Ascesa e tracollo di un gruppo diverso da tutti gli altri, i Tengger Cavalry.
Quella dei Tengger Cavalry è una storia come tante se ne sentono in giro. Si strimpella qualche nota, nascono canzoni e si arriva al primo disco. La differenza sta qui: il primo disco della band asiatica ha un impatto devastante che sarà la sua fortuna e la sua condanna al tempo stesso. Blood Sacrifice Shaman (2010, Dying Art Production) è un piccolo capolavoro di folk metal, dove la parola folk sta per qualcosa di realmente tradizionale e legato al territorio. I quaranta minuti del disco sono una secchiata d’acqua ghiacciata ad una scena che dopo l’esplosione commerciale (Finntroll, Korpiklaani, Eluveitie ed Ensiferum su tutti) già rischia di stagnare nelle solite trame musicali e letterarie. Con i Tengger Cavalry invece tutto suona nuovo e fresco, diverso dal resto della scena, ma soprattutto convincente e ben fatto. La formula è all’apparenza semplice: heavy metal + musica folk della Mongolia, con il tipico stile vocale di quei luoghi, ovvero il throat singing. Il viaggio dei Tengger Cavalry guidati dal talentuoso Nature Ganganbaigal prosegue con l’ottimo Cavalry Folk, doppio cd che ben rappresenta le due anime della band, quella più aggressiva nel CD1 Sunesu Cavalry e quella folk ambient del CD2 dal titolo Mantra. Con lavori del genere è impossibile non farsi notare, infatti il nome del gruppo gira il mondo e non sono pochi i recensori a tessere le lodi del genio musicale di Ganganbaigal.
A questo punto, però, il mastermind inizia a pubblicare dischi su dischi (sette in cinque anni!), con l’inevitabile e progressivo calo qualitativo dovuto al troppo materiale immesso nel mercato. Per essere chiari, i vari Black Steed e Ancient Call sono dei lavori belli, piacevoli da ascoltare, sicuramente ben fatti e curati nei minimi dettagli, ma indubbiamente inferiori a Blood Sacrifice Shaman: tutti i full-length se paragonati al micidiale debutto ne escono sempre sconfitti. Qui termina la prima parte della storia dei Tengger Cavalry, una manciata di dischi belli usciti un po’ troppo vicini l’un l’altro per essere apprezzati a fondo, ma sulla qualità c’è ben poco da recriminare.
Il 2015 rappresenta la svolta per la band mongola. In negativo. Da quell’anno Ganganbaigal comincia a ingolfare il mercato (e i suoi fan) con release di ogni tipo, spesso superflui singoli digitali che lasciano il tempo che trovano, ovvero un distratto ascolto in streaming mentre si fanno altre cose. Il 2015 vede la pubblicazione della ri-registrazione del debut Blood Sacrifice Shaman per l’americana Metal Hell Records, tre singoli digitali, un EP e un breve live. Il 2016 registra l’uscita dell’inutile Ancient Call, da non confondere con “l’altro” Ancient Call, ovvero la versione strumentale delle canzoni non strumentali presenti nel primo Ancient Call: se trovate la scrittura confusionaria è volutamente così per replicare l’effetto che hanno le uscite dei Tengger Cavalry sugli ascoltatori, storditi e disorientati. Si continua con sei singoli, due compilation, due EP, due live e altri tre dischi (due in realtà sono ri-registrazioni di album “vecchi” di un paio di anni). Nonostante il caos, la band suona con regolarità e i consensi del pubblico sono sempre crescenti. Il numero di pubblicazione cala drasticamente nel 2017: “solo” quattro singoli e due full-length (compreso il mediocre Die On My Side), ma è anche l’anno del grande annuncio, quello che sogna ogni musicista quando imbraccia per la prima volta uno strumento, anche quello nato a Pechino e affermatosi a New York. La potente Napalm Records, etichetta austriaca che in questi anni domina il mercato dell’heavy metal – ma che ha dato i natali a formazioni fondamentali del folk metal come Otyg e Vintersorg – mette sotto contratto i Tengger Cavalry e il disco esce all’inizio del 2018. Preceduto da un discreto chiacchiericcio di rete e dai puntuali trailer, video e anticipazioni, Cian Bi vede la luce il 23 febbraio. L’album è un mal riuscito mix di metal moderno, strumenti cinesi, throat singing (in inglese…) e qualche bel momento folk metal. Cian Bi è la conferma della confusione che regna in casa Tengger Cavalry, divenuti ormai un piatto non in grado di soddisfare nè il pubblico che li ha seguiti all’inizio, né chi preferisce suoni compressi e ritmi metalcore. L’unico pubblico che sembra apprezzare realmente la nuova veste sonora dei Tengger Cavalry sono gli americani, affascinati dalle varie Electric Shaman e Redefine. Forse il problema artistico è proprio questo: quello dei Tengger Cavalry non è più folk metal, bensì un metal moderno e piuttosto lineare con intriganti stacchi folkloristici ed esotiche melodie di mondi lontani. Visto così Clan Bi riesce quasi ad essere un album grazioso nonostante i pessimi suoni. In realtà per Ganganbaigal non c’è nemmeno il tempo di godere della meritata soddisfazione di vedere il proprio lavoro griffato Napalm Records, che cinque giorni dopo la pubblicazione del cd lo stesso musicista annuncia tramite Facebook lo scioglimento del gruppo con effetto immediato. Una notizia inaspettata, che nessuno era in grado di immaginare e che forse anche Ganganbaigal non si aspettava. Nel post apparso nella pagina ufficiale della band si parla di cause legali e di contratti firmati con un’altra label prima dell’arrivo della Napalm Records e che, stando a quanto detto con parole a dir poco dure dal cantante fondatore della band, sono i motivi che spingono i Tengger Cavalry allo scioglimento.
Ganganbaigal è un musicista di qualità, laureato a New York, città dove consegue anche un master in composizione musicale per film e di fatto vive di musica. L’instabilità della persona si riflette sulla band che dalla periferia del metal (Cina) si ritrova quasi all’improvviso nel più grande mercato al mondo (USA), e se da una parte una cosa del genere non può che fomentare ed invogliare a lavorare ancora più sodo, c’è il lato oscuro della vicenda, ovvero la pressione, le tempistiche, forse qualche “dritta” dall’alto su come fare o non fare certe cose. Fatto sta che Ganganbaigal sente di avere ancora molto da dare e i Tengger Cavalry tornano attivi e nei primi mesi del 2019 danno alla luce un singolo digitale, uno split, un album e un EP. L’album Northern Memory è un parziale ritorno al passato e certe brutte venature “core” sembrano essere ormai lontane dal sound della formazione cinese/americana. Ai fasti del passato meglio non pensarci, ma rispetto allo scempio Cian Bi il nuovo Northern Memory gode di maggiore ispirazione e al momento della pubblicazione non sembra essere poco. Due mesi più tardi è il turno dell’EP Northern Memory (Vol. 2), un cinque pezzi folk/ambient che valorizza le origini asiatiche del progetto e che di fatto è l’ultima pubblicazione della band. Da notare che questi lavori arrivano sul mercato come autoproduzioni, un bel passo indietro – se non proprio un fallimento – dopo la firma con un colosso come la Napalm Records.
Nonostante la qualità spesso non esaltante delle ultime pubblicazioni, c’era grande curiosità attorno alla band e soprattutto del suo leader. E invece, con sorpresa e grande dolore, il 25 giugno si legge sulle webzine musicali la triste notizia del ritrovamento del corpo senza vita di Ganganbaigal. A renderlo noto sono i compagni di gruppo, raccontando di come si siano insospettiti dopo che il loro leader non si fosse presentato a delle prove e alla registrazione di un video. Nature Ganganbaigal combatteva con la depressione e ha raccontato in un’intervista di come provò a suicidarsi buttandosi da un palazzo, fermato in tempo da un poliziotto che gli raccontò le sue disgrazie e la scoperta di essere stato tradito dalla moglie dopo oltre dieci anni di matrimonio. Le cause della morte non sono state dichiarate, ma sembra che il corpo sia stato trovato dalla polizia all’interno della sua macchina.
Quella dei Tengger Cavalry è una storia come tante: una band passa dal suonare in cantina al fare un tour in nord America. Ma è soprattutto la storia di Tianran Zhang, vero nome di Nature G, un uomo che non è riuscito a sconfiggere i suoi demoni, venendone sopraffatto.
Il gossip, il folk/metalcore, i dischi uno dietro l’altro, le vicende legali e la triste scomparsa di Ganganbaigal sono effettivamente parte della carriera dei Tengger Cavalry, ma per una volta lasciamo fuori dalla porta tutte queste cose e concentriamoci sulla bellezza dei primi dischi, quando con tanta voglia e un pizzico di magia furono concepiti dei dischi che per il genere rivestono ancora oggi grande importanza e sono fonte d’ispirazione per i più giovani. È questa l’eredita che Nature G ha lasciato: tanta musica con un’anima che vibra e arde ad ogni ascolto.
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