Arkona – Vozrozhdenie

Arkona – Vozrozhdenie

2016 – full-length – Napalm Records

VOTO: 8 – recensore: Mr. Folk

Formazione: Masha “Scream”: voce – Sergey “Lazar”: chitarra – Ruslan “Kniaz”: basso – Andrey Ischenko: batteria – Vladimir “Volk”: strumenti folk

Tracklist: 1. Kolyada – 2. Maslenitsa 3. To The House Of Svarog – 4. Black Ravens – 5. Revival – 6. Rus – 7. Brothers Slavs – 8. Solstice – 9. Under The Swords – 10. On The Animals’ Paths – 11. Pledged – 12. Call Of Ancestors

Abbiamo assistito di recente al non riuscito tentativo da parte degli Einherjar di dare nuova vita a un disco del passato ri-registrando e, di fatto, non portando nulla di buono o nuovo a quanto già pubblicato due decenni fa. Ora è il turno dei russi Arkona, ma le cose sono un pochino diverse. Il debutto Vozrozhdenie vede la luce nell’aprile 2004 e, per quanto la band abbia cercato di ricavare il massimo da quella registrazione, è riscontrabile in maniera oggettiva la non potenza della produzione. Inoltre, tutte le melodie folk sono create con l’utilizzo della tastiera (suonata da Masha Arkhipova) e per finire le tracce di batteria suonano poco credibili, destando più di un sospetto sulla reale registrazione. Così, dopo aver dato alle stampe l’ostico Yav, la band di Mosca decide di tornare in studio e dare un degno suono al lavoro che ha permesso loro di iniziare a farsi conoscere e apprezzare dai metallari di mezza Europa e non solo. Cosa c’è di diverso tra i due Vozrozhdenie?

La prima cosa che si nota è chiaramente la copertina, opera del grande Kris Verwimp. La vecchia front cover, comunque molto bella, è stata sostituita da un dipinto del maestro belga, nel quale trova spazio anche il nuovo logo della band. Una volta inserito il disco nel lettore cd veniamo travolti da un sound potente e in un certo senso moderno, nitido e muscoloso. Le chitarre sono ora corpose e i bassi molto presenti: il fatto interessante è che gli Arkona hanno utilizzato lo stesso studio (CDM records studio) di dodici anni prima e sempre con il chitarrista Sergey “Lazar” Atrashkevich dietro alla consolle, con la differenza creata dalla strumentazione e, soprattutto, dall’esperienza maturata nel corso degli anni. Un altro elemento di non poco conto è rappresentato dall’utilizzo di veri strumenti folk all’interno delle canzoni suonati da Vladimir “Volk”: la differenza con il passato, in questo caso la tastiera, è a dir poco colossale! Ultimo, ma non per questo meno importante, le canzoni in alcuni casi hanno subito dei cambiamenti e aggiunto/perso venti secondi di musica. Alla fine, quindi, le varie Kolyada e Solstice suonano convincenti e fresche, con la spettacolare Rus, cavallo di battaglia che ha visto molti tramonti, a distinguersi sempre dal resto delle composizioni.

Il paragone con gli Einherjer non tiene: i norvegesi hanno registrato una nuova versione del classico Dragons Of The North (Dragons Of The North XX) con lo stesso sound del 1996, mentre la band russa ha dato nuova vita e migliorato un cd che sicuramente era piacevole da ascoltare, ma con la nuova veste guadagna non pochi punti. Un’uscita utile questa nuova versione di Vozrozhdenie che rende giustizia alle radici degli Arkona e che, se accostato al cupo Yav, permette di far conoscere il classico sound dei russi agli appassionati che si stanno accostando in questo memento alla band di Masha Scream.

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