Blodiga Skald – Ruhn

Blodiga Skald – Ruhn

2017 – full-length – SoundAge Productions

VOTO: 8 – recensore: Mr. Folk

Formazione: Axuruk “Jejune”: voce – Ghash “Barbarian Know-All”: chitarra – Rukreb “The Noble One”: basso – Vargan “Shepherd Tamburine”: batteria – Maerkys “Handless”: violino – Tuyla “The Glorious One”: fisarmonica, tastiera

Tracklist: 1. L’epica Vendemmia – 2. Ruhn – 3. No Grunder No Cry – 4. I Don’t Understand – 5. Sadness – 6. Follia – 7. Blood & Feast – 8. Laughing With The Sands – 9. Panapiir – 10. Too Drunk To Sing

Tefaccioseccomerda, EP del 2015, aveva fatto circolare il nome dei Blodiga Skald all’interno della scena, oltre per l’approccio orchesco, per il titolo del disco. Due anni più tardi la band di Roma torna con il full-length di debutto Ruhn, e lo fa dopo la prestigiosa firma con la russa Soundage Productions, label che ha fatto esordire e portato al successo gli Arkona con i primi quattro album e pubblicato, tra gli altri, nomi di culto come Pagan Reign, Alkonost, Arafel, Svartby ed Equinox (Lux Borealis). Ruhn è la naturale evoluzione di Tefaccioseccomerda, migliorando gli aspetti già positivi e curando maggiormente quelli che vedeva i musicisti capitolini in difficoltà. Ascoltando il disco si capisce immediatamente la maturazione e l’evoluzione degli strumentisti, ora affiatati e compatti. Anzi, a tratti sembra quasi un’altra band data l’eleganza di alcune soluzioni e lo sviluppo inaspettato di alcune composizioni. Orchi sì, ma con il cervello.

I quarantatré minuti del disco vedono tutti i musicisti alternarsi per “il momento di gloria”, in particolare è la violinista Maerkys a prendere spesso in mano la situazione, e lo fa con grazia e gusto. Ma stiamo comunque parlando di un disco nel quale gli orchi sono i padroni incontrastati, e i momenti orcheschi non mancano di certo. In questo contesto spicca la voce e la personalità di Axuruk, cantante sui generis e perfetto per il sound dei Blodiga Skald. L’improbabile titolo L’Epica Vendemmia apre Ruhn tra rumori e versi vari prima del più classico folk metal che fa sempre felici tutti gli appassionati di questo genere. Chitarre in levare e melodie accattivanti portano l’ascoltatore alla title-track, una grande composizione ricca di influenze e comunque 100% Blodiga Skald. Le mazzate che si trovano al minuto 3:00 non sono facili da ascoltare in un disco folk metal senza che questo ne esca snaturato, invece gli orchi romani riescono a mescolare vari tipi di riff e tempi tirando fuori una canzone di alta qualità che però non abbandona mai le sfumature più soavi e “romantiche” date in particolare dal violino. La terza traccia No Grunder No Cry è presente anche in Tefaccioseccomerda, qui riproposta cin una nuova versione, sicuramente più potente e coinvolgente anche grazie all’affiatata line-up. I Don’t Understand è un altro pezzo da novanta che sorprende per i numerosi cambi d’umore, ma che conferma la bontà della proposta dei Blodiga Skald, abili nei momenti più caciaroni quanto in quelli più ragionati e melodici. L’iniziale approccio power metal di Sadness è una piacevole novità, canzone che si distingue per gli ottimi riff di chitarra e per i granitici tempi smussati delle note di tastiera e violino. Follia viaggia su un mid-tempo dalle ricche orchestrazioni, dal sapore mediamente malinconico che ben contrasta con l’andazzo generale di Ruhn. Dopo un pezzo nella media come Blood And Feast, l’asticella si alza con Laughing With The Sands: il sound è quello ormai classico dei Blodiga Skald con fraseggi di qualità, ma sono i brevi cori femminili dalle reminiscenze mediorientali a fare la differenza in positivo. L’ottima scrittura dei brani risalta anche in Panapiir, nel quale si alternano momenti ordinari a stacchi catchy e trovate dinamiche (2:35) prima del granitico finale degno degli Hatebreed in versione folk metal. Too Drink To Sing (il titolo è una rivisitazione di Too Drunk To Fuck dei Dead Kennedys) riserva la parte migliore nel finale, tra melodie e suoni da spiaggia caraibica prima del conclusivo “eehh, mammamia!” del batterista Vargan.

Tra le particolarità di Ruhn c’è da segnalare l’utilizzo, tra titoli e testi, di ben tre lingue (italiano, inglese e russo), fatto che ha stupito più di un ascoltatore e critico. La copertina è una piccola opera d’arte: gli orchi ritratti con certosina precisione in realtà altri non sono che i musicisti stessi… c’è da dire che alcuni di loro in questa trasformazione ci hanno guadagnato! Il booklet è ricco d’illustrazioni e sono presenti tutti i testi e la storia del gruppo come se fosse un racconto di orchi. La produzione, infine, è perfetta per la proposta della band: potente e ignorante il giusto, porta il lavoro dei Blodiga Skald al livello che merita.

La band romana si è trasformata da piccola entità quasi grottesca a ottima realtà che non ha paura di misurarsi con la scena italiana ed europea. Il “rischio” era di ritrovarsi gli Svartby in versione italiana e invece siamo al cospetto di una band sì orchesca, ma brava come poche se ne trovano nello stivale tricolore. Ruhn è un esordio con i fiocchi che non smette di stupire con il ripetersi degli ascolti. Colonna sonora dell’estate/autunno 2017.

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