Skálmöld – Með Vættum

Skálmöld Með Vættum

2014 – full-length – Napalm Records

VOTO: 8,5 – Recensore: Mr. Folk

Formazione: Björgvin Sigurðsson: voce, chitarra – Baldur Ragnarsson: chitarra, voce – Þráinn Árni Baldvinsson: chitarra, voce – Snæbjörn Ragnarsson: basso, voce – Jón Geir Jóhannsson: batteria, voce – Gunnar Ben: tastiera, oboe, voce

Tracklist: 1. Að Vori – 2. Með Fuglum – 3. Að Sumri – 4. Með Drekum – 5. Að Hausti – 6. Með Jötnum – 7. Að Vetri – 8. Með Griðungum

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Il terzo disco è quello della verità, si diceva una volta. Con i “tempi moderni” e la fretta di pubblicare qualsiasi cosa il prima possibile, tanti gruppi neanche ci arrivano al terzo disco. Tante se ne sono viste e tante se ne vedranno, di giovani promettenti-inesperte band sciogliersi come neve al sole dopo i primi passi. Tutto questo per gli Skálmöld non vale: loro sono un gruppo diverso, riconosciuto tale fin dalla pubblicazione dell’ottimo Baldur, coraggioso e sfacciato nel proporre un live album con tanto di orchestra (Skálmöld og Sinfóníuhljómsveit Íslands), deciso nel proseguire la carriera nell’insegna della qualità e della personalità. Il terzo full length della formazione islandese, difatti, è un nuovo sigillo viking metal dall’inconfondibile tocco Sigurðsson/Ragnarsson, con tutti gli elementi che hanno portato dei musicisti di Reykjavík a girare meritatamente il mondo.

L’opener Að Vori è una breve e intensa canzone dall’incedere potente e villano, durante la quale è possibile riconoscere il tipico riffing della band e il bellissimo utilizzo delle voci. Proprio le voci sono uno dei punti di forza degli Skálmöld e anche in questo lavoro è stato svolto un ottimo lavoro per valorizzarle e renderle ancora più incisive rispetto al passato. Með Fuglum è un ottimo pezzo vigoroso dove a risaltare è l’epica parte centrale, con le sei corde che creano un tappeto quasi ipnotico prima del veloce assolo vagamente slayeriano. La tastiera di Gunnar Ben è molto importante in Að Sumri, brano elaborato dai diversi umori musicali: accelerazioni e break, assoli di chitarra e melodie malinconiche sono solamente alcuni degli elementi che rendono la canzone avvincente. Með Drekum è sicuramente una delle composizioni meglio riuscite di Með Vættum: gli intrecci delle sei corde sono di grande qualità, i cori maschili in islandese sono quanto di più nordico si possa ascoltare in un disco viking metal, mentre quasi stupisce – in positivo – lo stop’n’go piuttosto “cattivo” che spezza il brano in due. L’inizio folkeggiante e le melodie vocali di Að Hausti sono due perle di questo cd, con il resto che non è da meno, tra chitarre “diverse” dal solito e la voce dell’ottimo Björgvin Sigurðsson in grande evidenza. Giunge quindi il momento di Með Jötnum, quasi dieci minuti di grande classe. Il lungo stacco centrale è a dir poco suggestivo, il contrasto con le parti tirate ed estreme è notevole ed esplicativo circa la bravura dei musicisti islandesi. Að Vetri è un classico brano degli Skálmöld, dall’inizio ritmato e dal proseguo massiccio, durante il quale gli axemen creano un bel wall of sound, ma è con l’accelerazione di metà canzone che i ragazzi danno il meglio: le voci su più livelli e l’assolo di chitarra sono tra le cose migliori del disco. Gli oltre nove minuti di Með Griðungum portano il cd alla conclusione; in questa traccia dalle tinte oscure a risaltare sono i diversi cambi d’umore, e di conseguenza musicali. La parte centrale, sicuramente più aggressiva e dinamica, ben contrasta con l’ultima parte, malinconica e drammatica, influenzata dai My Dying Bride più decadenti. Termina in questa maniera un disco valido e attraente, vario il giusto e che cerca di proporre qualcosa di nuovo nonostante la fedeltà al passato.

La bellissima copertina è un’opera del pittore/illustratore Ásgeir Jón Ásgeirsson, il quale aveva già realizzato quella di Börn Loka. Dell’intero lavoro in sala d’incisione (Stúdió ReFlex, tra maggio e luglio 2014) se n’è occupato Flex Árnason, bravissimo nel far uscire il suono degli Skálmöld più potente che mai, senza comunque snaturare l’approccio e l’attitudine dalla band.

Með Vættum è la conferma che anche i gruppi “giovani” (nel loro caso non in senso anagrafico, ma di pubblicazioni) possono realmente dire qualcosa di nuovo e personale senza la necessità di scimmiottare i nomi storici o incorporare forzatamente nel proprio sound violini celtici o melodie finlandesi. Gli Skálmöld, è bene ricordarlo, hanno debuttato con la minuscola Tutl Records, e solamente in seguito, come premio per l’ottimo Baldur, hanno firmato con la Napalm Records, etichetta che ha svolto nei loro confronti un grande lavoro promozionale e non solo. Dopo questo delizioso cd gli islandesi si assicurano in un sol colpo un posto nella storia del viking, l’affetto dei vecchi fan (acquisendone sicuramente di nuovi) e la possibilità di essere una guida per i giovanissimi – disorientati – musicisti folk.

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