Intervista: Davide Truzzi (IronFolks)

Il 2 giugno è una data da segnare sul calendario. No, non perché è la festa della Repubblica, ma perché al Circolo Colony di Brescia si svolgerà l’atteso IronFest – Shiny and Chrome degli amici di IronFolks. Il classico festival del nord Italia con una manciata di gruppi e qualche banchetto del merchandise? Sbagliato. L’IronFest sarà un evento diverso da tutti gli altri: alla musica squisitamente originale si aggiungono una gran quantità di muscle car americane come non se ne vedono nemmeno nei più coatti film d’oltreoceano. Due ottimi motivi per parlarne con l’organizzatore Davide Truzzi, leader di IronFolks e grande conoscitore di letteratura gotica. 

La prima cosa che ti chiedo è: ma chi te lo ha fatto fare di tirar fuori dal nulla un festival/raduno come quello che hai organizzato?

Ogni tanto me lo chiedo anch’io, specialmente in un periodo come questo in cui i festival hanno una mortalità abbastanza alta. Quando sono diventato un membro degli Sharks, poi, una delle prime cose che ho detto suonava più o meno così: “Va bene, almeno qui voglio essere l’ultima ruota del carro: raduni da partecipante e basta, i problemi li lascio agli altri.”

Mentivo.

La cosa singolare, poi, è che le maggiori resistenze non le ho incontrate all’interno del club, da cui mi sarei aspettato qualche mugugno a sentir parlare di death metal, ma dai locali live: quasi tutti i locali che ho contattato, preoccupati dall’idea di fare qualcosa di diverso dal solito, hanno insistito per organizzare un banale raduno di auto con cover band di sottofondo, quindi un qualcosa di ben lontano dalla filosofia della webzine: siamo IronFolks, e quindi pretendiamo solo musica originale e pestata quanto basta. Solo Roby del Circolo Colony ci ha dato il suo appoggio, per il quale non lo ringrazierò mai abbastanza comunque vada.

Conosco la tua passione per i bolidi a quattro ruote, ma l’idea di unire musica heavy metal e auto coatte è per creare un evento diverso da tutti gli altri “tipici” festival musicali?

Esattamente. Caso ha voluto che fossero ormai anni che accarezzavo l’idea di organizzare un festival targato IronFolks, ma per un motivo o per l’altro mi è sempre mancata l’occasione o l’idea per fare qualcosa di davvero “unico”. Frequentando i raduni di auto americane, però, mi sono accorto che molti dei partecipanti hanno un’anima Rock semi addormentata che deve accontentarsi, quando va bene, di una cover band Motorhead o ZZ Top. C’era del potenziale nascosto su cui scommettere, e quindi mi sono rimboccato le maniche. L’idea dell’IronFest è quella di unire due tipi di appassionati, metalhead e petrolhead, che difficilmente hanno occasione di trovarsi assieme. I primi potranno conoscere il mondo degli appassionati di muscle car e vedere auto per le quali normalmente si deve pagare il biglietto di una fiera, i secondi trovare qualcosa di più energico e divertente del solito raduno statico in cui, dopo qualche ora, si finisce immancabilmente a tagliare salame e giocare a briscola.

Secondo quali criteri hai scelto le band che si esibiranno la sera del 2 giugno? Cosa ti aspetti dal festival? Cosa ti ha fatto dire “sì, voglio loro”?

Volevo dare al festival un’identità ben precisa, qualcosa che non si fosse mai visto o quasi, con un climax che spero sarà apprezzato da tutti i partecipanti. Si partirà con l’hard rock motoristico dei Rain (band bolognese dalla storia pluridecennale) e si finirà col death metal degli Ulvedharr, passando per l’heavy metal degli Atavicus. Sono tre gruppi dalle doti live eccezionali che, sono convinto, faranno molto bene insieme. Inoltre, fino al 15 maggio il pubblico potrà scegliere la band di apertura tra Norsemen, DUIR e SuperNaugthy tramite il sondaggio pubblico sulla pagina ufficiale dell’evento. (i bergamaschi NorsemeN hanno vinto e quindi suoneranno sul palco del Colony, ndMF)

I classici tre buoni motivi per non perdere l’Iron Fest!

Presto detto:

  1. Sul palco avremo tre gruppi ormai storici del panorama nazionale, oltre a un’apertura di tutto rispetto (comunque vada il contest). Gli Atavicus, in particolare, non suonano nel nord italia dai tempi del compianto Fosch Fest e so per certo che mancano a molti, specialmente in coppia con gli Ulvedharr. I Rain, poi, sono quanto di meglio possa dare il nostro panorama hard rock. Inoltre l’ingresso sarà gratuito.
  2. Riempiremo il piazzale del Colony con una sfilata di auto a cui io stesso stento a credere, veri pezzi di storia dell’automobilismo americano. Quanto ai mezzi moderni poi, abbiamo alcuni esemplari unici che meritano di essere visti e sentiti.
  3. Sarà l’ultima data del Circolo Colony, che chiuderà definitivamente almeno nella sede attuale. È l’occasione perfetta per dare un addio degno di questo nome ai divanetti color pisello, al soffitto a scacchi e alla fontanella che non ha mai funzionato, e di farlo come tutto era iniziato: con gli Ulvedharr e la musica underground italiana.

Guardandoti indietro, sei soddisfatto di dove è arrivato Iron Folks ad anni di distanza dalla fondazione?

Sono soddisfatto di quel che abbiamo fatto contando i limiti che ci siamo sempre dati (no al metal-gossip, no al clickbait, mai colpi bassi con nessuno), che di fatto ci tagliano un po’ fuori dai “giri che contano”. Sono anche orgoglioso di aver aiutato diversi redattori-wannabe a diventare un po’ meno “wannabe”, e di avere nella squadra gente davvero preparata. Mi dispiace di non essere riuscito ad ottenere più visibilità per esprimere meglio il potenziale della redazione, questo sì, ed è un mio personale punto debole (sono completamente negato lato promozione) su cui conto di impegnarmi per il futuro… per adesso, però, penso solo a far andare bene il festival!

Oltre che un appassionato di musica e di automobili, sei anche un amante della letteratura e hai pubblicato nel 2012 il libro In Nomine Patris: ci parli di questo libro? Stai scrivendo qualcosa di nuovo?

In Nomine Patris è il mio primo romanzo fantastico/horror, uscito per Linee Infinite Edizioni qualche secolo fa e ormai disponibile soltanto in ebook e in un paio di copie cartacee su Amazon e Ebay. Purtroppo, nonostante io mi sia ripromesso di finire di anno in anno il suo seguito, per un motivo o per l’altro non sono mai riuscito nel mio intento… negli ultimi anni gli impegni della vita mi hanno assorbito troppe energie. In compenso il seguito continua ad andare avanti, anche se a ritmo scandalosamente lento, e prima o poi uscirà. Probabilmente in contemporanea col nuovo album dei Tool.

Parlando di horror gotico, la tua grande passione, quali sono a parer tuo i libri e i film che ogni amante o curioso del genere dovrebbe conoscere? Inoltre ti chiedo un libro e un film “poco famosi” che meriterebbero maggiore considerazione.

Sono uno scontato amante di Poe, che per quanto riguarda il Gotico è un’istituzione. Ma consiglierei anche il suo quasi-contemporaneo Ambrose Bierce, (Dovrebbe essere stata ripubblicata di recente una sua raccolta, I Racconti dell’oltretomba), che per qualche motivo sento citare raramente quando si parla di Gotico, forse perché è un autore più famoso per i suoi racconti di guerra. Tra i classici assoluti invece spicca certamente “Il Monaco” di Matthew Gregory Lewis, sia per i temi trattati (ricordando che è un libro scritto prima del 1800) che per la quantità di idee che sarebbero diventate, poi, capisaldi del genere (cripte, sortilegi, fantasmi, follia e corruzione dell’animo).

Quanto ai film, mi sento di consigliare tutto il Gotico Italiano a partire da La maschera del Demonio di Mario Bava, fino ai meno famosi Danza Macabra di Antonio Margheriti (con le superbe Barbara Steele e Margarete Robsahm) e Il castello dei morti vivi di Luciano Ricci e Lorenzo Sabatini. Menzione d’onore per La casa delle finestre che ridono di Pupi Avati, inventore de facto del Gotico Rurale.

Chi avesse voglia di farsi del male, poi, potrebbe tentare La Chute de la Maison Usher, muto del 1928 diretto da Jean Epstein, che considero la miglior trasposizione cinematografica mai fatta delle opere e delle atmosfere di Poe.

Concludiamo parlando dell’Iron Fest. L’idea è quella di far diventare il festival una presenza fissa nell’estate concertistica del nord Italia? Cosa troveranno le persone che verranno al tuo festival?

Se quest’anno tutto andrà come si spera (e in questo la partecipazione del pubblico sarà ovviamente fondamentale) nulla impedirà di organizzare l’IronFest anche il prossimo anno, staremo a vedere ed è presto per fare promesse. Di certo per quest’anno avremo il Circolo Colony, quattro ottime band, auto esotiche e qualche stand con attrazioni assortite, il tutto gratis. Di più non possiamo fare!

Nota a margine: un ringraziamento speciale a Fabrizio per questo spazio e per il continuo supporto. Tornare sulle pagine di Mister Folk è sempre un piacere.

In Nomine Patris, il libro di Davide Truzzi

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