Bloodshed Walhalla – Glory To The Sacred Land

Bloodshed Walhalla – Glory To The Sacred Land

2023 – full-length – Earth And Sky Productions

VOTO: 9 – Recensore: Mr. Folk

Formazione: Drakhen: voce, chitarra, basso

Tracklist: 1. Fly My Raven – 2. Glory To The Sacred Land – 3. A Star For My Victory – 4. Non Sei Tu – 5. Il Lago – 6. Rise And Fight, Glory And Victory

IN BREVE

Drakehn si conferma musicista ispirato e preparato, Glory To The Sacred Land ribadisce quanto di ottimo fatto ascoltare con i precedenti tre lavori, un disco destinato all’olimpo dell’epicità italiana in compagnia di Resound The Horn dei DoomSword e Nordheim dei Gjallarhorn.

RECENSIONE

Drakhen l’ha fatto ancora! I Bloodshed Walhalla tornano con un nuovo disco dopo aver firmato per la Earth & Sky Productions e Glory To The Sacred Land conferma la bontà della proposta della one man band lucana, giustificando pienamente il titolo di cult band che da anni gira intorno al loro nome. Musicalmente, ormai, si dovrebbe conoscere bene cosa si andrà ad ascoltare in un nuovo lavoro marchiato Bloodshed Walhalla – tra recensioni e apparizioni live al Mister Folk Festival non manca certo il materiale! – eppure Drakhen non si accontenta di ripetere quanto di buono già fatto e ogni disco prosegue quanto detto dal predecessore portando qualche piccola gustosa novità. Questa volta la sorpresa maggiore sta nel trovare ben due canzoni cantate completamente in italiano, ovvero Non Sei Tu e Il Lago, una novità che un po’ ci si poteva aspettare visto quanto ben fatto nell’EP Mather, dove in realtà le canzoni erano cantate in dialetto di Matera.

Partito dal classico viking metal bathoriano con The Legends Of A Viking del 2010, il sound dei Bloodshed Walhalla si è evoluto disco dopo disco, con una personalità sempre maggiore e allargano il cerchio delle influenze: ecco quindi che il nuovo Glory To The Sacred Land ha sì i Bathory come stella guida, ma la tavolozza dalla quale Drakhen attinge è più ricca e varia che mai.

Fly My Raven è la traccia d’apertura, dieci minuti che iniziano con un’intro di tastiera e corvi che gracchiano prima della partenza veloce, impetuosa e melodica. La canzone si trasforma presto nel “classico” brano dei Bloodshed Walhalla nel quale epicità e muscoli vanno a braccetto, con cori e tastiere spesso in primo piano. La title-track è diretta e breve per gli standard della band (6:15 di durata), riuscendo comunque ad esprimere tutto quel che Drakhen aveva da dire. Echi del folk metal dei primi ’00, soprattutto nell’utilizzo dei cori, e la struttura del brano rendono la composizione particolarmente accattivante e non a caso la scelta del video è ricaduta su questo pezzo. Si passa quindi alla canzone più lunga del disco, quella A Star For My Victory che va oltre i diciassette giri di lancetta, contenitore di tutte le sfaccettature del sound dei Bloodshed Walhalla, tra momenti di puro viking metal, fasi atmosferiche, accelerazioni e picchi di grande epicità. Si giunge così alla quarta traccia, la prima in lingua italiana: Non Sei Tu è semplicemente una bella canzone, impreziosita dalla nostra lingua madre che suona molto bene anche grazie alla linee vocali di Drakhen che mettono in risalto la rotondità delle parole. Il break doomeggiante porta a un cambio di tempo di matrice folk ed è anche grazie a questi momenti che ci si rende conto dell’evoluzione musicale che i Bloodshed Walhalla hanno avuto da Thor (2017, primo disco a far girare realmente il nome della band) a oggi. L’inizio de Il Lago è d’impatto e linee vocali impreziosiscono il buon lavoro degli strumenti; la composizione raggiunge il culmine quando blast beat velocissimi, riff di chitarra taglienti e un’atmosfera feroce si accoppiano con voci e cori epici, un bellissimo contrasto che denota una volta di più l’ottimo lavoro svolto per gli arrangiamenti. L’estrema epicità di Rise And Fight, Glory And Victory – titolo manowariano se ce n’è uno! – chiude in grande stile Glory To The Sacred Land, disco di incredibile bellezza che nonostante la durata di sessantasette minuti non stanca mai.

Il sesto full-length dei Bloodshed Walhalla è l’ennesimo lavoro monstre di Drakhen; sembra incredibile che una sola persona possa creare e curare nei minimi dettagli così tante “cose” all’interno di un disco, eppure Glory To The Sacred Land è qui a ribadire che in Italia c’è dell’ottimo metal e che se solo nella biografia della band ci fosse scritto Sweden o Germany invece di Italy staremmo parlando di una realtà presa a modello dai giovani vogliosi di fare buona musica. Bloodshed Walhalla è un nome di culto, status raggiunto a buon diritto con sacrifici e impegno, ma è innegabile che la musica di Glory To The Sacred Land meriterebbe una cassa di risonanza ben maggiore.

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