Barad Guldur – Vishapner
2022 – full-length – autoprodotto
Formazione: Ivan Nieddu: voce – Andy Soresina: chitarra – Tosca Ripamonti: chitarra – Marco Brambilla: basso – Melissa Gelosa: batteria – Eliana Gheza: cornamusa, whistle – Anika Milani: bifara – Marco Suozzi: ghironda – Caterina Castiglioni: tagelharpa, voce
Tracklist: 1. Vishapner – 2. Bakunawa – 3. Niðhoggr – 4. Y Ddraig Goch – 5. Wagyl – 6. Uktena – 7. Ancalagon – 8. Tiāmat

Bergamo è una città che ha sfornato un gran numero di gruppi in ambito rock e metal, ma volendo ridurre l’attenzione al movimento folk metal e dintorni, oltre ai Folkstone si possono citare in ordine sparso Insubria, Voland, Spellblast, ma anche Norseman e Ulvedharr se si considera il death amonamarthiano. E poi ci sono i Barad Guldur, già presenti su queste pagine grazie al buon debutto Frammenti Di Oscurità del 2019, forse gli unici a portare avanti un discorso prettamente folk metal. Vishapner è il secondo album del gruppo formato da ben nove elementi, sei dei quali nuovi ingressi, con il solo Marco Brambilla – oltre ai due fondatori Ivan Nieddu e Eliana Gheza – reduce dalla line-up che ha inciso il debut album.
Il nuovo lavoro si presenta bene con un artwork essenziale ed elegante, con tutte le informazioni necessarie, foto e testi delle canzoni; l’audio è buono considerando che si ha tra le mani un’autoproduzione, ma è chiaro che qualcosa potrebbe essere migliorato in futuro, suoni della batteria in primis. I cinquanta minuti del cd sono divisi in otto tracce che vanno dalla tipica canzone folk metal a momenti più delicati e sognanti ad altri quasi ipnotici, ma sempre all’insegna della qualità. Nei solchi del disco – un concept sulla figura del drago nelle varie mitologie – troviamo tre ospiti che portano una pennellata di colore alle canzoni, tutti presenti su queste pagine con le rispettive band: Davide Cicalese (Furor Gallico), Alexander Wyrd (Arcana Opera) e Giordana “Jo Red” (Corte Di Lunas) sono cantanti che di certo non passano inosservati per bravura e personalità.
Musicalmente vince la varietà stilistica, fermo restando che sempre di folk metal ricco di cornamuse si sta parlando. Ci sono quindi brani lunghi ed elaborati come la title-track con i suoi oltre dieci minuti di durata posta coraggiosamente in apertura, la semi strumentale Uktena, l’aggressività della tolkieniana Ancalagon (il nero, creato da Morgoth) e la conclusiva Tiāmat (divinità babilonese), maestosa e brutale al tempo stesso.
La cosa che piace di più di Vishapner è la non prevedibilità della scaletta, con canzoni anche molto diverse tra loro ma che suonano compatte creando un suono unico. La band è in grande forma e l’intensità delle canzoni rimane sempre alta. Soprattutto, gli arrangiamenti sono di prim’ordine e si può capire quanto lavoro ci sia stato dietro a una Niðhoggr dalle tinte selvikiane o una Y Ddraig Goch: tutta questa bontà meritava il supporto di un’etichetta e una vetrina maggiore per poter arrivare a quanti più ascoltatori possibile.
I Barad Guldur confermano quanto di buono fatto in Frammenti Di Oscurità, sviluppando ulteriormente la propria visione musicale e mettendo a disposizione degli appassionati del genere una manciata di canzoni molto valide. Dischi come Vishapner fanno bene alla scena perché sono la dimostrazione – se ancora ce ne fosse bisogno – che in Italia si può fare dell’ottimo folk metal
Rispondi