Eluveitie – Origins
2014 – full-length – Nuclear Blast Records
VOTO: 7 – Recensore: Mr. Folk
Formazione: Chrigel Glanzmann: voce, mandolino, bodhrán, tin e low whistles, gaita – Rafael Salzmann: chitarra – Ivo Henzi: chitarra – Päde Kistler: cornamusa, whistles – Nicole Ansperger: violino – Anna Murphy: ghironda, voce – Kay Brem: basso – Merlin Sutter: batteria
Tracklist: 1. Origins (Intro) – 2. The Nameless – 3. From Darkness – 4. Celtos – 5. Virunus – 6. Nothing (Intermezzo) – 7. The Call Of The Mountains – 8. Sucellos – 9. Inception – 10. Vianna – 11. The Silver Sister – 12. King – 13. The Day Of Strife – 14. Ogmios – 15. Carry The Torch – 16. Eternity
Ogni disco degli Eluveitie è un piccolo evento: fan e critica sanno in anticipo che l’album sarà destinato a dividere gli ascoltatori, al di là della qualità delle composizioni. Origins sembra non fare molta differenza, ma se confrontato con gli ultimi Everything Remains As It Never Was ed Helvetios si può notare immediatamente una maggiore compattezza e canzoni mediamente più ispirate, anche se, è bene dirlo subito, i tempi di Spirit e Slania sono decisamente lontani e, forse, destinati a non tornare più.
La line-up della band è cambiata: Rafael Salzmann ha sostituito Sime Koch alla chitarra, apportando uno stile diverso rispetto al predecessore e ricevendo dal mastermind Glanzmann ben tre spazi dove inserire dei brevi assoli, fatto inusuale per gli Eluveitie. Al violino non è più presente la storica Meri Tadić, con il gruppo dal demo del 2003, al suo posto è subentrata Nicole Ansperger, la quale ha avuto un posto di rilievo nei brani e nel missaggio finale.
Il sesto full length degli elvetici è una sorta di concept album dove viene raccontata la nascita dei miti e delle leggende legate alle origini dei Celti. La copertina, apparentemente insulsa, è invece l’aureola del dio Sucellos, divinità delle bevande alcoliche, dell’agricoltura e delle foreste. Leggendo i testi è possibile capire la qualità e la bontà del lavoro di Glanzmann per la stesura delle lyrics, aiutato come sempre da diverse persone esperte del settore storico/mitologico. Proprio i testi, mai banali, sono il fiore all’occhiello degli Eluveitie: da anni ormai il combo svizzero ha abituato i propri ammiratori a lyrics profonde e concrete, interessanti e ispirate.
L’inizio del disco è ottimo: dopo Origins (intro) partono a raffica The Nameless e From Darkness, due bordate che ricordano i vecchi gloriosi tempi, ma senza il senso di nostalgia che spesso fa risultare le canzoni “vecchie” e prevedibili. Ritmi serrati e piacevoli fraseggi folk/celtici sono il trademark della band, e in questi brani i musicisti riescono a esprimersi al proprio meglio. Celtos è un’ottima semi-ballad, definizione da prendere con le pinze, dal forte sapore celtico, dove le voci di Glanzmann e Murphy si alternano/intrecciano con grande gusto e bravura, realizzando un brano orecchiabile ma non scontato, ricercato e fresco. Virunus è un pezzo più diretto e non particolarmente originale, con il pregio di avere delle buone parti con gli strumenti folk in evidenza.
Dopo l’intermezzo Nothing è il turno di The Call Of The Mountain, canzone scelta come singolo e divenuta in poco tempo pietra dello scandalo e al contempo conferma della grandezza della band, a seconda dei punti di vista. Si tratta di una composizione molto catchy dove la voce protagonista è quella di Anna Murphy: il risultato, come prevedibile stando anche agli ultimi lavori, si può definire come una sorta di una sorta di Evanescence del folk metal. I primi secondi del ritornello, inoltre, ricordano vagamente quello di Shot In The Dark degli olandesi Within Temptation (tratta dall’album The Unforgiving del 2011), ma bisogna ammettere che le linee vocali e la semplice sequenza di note di The Call Of The Mountain fanno il loro dovere e dopo pochi ascolti è molto difficile non canticchiare il chorus. La canzone è disponibile tramite iTunes anche nelle lingue della Svizzera, ovvero tedesco, francese, romancia e italiano: la versione nel nostro idioma si fa rispettare anche grazie alla pronuncia della Murphy. Eperimenti simili, e decisamente meno riusciti, tornano facilmente alla memoria, come alcuni brani dei Manowar o la terrificante Frutto Del Buio dei Blind Guardian (A Night At The Opera del 2002), con il testo tradotto in italiano dal giornalista Sandro Buti, all’epoca penna di punta della rivista Metal Hammer. La successiva Sucellos parte con un riff moderno per poi proseguire con il prevedibile mix di death melodico e incursioni di strumenti folk. Molto simile per approccio e stile è Inception, la quale si rivela piuttosto superflua. Molto delicata e dal sound morbido, Vianna è uno dei pezzi forti di Origins, dove la voce principale è quella di Anna Murphy con Glanzmann che compare unicamente nel ritornello a due voci. Si ritorna al sound pesante con The Silver Sister, un brano possente e ben riuscito, posto in mezzo a due canzoni che fanno della melodia l’arma vincente. Si prosegue infatti con King, altro singolo utilizzato per promuovere Origins prima della pubblicazione. Il groove, le facili melodie (in senso positivo) e la voce di Chrigel Glanzmann sono le armi vincenti della traccia. La vera nota positiva dell’evoluzione degli Eluveitie è proprio il frontman: il musicista/cantante, difatti, è diventato sempre più sicuro delle proprie capacità vocali, e album dopo album le sue prestazioni sono migliorate fino a giungere alla imponente prova su questo disco. The Day Of Strife è un altro classico pezzo alla Eluveitie, con parti folk che danno respiro tra strofe tirate e ritornelli accattivanti: tutto già sentito una marea di volte, ma fatto molto bene. Carry The Torch, preceduta da un inutile intermezzo, mostra inizialmente il lato più melodico della band dove, tra l’altro, per una volta esce dalla classica e abusata struttura intro-strofa-melodia-ritornello. Il pezzo è piuttosto elaborato, con cori, riff massicci leggermente diversi da quanto sentito nelle precedenti tracce e delle linee vocali particolarmente efficaci. Eternity è l’outro del disco, due minuti e mezzo atmosferici che portano con delicatezza Origins alla conclusione.
Diversi i punti negativi o per lo meno non positivi. Sedici canzoni per cinquantasette minuti di durata sono, per un tipo di disco come questo, decisamente troppe. Come dico sempre, meglio qualche canzone in meno (chiaramente le meno riuscite) per favorire la qualità e la scorrevolezza del cd; i pezzi meno ispirati possono comunque essere utilizzati per EP o singoli digitali.
Altra cosa non positiva è l’omogeneità delle parti folk: Päde Kistler, Nicole Ansperger, Anna Murphy e Chrigel Glanzmann sono musicisti preparati, ma è innegabile che gli Eluveitie più interessanti da questo punto di vista siano stati quelli con i fratelli Kirder (dove live rendevano tantissimo) e Meri Tadić in formazione.
La produzione è potentissima e tutti gli strumenti sono bilanciati in maniera perfetta. Il lavoro svolto in studio è di grande qualità e il risultato è eccellente. Il sound della band è riconoscibile in pochi attimi e gli Eluveitie sono uno dei pochi gruppi della scena folk metal con una personalità forte e unica.
Nota interessante, sono presenti come ospiti la musicista Christine Lauterburg e l’attore Alexander Morton, visto sul grande schermo per la pellicola misconosciuta, ma assolutamente valida, Valhalla Rising.
Origins è un lavoro sincero e molto curato, in grado di regalare momenti di grande musica ma anche di stancare in alcune parti dopo non molti ascolti. Sicuramente un passo avanti rispetto alle ultime uscite, ma la band svizzera può e deve fare molto di più.
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