che per sopravvivere porta la sua arte villaggi, trovando la notte riparo in fienili e luoghi di fortuna. Una volta, però, viene svegliato da due persone incappucciate che prima gli distruggono lo strumento tanto amato, poi lo cacciano via urlando che “un musicista in meno porterà in giro la musica del diavolo”. Una volta giunto in una foresta cade in un sonno profondo durante il quale sogna più volte quanto accaduto con gli incappucciati fino a quando una creatura gli propone di riavere lo strumento tanto caro in cambio di un piccolo favore… Quanto succede al soul collector è piacevole da leggere e il fatto di aver incluso la storia nel digipak è un punto a favore del gruppo che, come già detto, non si è risparmiato per attenzione ai particolari. In più c’è da considerare il buon sound del cd, registrato e mixato da Pedro Ferreira (The Darkness, Therapy?, Meat Loaf ecc.) presso gli SpinRoad Studios. Molto potente, oscuro anche per via delle tematiche trattate, eppure pulito e nitido, il lavoro svolto per Soul Collector è di prim’ordine anche sotto l’aspetto tecnico.

Non ho la palla di vetro per sapere se il futuro darà ragione ai Black Magic Fools, ma posso nel mio piccolo raccomandarvi questo cd perché è in grado di soddisfare anche i palati più fini, quelle persone che ne hanno sentite veramente tante e che difficilmente – purtroppo – trovano materiale ancora in grado di emozionarle. I Black Magic Fools riescono in questo con una ricetta in verità vecchia quanto il cucco se mi passate il termine, ma quando la qualità è così elevata c’è poco da fare se non ascoltare il disco e lasciarsi trasportare dalle note.

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