Intervista: Dyrnwyn

Gli ultimi mesi del 2018 hanno visto la pubblicazione di un disco particolarmente interessante sotto il doppio aspetto musicale e lirico: Sic Transit Gloria Mundi non è soltanto un bell’album di pagan folk metal, ma è anche un lavoro diverso da tutti gli altri della scena per via dei testi riguardanti la storia dell’antica Roma. I capitolini Dyrnwyn tornano quindi a raccontarsi sulle pagine di Mister Folk (qui trovate le precedenti chiacchierate: 2015 e 2017) e presto saranno di nuovo sui palcoscenici d’Italia – e non solo – per conquistare nuovi fan. Buona lettura!  

Foto di Giulia McCartney

Vi ho lasciati che avevate pubblicato l’EP Ad Memoriam e vi ritrovo ora con un bel full-length di debutto: cosa è successo nel mezzo e cosa avete fatto per arrivare alla pubblicazione di Sic Transit Gloria Mundi?

Uno dei nostri obbiettivi, come penso di tutti i musicisti, è sempre stato quello di produrre qualcosa che seppur diverso comunque fosse migliore del lavoro precedente. Questo nel nostro caso ha voluto dire riflettere sugli aspetti negativi e positivi dei cd passati, così come sulle nostre dinamiche interne, in modo da poter trovare una nostra voce personale. Abbiamo affinato il nostro metodo di composizione e abbiamo lavorato a lungo su ogni pezzo senza mai accontentarci fino al completamento di Sic Transit Gloria Mundi.

Il disco è stato pubblicato con Soundage Productions: come siete giunti alla label russa? Che tipo di contratto avete e come vi state trovando?

Abbiamo selezionato le label in tema con il nostro genere che ci interessavano e le abbiamo contattate, una volte viste le varie offerte e proposte abbiamo optato per la Soundage. Il nostro contratto, se così si può chiamare, riguarda soltanto la stampa dei cd, per vendite fisiche quello che vendiamo noi rimane a noi e quello che vende la Soundage rimane a lei e per le digitali abbiamo fatto autonomamente. Non è il miglior contratto del mondo in quanto a servizi, questo è vero, ma avere qualcuno là fuori che non ti chiede un occhio della testa per stamparti due cd e farti un minimo di pubblicità è molto raro oggi giorno.

Musicalmente c’è stata una certa evoluzione e ora le canzoni sono più scorrevoli e “orecchiabili” pur non rinunciando alla virilità che vi contraddistingue fin dagli esordi. Avete lavorato molto in questo senso e su cosa vi siete concentrati per realizzare un prodotto così buono?

Come accennavo sopra nella risposta alla prima domanda, tanto lavoro è stato fatto in questo senso e siamo molto contenti che si noti. A differenza dei lavori precedenti abbiamo pensato prima a ciò che le canzoni dovevano dire e poi al modo in cui dirlo meglio. Lavorando a volte per immagini a volte per concetti abbiamo tirato fuori la musica dall’idea e non il contrario, senza accontentarsi mai al punto che alcune cose sono state cambiate anche poco prima di andare a registrare. Inoltre alcune dinamiche interne sulla direzione musicale del gruppo sono state risolte e avere due pari forze che spingono nella stessa direzione invece che in direzioni opposte ha portato non solo un sound più solido ma anche una maggiore solidità di tutta la band.

Dovendo presentare tre canzoni di Sic Transit Gloria Mundi, quale scegliereste e perché?

Sicuramente la title-track Sic Transit Gloria Mundi è la nostra preferita perché rappresenta appieno il sound che vogliamo, le atmosfere, quel sentimento di malinconica nostalgia mischiata a rabbia e epicità. Per le altre davvero una vale l’altra tra le rimanenti non ce n’è nessuna che amiamo di meno in cui abbiamo messo meno di noi. Tutte hanno le loro particolarità, la loro storia: quelle più battagliere, quelle ispirate da una particolare divinità o festività etc. Onestamente noi le amiamo tutte allo stesso modo.

Nel disco fa il suo esordio il cantante Thierry: credo che abbia fatto un ottimo lavoro e con il suo timbro vocale abbia reso la musica dei Dyrnwyn ancora più personale e accattivante. Cosa mi potete dire su di lui?

Sempre nello spirito del non accontentarsi dopo che Daniele Biagiotti è uscito dalla band, abbiamo deciso che il prossimo cantante doveva essere adatto al nostro sound a costo di rimanere fermi per molto tempo. Fortunatamente, però, dopo non molto abbiamo trovato Thierry che, nonostante avessimo in mente e fossimo abituati ad una voce un po’ diversa, ci ha convinto. La sua capacità di interpretazione del testo e di recitazione, il fatto di essersi subito amalgamato bene con tutti noi e la buona dizione nel cantato growl e scream lo rendono particolarmente adatto al nostro genere.

Avete lavorato in studio con Alessio Cattaneo e Riccardo Studer. Come vi siete trovati con loro e vi va di condividere qualche storia avvenuta in studio di registrazione?

Ci siamo trovati benissimo e non esagero. Sono due persone sicuramente particolari ed eclettiche e proprio in virtù di questo hanno una visione non comune della musica e delle possibili soluzioni da adottare quando si presenta una scelta o un problema: più volte ci hanno dato degli ottimi consigli per rendere il nostro lavoro al meglio. Il tutto unito al fatto che sanno quello che stanno facendo li rendono dei produttori, fonici e arrangiatori di cui ci si può fidare e a cui ci si può affidare. Bisogna tenerli d’occhio però perché potrebbero contagiarti con le loro idee “eclettiche”, ad un certo punto eravamo più vicini a Hans Zimmer che al pagan folk ahahah!

Dopo tre lavori si può dire che l’ombra dei Draugr sia rimasta più nella filosofia alla base della band che non nella musica, avendo voi preso una strada personale. Cosa rimane, nel 2019, della band di De Ferro Italico?

I Draugr rimangono e rimarranno sempre per noi uno degli esempi di come deve essere fatto questo genere e come in passato così in futuro nel momento in cui dovremo cercare ispirazione o avremo un dubbio su un pezzo puoi stare certo che andremo a cercare lì la soluzione. Anche se abbiamo sviluppato un nostro sound, sicuramente uno degli ingredienti principali della ricetta è una dose molto cospicua di De Ferro Italico.

Come mai la storia dell’antica Roma è tanto poco “utilizzata” nel mondo heavy metal? Ci sono culture, mitologie e avvenimenti storici a dir poco inflazionati, eppure vanno per la maggiore. La storia di Roma è affascinante e ricca di eventi che meritano di essere narrati, ma sembra quasi che i gruppi abbiano paura di farlo. Qual è il vostro punto di vista su questa vicenda?

La storia di Roma è stata macchiata da avvenimenti storici che l’hanno rivendicata senza diritto e di conseguenza viene vista sotto una luce particolare, sicuramente diversa da tante altre. Noi non abbiamo paura a parlarne, anzi sarebbe sciocco da parte nostra fare FOLK metal e non parlare delle proprie radici, specialmente quando sono così gloriose e abbondanti. Noi amiamo la nostra storia, è una grande storia ed è giusto che se ne parli. Non ci vediamo altri significati e anzi invitiamo tutti a trattarla per quello che è. Inoltre c’è anche da dire che forse la maggior parte delle persone, proprio perché la storia di Roma è così universale, pensano di conoscerla quando in realtà hanno solo una conoscenza superficiale data dai media di una Roma cristiana o tardo imperiale in cui ci vedono poco di folk e pagano, ma quella è solo una parte della storia di Roma, la stessa che anche noi non preferiamo.

Parlando ancora di tematiche, di cosa parlerete nel prossimo lavoro? State lavorando a un nuovo disco?

Ancora non siamo in fase compositiva, ma già stiamo raccogliendo il materiale storico necessario, per così dire. Non ci discosteremo troppo, cronologicamente parlando, dalle storie raccontante in Sic Transit Gloria Mundi, questo è sicuro, quindi aspettatevi altre battaglie e avventure dell’antica Roma.

Dopo la pubblicazione del disco in pratica non avete mai suonato dal vivo: qual è stato il problema e tornerete presto sul palco?

Il piano originale era quello di organizzare un concerto al mese in giro per l’Italia, con l’aiuto della Nova Era Booking e aggiungere a quelle alcune serate auto organizzate, ma purtroppo il fato ci è stato avverso. Il cantate sopracitato, Thierry, ha avuto un grave infortunio che l’ha tenuto in ospedale per alcune settimane e in forzato riposo a casa fino al lascia passare dei medici. Quindi fino a guarigione avvenuta siamo in stallo forzato. Posso dire però che fortunatamente per noi e per lui si cominci a vedere la luce alla fine del tunnel e torneremo presto sul palco. (I Dyrnwyn saranno sul palco romano del Traffic Club il 24 maggio di spalla a Stormlord e Scuorn, ndMF)

Siete in giro da qualche anno, vi chiedo quindi come vedete la scena folk pagan italiana e se riscontrate in essa delle criticità. Di cosa ci sarebbe bisogno per un vero salto di qualità e notorietà?

Questa domanda richiederebbe più di una bevuta faccia a faccia per poter rispondere adeguatamente ma proviamo a fare un riassunto. 1) Non c’è una vera e propria community amante del genere e senza pubblico è difficile poter creare delle fondamenta solide per un scena folk pagan italiana. 2) Non c’è uno scambio e un dialogo organizzativo tra le band che suonano questo genere benché siano poche. 3) Questo porta a non avere tante serate a tema ben organizzate verso cui concentrare gli sforzi per poter far scoprire questo genere ai più. 4) E insieme al non avere tante serate non ci sono neanche tanti locali dove potersi esibire specialmente dalle nostre parti e i pochi festival che sembravano prendere piede sono stati cancellati. 5) Molti musicisti che conosco compresi alcuni che fanno parte di questa “scena” non vogliono più avere niente a che fare con l’Italia e preferiscono puntare tutto sull’organizzare serate all’estero in due tranche di tour, per esempio. Il che alimenta tutto il discorso fatto sopra. Come fare per cambiare la situazione? Questa è una domanda ancora più difficile. Magari con una rete di contatti tra le band, piccole e grandi, un calendario ben organizzato per concentrare gli sforzi e dei festival auto organizzati a tema, oltre all’uso del vile denaro per pubblicizzare e mettere in primo piano il genere, qualcosa si potrebbe muovere. Ma il grado di impegno che richiede è tutto tranne che indifferente. Bisognerebbe dedicarci molto tempo e riuscire a trovare degli alleati attivi e favorevoli nelle altre band che dovrebbero contribuire in egual modo. Diventerebbe quasi un secondo lavoro pro bono.

Per chiudere, perché i lettori dovrebbero acquistare il vostro disco?

Non importa che lo comprino, o lo ascoltino su Youtube, o lo scarichino illegalmente dal sito x o y, quello che ci importa è che lo sentano, che ci dicano la loro, sperando che gli piaccia quanto piace a noi e che vengano sotto al palco a scapocciare con noi per poi bere tutti insieme e festeggiare. Quindi riformuliamo la domanda. Perché dovrebbero ascoltarlo? Perché è un cd fatto da persone che credono in quello in cui cantano, che hanno messo tutti loro stessi in musica e il risultato è un cd folk pagan metal con due c*****i così. Lasciatevi trasportare nel passato glorioso della Roma repubblicana e riscoprite alcune delle gesta più epiche che la storia ha mai visto attraverso la nostra musica, faremo questo meraviglioso viaggio insieme.

Foto di Giulia McCartney

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