Finsterforst – Mach Dich Frei

Finsterforst – Mach Dich Frei

2015 – full-length – Napalm Records

VOTO: 8 – Recensore: Mr. Folk

Formazione: Oliver Berlin: voce – Simon Schillinger: chitarra – David Schuldius: chitarra – Tobias Weinreich: basso – Cornelius “Wombo” Heck: batteria – Johannes Joseph: fisarmonica, voce – Sebastian “AlleyJazz” Scherrer: tastiera

Tracklist: 1. Abfahrt – 2. Schicksals End’ – 3. Zeit Fur Hass – 4. Im Auge Des Sturms – 5. Mach Dich Frei! – 6. Mann Gegen Mensch – 7. Reise Zum… – 8. Finsterforst

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A distanza di poco più di due anni dal precedente Rastlos, i Finsterforst tornano sul mercato con una nuova opera, la più ambiziosa e rischiosa della propria carriera. Il quarto full-length della band tedesca, intitolato Mach Dich Frei ed edito dall’austriaca Napalm Records, è composto da otto tracce, sei delle quali sono vere e proprie canzoni. Il minutaggio dei singoli brani, come al loro solito, è molto elevato, con il picco raggiunto dall’ultima Finsterforst, ben ventitré minuti.

Musicalmente, rispetto ai precedenti lavori, qualcosa è cambiato. Sempre di “forest black metal” si tratta, per dirla con parole loro, ma l’esperienza accumulata e un songwriting ancora più maturo ha portato i Finsterforst ad allontanarsi quasi del tutto da quanto fatto dai Moonsorrow, gruppo che negli anni scorsi era chiamato in causa molto spesso.

Non è semplice raccontare le canzoni di Mach Dich Frei. Forse si può dire che le composizioni sono viaggi musicali attraverso le sensazioni e i colori che la natura e i boschi in particolare sanno donare. Dopo il consueto intro di sessanta secondi si inizia a fare sul serio con Schicksals End’, mid-tempo elegante e potente, dalle sporadiche orchestrazioni e un senso della melodia piuttosto spiccato, ma con lo scorrere dei minuti (alla fine saranno quasi quindici) la vena folk esce prepotentemente allo scoperto. Zeit Fur Hass suona cupa e soffocante, con un tocco di dinamicità che fa sperare in una possibilità di salvezza. Le chitarre creano riff solidi e il graffiante cantato di Oliver Berlin – veramente belle le linee vocali – è perfetto, con le clean vocals di Johannes Joseph che si inseriscono in un momento intricato, dando respiro all’intera composizione. Il finale è condito dall’ingombrante tastiera di Sebastian Scherrer che prende il sopravvento su tutti gli altri strumenti, arricchendo gli ultimi minuti con grande gusto. L’intermezzo Im Auge Des Sturms porta velocemente alla title track, canzone dalla breve durata (quasi otto minuti) considerando il modo di comporre della band tedesca: all’aspro incedere fa da contraltare la ricerca della melodia che porta i Finsterforst a comporre una canzone orecchiabile e delicata, con tanto di voce pulita e dalla lunga parte strumentale. Il batterista Cornelius Heck si sveglia dal torpore ed è libero di sbizzarrirsi, quel che ne esce è veramente bello e intenso, per quel che è, molto probabilmente, il miglior pezzo riuscito del cd. Per alcuni versi Mann Gegen Mensch ripercorre i passi della precedente canzone, giocando però con tonalità differenti e ottenendo il medesimo – ottimo – risultato. La seconda parte della composizione è molto “cinematografica”: estremizzando alcuni aspetti del proprio sound i Finsterforst ottengono un risultato spettacolare. Ci si avvicina alla conclusione del full-length con l’atmosferica Reise Zum…, durante la quale i tedeschi si travestono da Negură Bunget e confezionano un lungo intermezzo ambient grazioso e utile per rilassarsi prima degli ultimi ventitré minuti di Finsterforst. Questa può essere vista come la canzone-manifesto della band, all’interno della quale è permesso quasi tutto e lo sviluppo è lento ma inesorabile, dall’ottimo cantato scream/clean al ricco riffing delle due asce, ispirate in questo disco come mai in passato. La realtà dei fatti è che i Finsterforst sono diventati degli ottimi compositori e con il tempo hanno capito come meglio esprimere le proprie abilità, arrivando appunto a realizzare un brano lunghissimo privo di cali di tensione, sempre particolarmente coinvolgente e ispiratissimo.

Mach Dich Frei suona potente e moderno, fortunatamente naturale. Il disco è stato registrato e curato in Germania presso l’Iguana Studios: lavoro eseguito con precisione e buon gusto, il risultato è convincente e adatto al sound ella band. La copertina – opera dello svedese Pär Olofsson (Exodus, Immortal, Unleashed ecc.) – è visivamente accattivante, ma un po’ fredda e non del tutto convincente: sta al gusto di chi la guarda decidere o meno il gradimento.

I Finsterforst hanno confezionato un cd denso e avvincente, piuttosto vario e finalmente libero da scomodi paragoni. Minutaggi importanti richiedono attenzione e caparbietà da parte dell’ascoltatore; fortunatamente i sette tedeschi hanno idee e bravura da vendere, Mach Dich Frei ne è la piacevolissima conferma.

Una risposta a "Finsterforst – Mach Dich Frei"

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  1. al quinto ascolto penso di avere un verdetto più o meno definitivo: questa è una colonna sonora epica da ascoltare durante un lungo viaggio, punto e basta. dimenticatevi i riff e i ritornelli (ce n’è uno solo), non è un album che si ricordi dopo averlo ascoltato. non lascia note in testa, quelle che non mandi più via per ore e ore. in questo preferisco i primi due album: anche se la voce era orrenda, c’erano atmosfere stupende, una fisarmonica indimenticabile, strofe e ritornelli ben definiti. in sintesi, bel lavoro veramente, ma più di 70 non riesco a dare. e mi dispiace un casino perché li ho sempre adorati, incluso il primo ep del 2006.

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